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Umanità Nova, numero 9 del 12 marzo 2006, Anno 86

Fini, Muccioli e i picciotti
Droghe: la legge è fatta, ma la partita resta aperta


Dal 28 febbraio 2006 in Italia non c'è più differenza tra cannabis ed eroina: con la pubblicazione sulla "Gazzetta Ufficiale" della legge n. 49/2006 che converte il decreto sulle Olimpiadi di Torino entra, infatti, in vigore il cosiddetto stralcio Fini-Giovannardi che promette la "tolleranza zero", contro tutte le droghe, senza più distinzione tra leggere e pesanti (come, invece, prevedono le leggi antidroga di quasi tutti i paesi, con le quasi solitarie eccezioni di Cuba, Cina, Vietnam, Corea del Nord, Iran e Bulgaria). La legge era stata firmata nella notte tra il 24 e il 25 da un Don Abbondio Ciampi più vergognoso che mai che aveva deciso di non ascoltare gli appelli provenienti da personalità della cultura, dello spettacolo e dei servizi sociali e le decine di migliaia di mail di semplici cittadini che gli chiedevano per una volta di avere un po' di coraggio... 

Il provvedimento, fortemente voluto dai fascisti di AN e approvato nell' ultimo mese della legislatura grazie a un doppio voto di fiducia alla Camera e al Senato, dovrebbe essere quella "svolta epocale" nella "lotta alla droga" che Fini aveva annunciato già nel 2001, immediatamente dopo la vittoria elettorale del Polo, ma più che altro sembra un piccolo pastrocchio giuridico. 

Il cuore della Legge Fini era la riclassificazione delle sostanze proibite in un'unica tabella in cui per ognuna venivano indicate delle quantità-limite che, nelle parole di Fini, "fissano confini chiari e definitivi sui casi di consumo personale e quelli di spaccio". La tabella unica è stata fatta, ma le quantità non sono ancora state ancora state definite (ci sta lavorando una Commissione apposita formata da cosiddetti "esperti" tutti quanti di area AN) e soprattutto la legge non prevede affatto che queste soglie quantitative prevedano automaticamente le sanzioni penali. Infatti, un comma dell'articolo 73, prevede che il giudice per stabilire "l'uso non personale" prenda in considerazione oltre alla "dose personale" (definita dalle tabelle governative) anche la stima delle "modalità di presentazione", "riguardo al peso lordo complessivo" o "al confezionamento frazionato ovvero altre circostanze dell'azione". In soldoni, si torna alla situazione che c'è dal '93 dopo l'abolizione col referendum della "dose media giornaliera" prevista dalla Legge Craxi-Jervolino, per cui se ti beccano e sei fortunato e come giudice ti trovi una persona di buon senso e tu dimostri che sei un consumatore, non c'è un limite preciso alla quantità, mentre se ti trovi davanti uno particolarmente assetato di sofferenze umane, puoi finire dentro anche per mezzo grammo di fumo. 

Da questo punto di vista, la Legge Fini è stata una svolta epocale solo a metà e, a parte Umanità Nova (che ha subito evidenziato questo non piccolo particolare), se ne sono immediatamente accorti anche gli ultras proibizionisti della Comunità di San Patrignano che hanno convinto il governo ad inserire in un decreto sulla Pubblica amministrazione, un emendamento che conteneva due ulteriori riforme. La prima disponeva che chi viene trovato in possesso di una quantità di droga superiore ai limiti consentiti, che fanno da spartiacque tra le sanzioni amministrative e quelle penali, sarà tenuto a dimostrare che è finalizzata all'uso personale, in un'incredibile "inversione dell'onere della prova". Nel secondo punto si specificava invece che se la quantità supera di 3 volte la soglia massima consentita per uso personale, scatta immediatamente la denuncia penale. Presentato prima dal deputato Antonio Leone (Fi) e riproposto poi dal governo, l'emendamento (che Berlusconi aveva già dato per approvato), è stato però respinto entrambe le volte per "estraneità alla materia" dalla Presidenza della Camera (subissata nel frattempo dalle proteste degli antiproibizionisti) con grande sconforto di Muccioli jr che in un'infuocata intervista al Corriere della Sera ha accusato i suoi ex amici di aver fatto una legge "lassista". La legge in effetti è tutt'altro che lassista o permissiva, visto che anche per il semplice consumo sono previste pesanti sanzioni amministrative che vanno dalla sospensione della patente, del passaporto e del permesso di soggiorno fino a misure come l'obbligo di rientrare a casa a una certa ora o il divieto di non abbandonare il Comune di residenza. Le scomposte reazioni del giovane erede del Lager di San Patrignano danno tuttavia una misura di come la partita sia tutt'altro che chiusa. Le nuove norme verranno applicate con più o meno rigidità a seconda dei giudici che non potranno non essere orientati nelle loro sentenze dal clima culturale che li circonda. Finora, i movimenti antiproibizionisti, se non sono riusciti ad impedire l'approvazione della Legge Fini (ma l'emendamento peggiorativo non è passato...), sono comunque riusciti efficacemente a contrastare la disinformazione e la voglia di caccia alle streghe dei sostenitori dell'ultraproibizionismo. Non è un caso che la nuova normativa antidroga sia stata approvata solo grazie ad un complicato gioco di scatole cinesi, inserita in un decreto-legge sulle Olimpiadi invernali di Torino, il fallimento della Conferenza Governativa di Palermo aveva già dimostrato che la crociata dei fascisti contro la marijuana non aveva dalla sua argomenti che potessero reggere ad un livello anche minimo di confronto. La mobilitazione antiproibizionista, peraltro, non si ferma. Nelle settimane successive all'approvazione della legge, centinaia di incontri e di iniziative affollatissime si sono tenute in tutta la penisola, sabato 4 marzo una grande street parade antiproibizionista con migliaia di partecipanti ha percorso le strade di Parma in attesa della grande street nazionale dell'11 a Roma e per maggio sono già in cantiere le nuove edizioni della Millions Marijuana March e di Canapisa. La consapevolezza dei propri diritti e la coscienza di non essere né criminali da mettere in galera né malati da internare in una comunità-ghetto sono oggi le migliori armi che i consumatori di sostanze proibite hanno per difendere le proprie esistenze da una legge dettata dal peggior moralismo e che ha l'unico fine di difendere le enormi ricchezze prodotte dal narcotraffico che deve le proprie fortune alle legislazioni proibizioniste che danno un enorme "valore aggiunto" alle sostanze proibite. D'altra parte, l'ha detto anche Berlusconi in una forse involontaria gaffe durante la trasmissione Matrix, quando ha affermato che questa legge rappresenta "una difesa nei confronti dello spaccio di droga".

robertino

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