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Umanità Nova, numero 9 del 12 marzo 2006, Anno 86

Il nucleare vent'anni dopo Chernobyl - 1
Nucleare civile: la vetrina per il militare


A vent'anni dal disastro di Chernobyl, la più grande catastrofe dell'era tecnologica, Umanità nova inizia la pubblicazione di una serie di articoli e interventi sul nucleare. Il primo riguarda le connessioni fra nucleare civile e militare.

È universalmente riconosciuto che lo sviluppo di un programma nucleare civile è il miglior modo per fabbricarsi la bomba atomica. Il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) non fa altro che incoraggiare il trasferimento di tecnologia nucleare verso nuovi paesi, specie di quello che una volta veniva definito il "terzo mondo", offrendogli un quadro giuridico internazionale. In questo quadro va inserita la questione iraniana: è quasi certo che l'Iran voglia costruire le centrali nucleari perché ha intenzione di dotarsi della bomba atomica, ma d'altra parte è proprio così che hanno già fatto l'India, il Pakistan, Israele e la Corea del nord ed è così che potrebbero fare senza molti problemi almeno un'altra quarantina di Stati nel mondo, come ha dichiarato più volte El Baradei, direttore dell'AIEA, l'Agenzia Onu che sostiene lo sviluppo del nucleare civile e che dovrebbe controllare che non si passi dal nucleare civile a quello militare (una specie di quadratura del cerchio). È interessante notare che recentemente Lelio Lagorio, già ministro della difesa, ha candidamente confessato che agli inizi degli anni '80 anche l'Italia aveva seriamente pensato di "farsi la bomba" e lo avrebbe potuto fare senza molti problemi poiché in quegli anni aveva la tecnologia civile capace di dotarsi del plutonio.

Costruirsi una bomba è estremamente semplice. La tecnica di base, facilmente reperibile anche su Internet, è di contrapporre dei pezzi metallici di uranio o di plutonio che isolati non possono scatenare una reazione nucleare a catena. Proiettandoli gli uni contro gli altri con un piccolo esplosivo classico si attiva però la "massa critica" e la bomba esplode. Il plutonio richiede un po' più di cura per ottenere l'esplosione poiché tende ad autoaccendersi troppo in fretta se si avvicinano due blocchi di plutonio ma l'inconveniente può essere facilmente superato se si provvede a frammentare il plutonio in un gran numero di pezzi per raggiungere la massa critica necessaria. Se si pensa che il plutonio è fabbricato automaticamente in qualsiasi centrale nucleare civile, ci si rende conto di come sia facile per qualsiasi Stato "farsi la bomba". 

Se un paese non possiede le centrali nucleari ha invece grossi problemi a costruirsi la bomba atomica avendo un'unica strada tecnicamente percorribile, quella dell'arricchimento dell'uranio, operazione difficile che permette di ottenere uranio contenente l'U235, l'unico utile per le armi e i reattori. Questa tecnica di arricchimento è l'unica vera barriera tecnologica visto che solo pochi paesi al mondo possiedono questa tecnologia difficile e costosa. Fra l'altro è praticamente impossibile sviluppare la tecnologia dell'arricchimento senza il supporto di tecnologia nucleare civile.

L'acquisto di un reattore nucleare e del combustibile che gli necessita, legalmente ammesso dal Tnp, permette di produrre plutonio in quantità abbondante (circa 240 kg in 24 tonnellate di combustibile), più che sufficiente per dotarsi di un arsenale nucleare visto che sono sufficienti 6 kg di plutonio per fare una bomba. Pochi sanno che nel 1962 gli Stati Uniti fecero esplodere nel deserto del Nevada una bomba costruita con plutonio di origine civile proveniente da reattori inglesi. Secondo lo scienziato americano R.L. Garwin, notoriamente favorevole al nucleare, "il plutonio prodotto da centrali civili può essere utilizzato per fare bombe nucleari potenti e affidabili, esso deve essere custodito come se si trattasse di un ordigno nucleare" (agosto 1998).

L'articolo 4 del Tnp parla del "diritto inalienabile di sviluppare la ricerca, la produzione e l'utilizzazione dell'energia nucleare a fini pacifici" e sancisce anche "l'impegno" dei paesi che hanno sviluppato una propria tecnologia nucleare "allo sviluppo più spinto delle applicazioni dell'energia nucleare a fini pacifici, in particolare sui territori degli Stati non dotati di armi nucleari che hanno firmato il Trattato". Così facendo però il Trattato ha negato se stesso poiché è evidente la facilità con la quale un paese passa dalla tecnologia civile a quella militare. L'ambiguità del Tnp è l'ambiguità di una tecnologia che non ha una frontiera chiara fra usi civili, comunque pericolosi e inquinanti, e terrificanti usi militari.

L'unica soluzione al problema nucleare è quella della rinuncia al nucleare civile, in favore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico, e del disarmo nucleare.

Antonio Ruberti

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