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Umanità Nova, numero 9 del 12 marzo 2006, Anno 86

Traforo del Gran Sasso
Cronaca di uno scempio


All'interno del Gran Sasso sono stati realizzati due tunnel lunghi circa 10 Km, per il passaggio dell'autostrada A24 Teramo-L'Aquila-Roma. A fianco delle gallerie si trovano tre enormi sale, che ospitano i laboratori dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), alle quali si accede attraverso un restringimento di carreggiata. Il traffico lungo tutto il tratto autostradale è assai modesto e si concentra nella stagione estiva. I lavori per realizzare le gallerie ed i laboratori, iniziati nel 1968 e protrattisi fino al 1987, sono costati la vita a dieci operai. Il volume di roccia asportata ammontava complessivamente a circa 2.120.000 mc (1.930.000mc per il traforo e 190.000mc per i laboratori). La realizzazione di queste opere ha provocato danni gravissimi all'ambiente ed in particolare all'equilibrio idrografico del massiccio. Gli scavi hanno determinato la perdita di enormi quantità di acqua: in alcuni momenti della fase di cantiere si arrivò a 2.150 litri/secondo sul versante teramano e a 750 litri/secondo su quello aquilano; ancora oggi viene recuperata solo una parte dell'acqua drenata per evitare carichi eccessivi sulle gallerie. A causa dei lavori si è verificato un abbassamento della falda acquifera di circa 600 metri (dagli originari 1600m slm agli attuali 1060m), che ha provocato la flessione di tutte le sorgenti ed è considerato uno dei peggiori disastri idrogeologici irreversibili, causati dall'uomo, nell'Europa occidentale.
Nelle vicinanze degli ingressi ai tunnel sono stati realizzati due enormi cavalcavia, che devastano in maniera irreparabile il paesaggio; inoltre, a quasi venti anni dalla fine dei lavori, tutta l'area dove era impiantato il cantiere, immediatamente a monte della località di Assergi, è ben lungi dall'essere stata bonificata. La Società COGEFAR infatti ha lasciato sul posto, insieme agli alloggi degli operai, un impressionante numero di detrattori (discariche di inerti, tetti di amianto, ecc.).

Attualmente all'interno del Laboratorio di Fisica Nucleare sono stoccate tonnellate di sostanze pericolosissime, a stretto contatto con un acquifero che rifornisce circa 800.000 persone. In particolare:

30 tonnellate di Cloruro di Gallio (quasi un terzo della produzione mondiale), sostanza che, per la sua pericolosità, è stata inserita dall'EPA (l'Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente degli Stati Uniti) tra quelle "estremamente pericolose". La dose minima letale è tra le più basse (una concentrazione di 0,19 mg per litro d'aria causa la morte delle cavie). 

1.800 tonnellate di isoAlcani, classificati a livello europeo come "R53" (possono avere effetti negativi persistenti per gli ambienti acquatici e possono formare nubi esplosive più pesanti dell'aria).

600 tonnellate di Argon liquido (da portare a varie migliaia di tonnellate nei prossimi anni), che può rivelarsi, in queste quantità, estremamente pericoloso come asfissiante potendo formare, se liberato nell'ambiente, nubi più pesanti dell'aria.

16 kg di Germanio arricchito. 

1250 tonnellate (?) di 1,2,4-Trimethylbenzene, un liquido incolore infiammabile, irritante e pericoloso per i persistenti effetti sugli ambienti acquatici. La quantità collocata nei Laboratori è pari a circa 1/5 dell'intera quantità importata dagli USA in un anno. Sempre secondo l'EPA, l'1,2,4-Trimethylbenzene, "è un liquido che non si lega fortemente con il suolo, può muoversi attraverso il terreno e penetrare nelle falde". Può accumularsi progressivamente nei tessuti e le ricerche dimostrano la pericolosità dell'esposizione a tale sostanza, anche a dosi bassissime. 

Gli esperimenti effettuati sono causa di incidenti, che non solo costituiscono un inaccettabile fattore di rischio, ma stanno a testimoniare arroganza e scarso rispetto nei confronti delle popolazioni locali. Già nel dicembre '93 erano scoppiati due contenitori, provocando una ricaduta di olio infiammabile, ma l'incidente più grave risale al 16 agosto 2002, quando due scienziati statunitensi hanno gettato per "sbadataggine" nel chiusino delle acque reflue 50 litri di pseudoecumene. L'inquinante è finito poi nel Torrente Mavone provocando malori agli abitanti di Casale San Nicola e moria di pesci. Il giorno seguente, il direttore del Laboratorio, intervistato in televisione, non avrà neppure il buon gusto di scusarsi. Dopo un mese tracce di trimetilbenzene sono state rinvenute nell'acquedotto di Scerne di Pineto e in una fontana pubblica di Silvi. Attualmente è prevista la realizzazione di altre due sale e di un cunicolo di 6,5 m. di diametro, che dovrebbe passare al di sopra delle gallerie autostradali esistenti e che servirebbe esclusivamente al transito di pulmini per il personale all'interno dei laboratori. Il restringimento di carreggiata per l'accesso ai laboratori (che peraltro funge da importante limitatore di velocità) non sarà rimosso: infatti i camion o i mezzi di servizio continueranno ad accedere dalla galleria autostradale. 

Il nuovo progetto, se realizzato, aggraverà drasticamente il danno gia fatto: verrebbero asportati altri 500.000 mc di roccia, 200 litri d'acqua al secondo andranno perduti, ed altri 310 saranno inquinati. 

A fronte di tutti questi danni nessun vantaggio per la popolazione locale, più facile vederne per l'INFN, che grazie ad altre due sale potrà beneficiare di miliardi di finanziamenti, o per le multinazionali che collaboreranno ai nuovi esperimenti (ad esempio Ansaldo Superconduttori e Neuri.Cam) o per la Rocksoil, ditta di escavazioni appartenente alla famiglia del Ministro Lunardi, già consulente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per la realizzazione del Laboratorio del Gran Sasso.

La realizzazione di un nuovo tunnel e l'ampliamento dei laboratori, opere caldeggiate con miopia e malafede da tanti politici locali, costituiscono non solo un ulteriore aggravio del danno ambientale, ma anche l'ennesima dimostrazione di come i diritti (in primo luogo il diritto all'acqua) di una comunità locale intrinsecamente debole possano essere svenduti ad interessi estranei al contesto, ma ben più forti. 

Sta a tutti noi impedire che questo scempio venga portato a termine e sta a tutti noi additare all'opinione pubblica chi sono gli avvelenatori dell'ambiente, quali interessi nascondono, chi sono i loro servi.

Edoardo Puglielli

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