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Umanità Nova, numero 9 del 12 marzo 2006, Anno 86

Cpt: né a Gradisca né altrove
Una lunga lotta


La lotta contro il  Centro di Permanenza Temporanea di Gradisca ha avuto improvvisamente gli onori della cronaca nazionale il 1 marzo scorso, quando un piccolo gruppo di persone si è messo in testa di bloccare l'ingresso del Cpt alle auto della Minerva - la cooperativa sociale vincitrice dell'appalto per la gestione - e la polizia lo ha caricato, mandando all'ospedale un consigliere regionale dei Verdi. Ma se per avere spazio sui media è necessario che un professionista della politica (non basta certo un ragazzo o una ragazza qualsiasi) si spacchi la testa contro un manganello, la lotta contro questo lager ultramoderno è in realtà la lotta di migliaia di persone, giovani e vecchie, militanti di partito e singoli individui, uomini e donne, per riaffermare il diritto ad agire in prima persona contro una campagna di terrore ed annientamento nei confronti dei migranti, messa in campo dal governo italiano ma decisa a Bruxelles.

È necessario però fare un veloce passo indietro, a quando, nel dicembre 2000, l'allora Ministro degli Interni (di un governo di centro-sinistra) Enzo Bianco fece visita a Gorizia in piena "emergenza immigrazione clandestina" e proclamò l'assoluta necessità di costruire un Cpt anche in Friuli-Venezia Giulia in tempi rapidissimi. È noto che dire "tempi rapidissimi" da parte dei governanti italici sia un eufemismo per dire "...forse un giorno" (e il più delle volte ciò si rivela un bene!), infatti sul Cpt cala il silenzio fino al 2003, quando viene scoperto che il progetto non era stato affatto abbandonato dal nuovo governo della destra e che i lavori per ristrutturare la caserma dimessa "Polonio" - nella piccola cittadina di Gradisca d'Isonzo - erano già ben che iniziati.

La mobilitazione è iniziata nel 2004, quando ormai era chiaro che la costruzione del Cpt procedeva a tappe forzate. In questi due anni di lotta i diversi movimenti antirazzisti, e gli anarchici in prima fila (la sigla Coordinamento libertario contro i Cpt ha riunito tutti i compagni e le compagne della regione), hanno cercato di percorrere tutte le vie per bloccare o almeno ritardare l'apertura del Cpt e contemporaneamente far conoscere alla popolazione locale che sul loro territorio stavano costruendo un mostro di cemento e metallo, un lager in tutto e per tutto.

Probabilmente alcuni, soprattutto coloro che appartengono ad una certa sinistra, storcono il naso sentendo parlare di Cpt come dei campi di concentramento. Ebbene i Cpt non sono sicuramente centri di villeggiatura, ma non sono nemmeno paragonabili a carceri in quanto a "tutela" dei diritti umani: sono strutture al di fuori di qualsiasi giurisdizione, equiparabili - nell'idea, mentre nella forma sono molto più moderne e adatte ai nostri tempi - a quei campi di concentramento che durante il regime fascista punteggiavano tutta la penisola, ed oggi sono stati quasi totalmente rimossi dalla memoria storica.

Come nel fascismo i destinatari di questa politica non sono solo singoli individui, ma un'intera categoria sociale: ieri ad essere internati erano gli ebrei, insieme ai rom e agli oppositori politici. Oggi sono i migranti, coloro che scappano dai propri paesi per scampare alla morte, colpevoli unicamente di non possedere documenti; ma anche coloro che, licenziati dal proprio padrone italiano, dopo sei mesi sono ancora disoccupati, colpevoli unicamente di non essere riusciti ad ottenere quel ruolo di schiavi che, in questa società perfettamente democratica, spetta loro di diritto.

Negli ultimi giorni la lotta contro il Cpt di Gradisca ha avuto una scossa: in vista dell'apertura del centro lunedì 27 febbraio è iniziato un presidio permanente che si è protratto fino al 1 marzo; sabato 4 marzo un corteo di circa 300 persone, in cui i compagni e le compagne del Coordinamento Libertario, a cui si erano uniti anche alcuni compagni provenienti dalla Slovenia, erano presenti con striscioni e bandiere, ha attraversato Gorizia sotto un diluvio ed è infine confluito in una sala della città per un'assemblea, molto partecipata, in cui si è discusso su come proseguire la lotta. Per il momento il lager è ancora chiuso, ma le voci di un'apertura imminente sono sempre più insistenti. Senza alcun dubbio, quando il centro aprirà, i poliziotti schierati in difesa del mostro troveranno centinaia di persone pronte a solidarizzare con i migranti e a non desistere da una lotta lunga ed estenuante ma necessaria. 

Raffaele Viezzi

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