Umanità Nova, numero 9 del 12 marzo 2006, Anno 86
Lo storico americano radical Paul Avrich è morto a New York
la mattina del 17 febbraio 2006, dopo una lunga malattia che ne aveva
minato la lucidità e socialità.
Di famiglia ebrea, originaria di Odessa, scrisse molti libri sulla
storia dell'anarchismo, dalla tragedia di Haymarket (Chicago, 1886, che
diede vita alla celebrazione internazionale della giornata del Primo
Maggio) al Movimento della Scuola Moderna (che estese negli USA
l'esperienza libertaria della Scuola Moderna di Francisco Ferrer,
pedagogo fucilato a Barcellona nell'ottobre del 1909), dalla
Rivoluzione Russa (sui conflitti fra tendenze soviettiste e partito
bolscevico) all'eclatante caso di Sacco e Vanzetti, alla memoria orale
di centinaia di militanti libertari, di varia provenienza nazionale,
viventi negli Stati Uniti fino agli anni Novanta.
Insegnò al Queens College della City University di New York e
alla Columbia University. Qui aveva studiato, a partire dal 1967,
grazie ad una borsa di studi e vi discusse la tesi di dottorato sulla
Rivoluzione Russa e i Soviet. Per questa ricerca poté recarsi
nell'URSS in seguito ad una prima apertura degli archivi concessa da
Kruscev nel 1959, in occasione della sua visita all'ONU. Qui l'erede di
Stalin aveva fatto una clamorosa rottura folkloristica, ma voleva anche
dimostrare la nuova linea non stalinista favorendo gli scambi
studenteschi. Fu nella Mosca poststaliniana che Avrich conobbe la
storia dell'anarchismo che sarà poi il principale filone di
studi e il tema chiave del suo lungo insegnamento, malgrado il
boicottaggio iniziale delle autorità accademiche. Leggeva senza
difficoltà la maggior parte delle lingue europee, compresi il
russo e lo jiddish, e ciò si nota nell'ampio respiro dei suoi
lavori.
Ronald Creagh ha da poco ricordato Avrich in questi termini: "Sono
sicuro che l'amicizia di Paul resterà nella memoria di tutti
coloro che lo hanno conosciuto, come il suo magistero sarà
ricordato da tutti i lettori delle sue notevoli opere. Egli
offrì informazioni davvero straordinarie. Forse il suo
contributo più stimolante è contenuto nel volume
Anarchist Voices, basato su laboriose e attente interviste con
centinaia di militanti". Particolare non secondario: Avrich
aiutò in modo concreto molti dei vecchi testimoni conosciuti,
tutelandone la dignità personale e rispettando il loro impegno
ideale. Verso le idee anarchiche si sentiva attratto, anche se si
potrebbe definirlo piuttosto un sincero libertario e un compagno
solidale.
La Library of Congress ospita ora la Paul Avrich Collection, una
raccolta di più di ventimila manoscritti e pubblicazioni
sull'anarchismo americano ed europeo donata dallo storico radicale.
In Italia il nome di Avrich fu conosciuto agli inizi degli anni
Settanta grazie al libro su Kronstadt (Mondadori, 1971) nel quale
presentò ad un vasto pubblico i tragici problemi dello scontro
del marzo 1921 tra rivendicazioni sovietiche autentiche e logica
centralizzatrice del partito bolscevico. Era l'epoca nella quale, al di
fuori degli ambiti anarchici, non si conosceva quasi nulla sulla
componente libertaria della rivoluzione russa e tutto rispondeva
piuttosto alle esigenze dell'accademia storico-politica marxista,
più o meno settaria. Altri due lavori importanti trattarono
sempre del caso russo (Gli anarchici nella rivoluzione russa, La
Salamandra, 1976 e L'altra anima della rivoluzione, Antistato, 1978)
contribuendo a dar spazio alla critica libertaria all'autoritarismo
bolscevico. Purtroppo non è stato tradotto in italiano un grande
lavoro basato sulla raccolta di centinaia di interviste a militanti
anarchici, provenienti da vari paesi, da lui conosciuti negli Stati
Uniti. Esiste comunque un'edizione spagnola (Voces anarquistas,
Fundaciòn Anselmo Lorenzo, 2004, pp. 808). Anche in queste
pagine si possono apprezzare i ricordi di decine di anarchici di lingua
italiana che rievocano temi cruciali come il processo Sacco e Vanzetti
e le attività antifasciste negli USA. Dal grosso lavoro, che lo
impegnò per quasi trent'anni, emerge un quadro affascinante: in
un'evidente pluralità di tendenze, di individui molto diversi si
rileva la comune e accesa sensibilità verso le ingiustizie e la
speranza che, come dice Avrich, "le persone vivranno in armonia una
volta che siano sparite le restrizioni imposte dal governo".
Claudio Venza