Umanità Nova, numero 10 del 19 marzo 2006, Anno 86
Un fantasma si aggira per la campagna elettorale ed è il mercato del lavoro. Sul punto, sappiamo bene cosa pensi la destra berlusconiana: la legge 30 del 2003, la cosiddetta legge Biagi, è un perno della politica governativa di questi anni. La precarizzazione del lavoro, rendere i lavoratori sempre più divisi e ricattabili, è stato un punto centrale dell'azione di Berlusconi e dei suoi.
Scippati del TFR., derubati dal caro euro, depredati dal prelievo IRPEF alla fonte, precarizzati e sfottuti, i lavoratori escono da questi anni provati. Ciò non sembra animare le formazioni politiche che tradizionalmente dovrebbero rappresentarli. Capita che il programma dell'Ulivo, al capitolo sul mercato del lavoro, è stato scritto e riscritto, in un continuo tira e molla tra i moderati della Margherita e gli estremisti (?) della sinistra (?) DS, PRC, Comunisti Italiani.
Le ultime notizie di stampa dicono che il compromesso sarebbe stato raggiunto: la legge Biagi non viene abrogata, ma superata (?). Concretamente, verrebbero eliminate le forme più bieche e inusate di contratto di lavoro, come il job on call (lavoro a chiamata) o lo staff leasing (una sorta di lavoro interinale di gruppo).
Però resterebbero i co.co.pro., cioè i contratti di programma che hanno sostituito i co.co.co., le famigerate collaborazioni coordinate e continuative legittimate dal pacchetto Treu del 1997 (sembrano secoli fa, vero?). Il co.co.pro sarà retribuito secondo il CCNL del settore ed in questo modo si pensa di renderlo meno appetibile.
Per i guru dell'Unione, il lavoro interinale deve tornare alle origini, cioè essere previsto solo per mansioni ricomprese in mansioni medio-alte e non per tutti come la cattiva legge Biagi ha voluto. E già, proprio di alto livello le mansioni dell'operaio di terzo livello CCNL Industria Metalmeccanica: per assumere lavoratori interinali senza alcun limite dal 1997 (pacchetto Treu) al 2003 (legge Biagi), i datori di lavoro hanno semplicemente inquadrato operai generici ecc. proprio in questo livello (quello classico dell'operaio addetto alla catena di montaggio, per intendersi), livello che è appunto stato considerato medio. Formalmente l'inquadramento era un poco più alto rispetto alle mansioni, magari semplici, ma quei pochi soldi in più servirono ad assumere praticamente senza alcun limite.
Insomma pare chiaro che si vada verso una monetizzazione della precarietà. Il pacchetto Treu dell'Ulivo ha tracciato il solco e la legge Biagi del Polo delle Libertà ha spinto al massimo sull'acceleratore, facendo dilagare la precarietà in tutto il mercato del lavoro. Oggi si stabilizza la situazione di precarietà diffusa spalmando un poco di soldi sulle ferite dell'insicurezza e della soggezione incondizionata del lavoro alle esigenze del mercato.
Stiamo pur certi che troverà sempre più applicazione, inoltre, il meccanismo della deroga alle regole generali per accordo sindacale: ai contratti collettivi nazionali, come già oggi ampiamente accade, verrà offerta la possibilità di introdurre eccezioni alle norme generali valide per tutti.
Il meccanismo si sposa con la ventilata estensione della legge Bassanini sulla rappresentanza sindacale nel pubblico impiego anche a tutto il settore privato e della introduzione di regole per la elezione delle rsu senza quota di riserva del 30% a CGIL-CISL-UIL. L'impressione è di una maggior formalizzazione dei meccanismi della rappresentanza e di un potenziamento dei sindacati rappresentativi legati al blocco Margherita-DS. Questa formalizzazione è un'ulteriore passo sulla via dello snervamento e svuotamento delle potenzialità del conflitto sociale, sottoposto a procedure (vedi sciopero nei servizi pubblici essenziali) e spinto a preoccuparsi della raccolta di tessere/voti a prescindere, nel tentativo di legittimarsi attraverso i meccanismi dettati dalla legge, piuttosto che della creazione e dell'allargamento di occasioni di conflitto sul posto di lavoro.
Mentre la scena è occupata dall'onnipresenza mediatica del cavalier Berlusconi e dalle polemiche che si porta dietro, dietro le quinte si lavora alacremente per mistificare la realtà del mercato del lavoro e stabilizzare la situazione di totale dipendenza del lavoro vivo dal capitale, il frutto maturo che l'ultimo scorcio del secolo scorso ci ha consegnato.
Simone Bisacca