Umanità Nova, numero 10 del 19 marzo 2006, Anno 86
Cinque anni possono essere davvero tanti, e chi non è stato direttamente coinvolto nei fatti accaduti a Genova durante le proteste contro il summit del G8 forse non ha avuto molte occasioni per rendersi conto della tragicità di quelle giornate. A fare da promemoria basterebbero i processi relativi alle violenze messe in atto dalle forze dell'ordine nei confronti di centinaia di persone durante il raid notturno nella Scuola Diaz e nel carcere di Bolzaneto.
Al tempo apparve chiaro che la violenza usata nei confronti di persone inermi era stata davvero spropositata, non si trattava di qualche manganellata data durante una manifestazione, ma di comportamenti messi in atto con freddezza e premeditazione. Nel luglio 2001 i sostenitori del principio di "legge e ordine" minimizzarono le testimonianze di chi aveva provato sulla propria pelle il nuovo corso della repressione inaugurato a Napoli nel marzo precedente. Oggi, dalle testimonianze rese nei processi, trova conferma - inconfutabile - una storia già raccontata.
I pestaggi, in stile squadroni della morte, operati dalla polizia alla Diaz sono stati ricordati con lucidità da decine di compagni e compagne, anche stranieri, che ebbero la sventura di andare a dormire in quella scuola. La verità che viene fuori è quella di un massacro coscientemente pianificato e messo in atto e non della risposta a chissà quale provocazione. Le testimonianze ascoltate sono state talmente univoche che lo scorso febbraio il Presidente del tribunale ha emesso una ordinanza nella quale ha chiesto di far parlare solo i testi che avessero qualcosa "di nuovo" da aggiungere a quanto già ascoltato. Dopo una settimana di polemiche suscitate da questa decisione il tribunale ha precisato che non si riferiva alle testimonianze riguardanti le violenze subite dalle parti offese, ma solo a quelle riguardanti fatti ormai accertati.
La stessa scena si è ripetuta nel procedimento per le torture inflitte a chi fu fermato e rinchiuso a Bolzaneto. Anche in questo caso i testimoni hanno confermato che in quel luogo, tra i canti fascisti, le minacce di stupro ed i pestaggi, sono continuate le violenze delle forze dell'ordine con la complicità dei medici di servizio. Al contrario di quanto accaduto nella Diaz, in questo caso gli "eroi in divisa" non erano mascherati ed alcuni di essi sono stati riconosciuti da più testimoni. Stando alle cronache, la difesa degli imputati ha avuto pochi margini di replica davanti ai racconti di chi ha vissuto sulla propria pelle episodi intollerabili. Intanto, il primo marzo il Gip ha accolto 120 delle 126 richieste di archiviazione (parziale) per i fatti collegati a questo procedimento.
Oltre a questi due processi a Genova si sta svolgendo anche quello contro i presunti "black-bloc", che vede sul banco degli imputati due dozzine di compagni accusati di devastazione e saccheggio. Le udienze stanno andando avanti con le testimonianze dei poliziotti e dei carabinieri che ricostruiscono, dal loro punto di vista, i vari episodi degli scontri ed il ruolo giocato dagli imputati. Questo processo rischia una sospensione, a causa della necessità della ricomposizione del collegio giudicante, il che farebbe slittare di diversi mesi le prossime udienze. La decisione è prevista nelle prossime settimane.
Prosegue intanto, a Cosenza, il processo alla rete del "Sud Ribelle" che vede un gruppo di compagni accusati di "associazione sovversiva" (270bis). Questo procedimento va a rilento (dal dicembre 2004 solo 14 udienze) anche qui a causa della composizione del collegio giudicante. L'8 marzo scorso, alla ripresa, dopo una pausa di alcuni mesi, ancora problemi legati alla sostituzione di un giudice a latere e di parte della giuria popolare.
L'unico decisione presa riguarda le date delle prossime udienze che si terranno dal 17 maggio al 30 giugno prossimo. Ma la repressione non molla la presa e due imputati si sono visti consegnare, al loro ingresso in tribunale, una denuncia per "interruzione di un ufficio o servizio pubblico", per la loro partecipazione alle lotte dei lavoratori della zona cosentina.
Non è la prima volta che i movimenti si trovano a confrontarsi con la "giustizia", ma è sicuramente una delle rare volte che, come nel caso dei processi Diaz e Bolzaneto, sul banco degli imputati non ci sono compagni ma decine di tutori dell'ordine (29 per la Diaz e 45 per Bolzaneto), inchiodati da una serie di precise testimonianze. Comunque finiscano i due processi, nessuno potrà dire che non sapeva delle violenze del potere o continuare a paragonare i danni fatti ad una vetrina con quelli contro una persona.
Pepsy
Nota
Umanità Nova si è già occupata, in varie
occasioni, di questi processi. In particolare sul n.7 del 29/2/04, sul
n.6 del 20/2/05 e sul n.24 del 3/7/05. Rimandiamo, per maggiori
informazioni, al sito di "supporto legale" (www.supportolegale.org),
una rete di persone che sta cercando di seguire questi ed altri
processi per rompere il silenzio che incombe su un pezzo della storia
recente.