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Umanità Nova, numero 11 del 26 marzo 2006, Anno 86

Provocatori a Milano


La partita che si gioca a Milano e in Lombardia è una partita importante per i contendenti; elettorali, si intende.

Quando sono in discussione investimenti grandiosi, quando si disegnano progetti faraonici, quando si vuole ridisegnare il territorio, crescono gli appetiti e crescono i conflitti tra chi si vuole spartire la torta; Berlusconi contro il governatore Formigoni che vuole andare a Roma a controllare i flussi di denaro, la giunta fascioforzaitaliota che si arrocca per garantirsi il futuro.

In questa partita tutte le carte sono buone, anche quelle nella manica, per assicurarsi la vittoria. Anche l'arma della provocazione. Un'arma che è stata giocata concedendo ai nazifascisti di Fiamma Tricolore di sfilare per la città con slogan e vessilli incitanti al duce, all'odio razziale, e cianfrusaglie simili, ben sapendo che ci sarebbe stata una risposta che si è voluta artatamente amplificare, per poi pubblicizzare per tutta la città con manifesti riportanti le foto più ad effetto degli incidenti. Un'arma che i postfascisti (ma quanto post?) di AN hanno rispolverato contro Prodi e compagnia, durante la manifestazione di giovedì 16 marzo di qualche migliaio di "benpensanti" guidati dall'associazione dei commercianti, esponendo manifesti e striscioni contro "i prodi autonomi" e cercando di egemonizzare il corteo, probabilmente memori delle adunate della cosiddetta "maggioranza silenziosa" degli anni '70. 

Un'arma che la maggioranza di centrodestra in Consiglio Comunale ha brandito approvando una mozione che chiede la chiusura dei centri sociali responsabili, a loro dire, degli scontri di sabato 11 e che viene riaffilata con la sostituzione della lapide dedicata a Pinelli nella nottata tra venerdì e sabato scorso, a poche ore dal presidio di solidarietà con gli arrestati, che ha raccolto dai 500 ai 600 compagne e compagni di fronte al carcere di San Vittore. In mancanza di un'attesa e ricercata risposta il sindaco Albertini ed il postfascista De Corato pensano bene, ancora oggi, di sollecitare lo sdegno sollevato dalla loro incredibile azione ad una risposta violenta. Sono provocatori che sulla nostra pelle pensano di regolare i loro conti elettorali. Ma per quanto riguarda i nostri di conti hanno sbagliato i calcoli; la nostra risposta non sarà emotiva, ma saprà ritorcere contro di loro tutto il disprezzo che meritano: Pinelli non è solo un anarchico ma un simbolo per quanti, in tutti questi anni, hanno lottato e manifestato per la verità sulla strage di Piazza Fontana e sulle altri stragi che hanno visto come protagonisti dei nazifascisti. Se lo ricordino bene.

M. V.

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