Umanità Nova, numero 11 del 26 marzo 2006, Anno 86
18 Marzo. L'Aquila. Una primavera anticipata, quella che ha sorriso all'importante solidarietà espressa da tutti quei compagni che dalla Sicilia, al Friuli, si sono stretti intorno ai compagni dello Spazio Libero 51 di L'Aquila e ai compagni del Coordinamento Anarchico e Libertario della Campania, del Lazio e dell'Abruzzo, per unirsi in corteo e manifestare contro la guerra e il militarismo, in una giornata, quella del 18 Marzo, indetta dall' Internazionale delle Federazioni Anarchiche come "International Day of Action" e organizzata qui, dalla Federazione Anarchica Italiana.
Il corteo antimilitarista parte così, dalla Fontana Luminosa, uno dei nodi centrali del traffico cittadino, e si snoda per le strade e le piazze del centro storico. Vivace e ricco di slogan riesce, lungo il suo percorso, a suscitare la stima e l'attenzione di molti cittadini avvicinatisi perché incuriositi dall'evento. I locali, i bar e i negozi restano aperti nonostante le intimidazioni ed il clima di diffidenza suscitato inizialmente dai soliti pregiudizi comuni. Un corteo accompagnato da una bella giornata di sereno, che ha saputo dare quindi, significative risposte alle stupide e infondate paure che, chi da sempre terrorizza, anche stavolta ha diffuso in città.
Nessun incidente, nessuna vetrina rotta, nessuna devastazione come alcuni giornali locali sospettavano dall'inizio, ma al contrario, con entusiasmo e grande comunicatività siamo riusciti a dipingere un evento festoso e animato da continui interventi, tutti accolti da calorosi applausi anche di quei cittadini che solo per un istante si sono fermati ad ascoltare.
Una giornata nazionale in cui si è voluto rilanciare la lotta contro il militarismo.
"La guerra è l'estensione della politica", e gli anarchici che hanno sfilato al corteo nazionale del 18 Marzo a L'Aquila, sono arrivati da tutta Italia per contrastare la guerra, perché da sempre contrastano la politica. Quella politica per cui il fine giustifica il mezzo.
E allora non ci sono differenze tra sinistra o destra: è la politica. È la guerra.
È il fine di chi ci governa, di chi ci sfrutta, che va perseguito anche a costo di vite umane e con ogni mezzo possibile. E quando il fine, per le tasche delle multinazionali e dei padroni del mondo e dei nostri politici, è il petrolio o il "mantenere buoni i rapporti internazionali", allora è guerra.
È guerra in Kosovo, in Afganistan, guerra in Iraq.
Ed è guerra anche interna.
E le due giornate hanno saputo ben mettere in evidenza le due guerre, l'una esterna, e l'altra interna che lo stato esercita quotidianamente sulla pelle delle persone.
"Guerra esterna" e "Guerra Interna" sono stati proprio gli argomenti centrali anche del convegno del giorno dopo, che si è aperto la mattina del 19 marzo, in un palazzetto al centro della città, gremito di gente. Gli interventi densi di contenuto e di significato dalle dieci di mattina, si sono protratti fino a sera. Affrontata la tragicità del militarismo, cercando, sul fronte della guerra interna, in analisi dettagliate, di riaffermare il pensiero anarchico e le sue prospettive di emancipazione libertaria anche all'interno delle lotte sociali contro la devastazione ambientale, contro la legge 30, ed il pacchetto Treu, contro la Turco - Napolitano e la Bossi Fini, contro la Prodi-Bolkestein e la Riforma Berlinguer-Moratti.
Lotte sociali contro la repressione ed il razzismo di Stato nelle carceri e nei cpt. Prigionieri, chiusi in una cella, dietro le sbarre costretti a sopravvivere in condizioni disumane e a subire torture e violenze quotidiane. Toccanti le testimonianze che sono emerse da un dibattito commosso, dopo la lettura del dossier, che il gruppo anarchico aquilano ha fatto sulla condizione dei detenuti nel carcere di Sulmona. Undici suicidi, in dodici anni.
Giusta a seguire, nella scaletta degli interventi, l'analisi di quello che dalla Turco-Napolitano alla Bossi-Fini chiamiamo razzismo di Stato. È la guerra agli immigrati, costretti, registrati, numerati, malmenati e violentati nei Centri di Permanenza Temporanea, nuovi lager del duemila.
Ed è guerra anche all'ambiente. Significative le parole di chi, direttamente coinvolto nelle lotte sociali contro la tav in Val Susa ed il Ponte sullo stretto di Messina, ne ha potuto descrivere la semplice follia. E dal convegno è emersa anche una voce importante che raccontava di oltre dieci anni di lotta contro la costruzione del terzo traforo nel Gran Sasso.
Lotte sociali raccontate e respirate ancora come cosa viva, in un clima, quello del convegno, denso di significati, carico della partecipazione di oltre un centinaio di persone accorse ad unire la propria testimonianza a quella di altri compagni, che da tutta Italia continuano ad opporsi ai disegni folli del potere, ai fini del capitale e ai mezzi devastanti da esso impiegato per continuare a sfruttare ciecamente risorse umane e naturali; compagni che continuano ad opporsi alla guerra.
Ed è guerra ai lavoratori, dove ti sfruttano per qualche tempo e poi ti licenziano perché il progetto è finito e tu non gli servi più. È il Pacchetto Treu e la legge Biagi, (esaltate dai folli disegni di privatizzazione della riforma Prodi-Bolkestein) che stabiliscono le 46 formule contrattuali di lavoro precario, per le quali non hai alcun diritto ma solo doveri che il padrone ti impone fino a quando poi, non decide di sbatterti fuori.
Ed è ancora guerra, guerra alla cultura, guerra ai saperi, guerra alla ricerca, guerra nelle scuole e nelle Università, con la riforma scolastica Berlinguer – Moratti, il cui unico filo conduttore è la mercificazione e la dequalificazione della cultura pubblica, lo smantellamento della ricerca, per assecondare le esigenze ed il profitto dei privati.
Si conclude così, proprio con l'intervento sulla
precarietà e la sottrazione dei saperi, il convegno durato oltre
sei ore che, dopo una breve pausa pranzo, ha visto un continuo
susseguirsi di analisi ed importanti testimonianze in una sala
dall'inizio alla fine, sempre piena.
Da notare infine, come il pensiero libertario ed anarchico
dell'autorganizzazione sociale ha visto anche nella serata del 18,
precedente il convegno, trovare vita.
Perché l'anarchia non si fa a parole, ma si costruisce nel lavoro comune privo di gerarchie, nel sudore di mani che si stringono per aiutarsi, nello sguardo denso di luce per la soddisfazione di un'alternativa concreta costruita assieme. Un capannone di oltre 300 metri quadri, con posti a sedere per più di 250 persone, ove il lavoro comune delle compagne e dei compagni è riuscito ad offrire a tutti un'ottima zuppa vegana, ottime mezze maniche all'arrabbiata, del vino e della birra in abbondanza e bruschette al pomodoro. Un ringraziamento speciale, per questo, va alle ragazze del Collettivo Studentesco Indipendente, ché senza di loro non ce l'avremmo fatta… continuate così!! In tanti a vedere poi il dvd "Amore Arte e Rivoluzione" ed il concerto.
La dimensione lì, in quel capannone non era la stessa di una serata come le altre passata in un locale del centro. Una dimensione autogestita e libertaria che ha accompagnato oltre cinquecento persone a concludere la serata prima del convegno, in bellezza.
Due giornate cariche di contenuti, dal corteo, alla cena sociale, alla proiezione, ai concerti e al convegno del giorno dopo, che lasciano così, aperta la strada per la continua elaborazione di quelle che possono essere in divenire, le soluzioni anarchiche e libertarie che si prospettano nell'orizzonte delle lotte sociali, e che hanno dimostrato a tutti noi, a chi ha partecipato, alla città, e a tutto il resto della popolazione che l'autorganizzazione anarchica della vita sociale è possibile.
Jonas