Umanità Nova, numero 12 del 2 aprile 2006, Anno 86
Dopo l'incursione ad opera dei "vandali" comandati dal sindaco di Milano Albertini, è stata ricollocata la lapide originale dedicata a Giuseppe Pinelli nell'ambito di un presidio al quale hanno partecipato centinaia e centinaia di persone.
Era necessario ristabilire la verità storica: l'assassinio di Pinelli è strettamente legato alla strage di Stato del 12 dicembre 1969 e alle altre che seguirono con l'obiettivo reazionario di piegare il movimento dei lavoratori e di riaffermare un assetto di potere sempre più autoritario.
Perseguire gli anarchici e coprire la pista dei nazi-fascisti e dei
servizi segreti, non fu un "tragico incidente" bensì una precisa
volontà politica di cui il commissario Calabresi, il questore
Guida (già direttore del confino politico di Ventotene durante
il ventennio fascista) e la magistratura furono espressione, esecutori
ossequiosi di ordini che venivano dal ministro dell'interno e dal
governo in carica.
Di questa volontà politica il ferroviere anarchico Giuseppe
Pinelli fu una vittima: invitato per informazioni in questura,
trattenuto illegalmente e torchiato per tre giorni e tre notti, venne
scaraventato da una finestra del quarto piano.
Il tentativo mistificatorio della sostituzione della lapide dedicata a Pinelli è avvenuto a distanza di una settimana dalla lugubre parata fascista di Fiamma Tricolore.
Sicuramente tutto ciò fa parte di una precisa strategia in una campagna elettorale in cui ogni arma è buona; infatti la partita che si gioca a Milano e in Lombardia è una partita importante: quando sono in discussione investimenti grandiosi, quando si disegnano progetti faraonici, quando si vuole ridisegnare il territorio, crescono gli appetiti e crescono i conflitti tra chi si vuole spartire la torta.
E si sviluppa così anche la volontà di creare artificiosamente un clima di violenza nel tentativo di riproporre all'opinione pubblica la tesi degli opposti estremismi pur di raccattare un pugno di voti da usare contro i lavoratori.
Bisogna rispedire al mittente ogni provocazione.
È necessario tenere alta la vigilanza in un momento in cui la
classe politica di questo paese si esprime ogni giorno attraverso il
terrorismo mediatico, la paranoia securitaria, la criminalizzazione del
dissenso sociale e politico in un crescendo di segnali inquietanti che
rimandano direttamente a un rinnovato impiego della strategia della
tensione.
Di fronte ad ogni provocazione la nostra risposta non sarà
emotiva, ma saprà ritorcere contro gli autori tutto il nostro
disprezzo per il potere, la sua violenza e la sua arroganza, attraverso
le lotte per la liberazione sociale, l'autogestione della
società, la libertà e l'uguaglianza fra tutte e
tutti.
25 marzo 2006
Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI
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