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Umanità Nova, numero 13 del 9 aprile 2006, Anno 86

Sogin
Soldi pubblici, affari privati


Nell'azienda Stato le lettere di raccomandazione sono all'ordine del giorno, di volta in volta sono inviate e ricevute da chi ha a disposizione uno spicchio di potere da gestire. Nessuna sorpresa nel leggerne qualcuna su carta intestata della Presidenza del consiglio dei ministri (firmata dal capo di gabinetto del vice presidente), o del ministero della Salute (firmata dal sottosegretario di stato), interessante, invece, verificare quale fosse il destinatario: l'amministratore delegato della Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari), che all'epoca (2004) era Giancarlo Bolognini. Nei casi specifici le "segnalazioni" non sono andate a buon fine al contrario di quanto avvenuto per molte altre assunzioni di parenti, amici, affiliati ad Alleanza nazionale, Forza Italia e Lega (si rimanda all'elenco presente in www.senato.it/dsulivo/domande/dom060301.htm)

Un interessante pacchetto di "spinte d'incoraggiamento" finalizzate a sostenere non solo assunzioni ma anche consulenze, in un ambito dove gli interessi sembrano sovrapporsi spesso e volentieri. Basti pensare al ruolo del generale Carlo Jean, al tempo stesso commissario straordinario per l'emergenza nucleare e presidente della Sogin; quasi un emblema del conflitto d'interessi visto che gli capita di frequente di eseguire, come presidente Sogin, le ordinanze che egli stesso emana come commissario governativo.

Simile la posizione del professor Paolo Togni, visto che occupa una poltrona nel consiglio di amministrazione della Sogin contemporaneamente a quella di capo di gabinetto del ministro dell'ambiente Altero Matteoli, di AN.

Nel tentativo di rappresentare in maniera credibile la propria attività principale, cioè quella legata alla messa in sicurezza e stoccaggio delle scorie radioattive in parallelo allo smantellamento dei siti nucleari italiani, la Sogin non ha mai badato a spese nel settore delle pubbliche relazioni.

Nel dicembre 2003 stipula con Publicis, società qualificata nelle strategie di comunicazione, un contratto biennale per un milione di euro (500mila per ogni anno). La Publicis coinvolge la Integra solutions con un contratto di 200mila euro, ancora non si è capito in cambio di quale prestazione. 

Altri 257mila euro, sono stati spesi dalla Sogin per "garantirsi" la partecipazione al Salone del libro usato, organizzato dal senatore forzista Marcello dell'Utri, ufficialmente un'occasione da non perdere per illustrare la propria mission alle 300mila persone potenzialmente in visita a tale manifestazione. 

Nel 2003 la Sogin assume l'incarico di smantellare sommergibili nucleari russi, conseguenza di un accordo di cooperazione internazionale avviato nel G8 del 2002. Operazione per cui non guadagna nulla, anzi si accolla dei costi; 360 milioni di euro la spesa prevista, con la promessa di una contropartita. La Russia, dell'amico Putin, si prenderà le scorie nucleari prodotte in Italia.

Non passa molto tempo che, appellandosi alla normativa secondo cui "ognuno si tiene le schifezze a casa propria", l'opportunità di trasferire definitivamente le scorie delle centrali nostrane sul suolo russo sfuma di fronte alla marcia indietro del governo di Mosca.

Come non stupirsi, allora, quando il 3 agosto 2005 viene sottoscritta una convenzione dal direttore generale per l'Energia e le Risorse Minerarie del ministero delle Attività produttive, Sergio Garribba, e per la SOGIN S.p.A dall'Amministratore Delegato, Giancarlo Bolognini. Una convenzione che prevede che la Sogin svolga attività tecnico - gestionali, per le quali è costituito un conto denominato Global Partnership, finalizzate allo smantellamento dei sommergibili nucleari russi. Si costituisce un'unità di gestione progettuale, formata da esperti italiani e russi in cui confluisce il personale Sogin, alla quale il ministero stesso trasferisce 40 milioni di euro per l'adempimento di funzioni di coordinamento generale e di amministrazione (una delle dieci rate con cui si spalma il costo complessivo dell'operazione, caratterizzata da sistema amministrativo che presenta più di un lato oscuro).

Per festeggiare, Sogin e governo russo hanno concluso certamente un buon affare, il generale Carlo Jean apre una lussuosa sede a Mosca mandando 20 dipendenti con stipendi "più che dignitosi" e diarie da 300 euro al giorno. Costo dell'operazione: 2 milioni di euro in un anno più 400 mila euro per lo sfarzoso ricevimento di inaugurazione.
Qualcuno potrà pensare che in fondo si tratta di cifre neppure esagerate se confrontate con la barcata di denari necessari al decommissioning del nucleare italiano. Scusateci ma non riusciamo proprio a consolarci sapendo che una quota del costo del kWh, che paghiamo nelle bollette Enel, è legata alle cosiddette attività nucleari residue, sono quindi soldi nostri quelli che finanziano il "baraccone Sogin" e dobbiamo stare attenti perché in molti sono già pronti a riproporre l'ipotesi nucleare come soluzione al problema energetico.

MarTa

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