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Umanità Nova, numero 13 del 9 aprile 2006, Anno 86

Solito gioco, solita partita, solita truffa
Noia elettorale


Se dovessi riassumere in un solo termine quello che provo, e non mi sembra di essere il solo, rispetto alle elezioni politiche non potrei che parlare di noia.

Cinque anni addietro, un governo delle sinistre aveva deluso e sfiancato la propria base sociale, la Confindustria si era espressa per un cambiamento di governo, l'alleanza fra Polo e Lega garantiva la vittoria alla destra. Ricordo ancora, con un misto di divertimento e fastidio la pletora di anziane signore che facevano propaganda negli scompartimenti ferroviari per il centro destra mentre i supporter della sinistra tenevano le orecchie basse e si limitavano a paventare i danni che la destra avrebbe fatto se, come appariva probabile, avrebbe vinto.
Oggi, la situazione sembra opposta. La destra ha governato dimostrandosi, ma potevamo attenderci altro?, mediocre. Nonostante il cavaliere azzurro lo giuri ad ogni apparizione televisiva, è evidente che le tasse non sono state ridotte, il quadro economico è desolante e non si vede traccia del promesso miracolo berlusconiano, lo scontro fra governo e sindacati sull'abolizione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori si è chiuso con una sostanziale sconfitta del governo stesso, il grande padronato ha cambiato casacca e la destra è costretta ad imbarcare gruppi dichiaratamente fascisti e razzisti nella speranza di ramazzare i voti necessari a vincere la partita.

Naturalmente, non è affatto scontata una vittoria della sinistra. Mi sembra, infatti, evidente che il corpo elettorale è sostanzialmente stabile e che tutto si giocherà su di una quota abbastanza marginale dell'elettorato, coloro che decideranno se votare e cosa votare negli ultimi giorni e che, in ogni caso, non rivelano le proprie intenzioni ai volenterosi sondaggisti. 

In soccorso della destra, fra l'altro, si è dichiarata una forza di notevole consistenza e capacità di influenza qual è santa romana chiesa che sembra tornata alla tradizione del collateralismo con la DC. Non è una novità, nella misura in cui è una novità, di poco conto. Dobbiamo, a questo proposito, ricordare che la chiesa, nel mentre si occupa della città di dio, è molto attenta a quanto avviene nella città degli uomini e, in particolare ai flussi monetari dallo stato a se stessa e, da questo punto di vista, la destra è, dobbiamo riconoscerlo, stata più munifica della sinistra.

È interessante, a questo proposito, rilevare come le forze maggiori della sinistra abbiano fatto finta di non accorgersi di quanto avvenuto, abbiano dichiarato la propria riverenza al clero e lasciato a forze minori la difesa della laicità delle istituzioni. In particolare il bizzarro ibrido fra destra liberista e sinistra riformista che costituisce la Rosa nel pugno si è trovata a gestire il monopolio, o quasi, della laicità trovando una sua ragion d'essere. 

D'altro canto, la sinistra parlamentare effettivamente esistente vede al proprio interno contraddizioni altrettanto rilevanti rispetto a quelle che caratterizzano la destra. Se da una parte convivono democristiani soft e fascisti hard, nell'altra vi sono democristiani altrettanto puri e laici d'assalto senza contare quanto resta della tradizione comunista nazionale dagli stalinoti Rizzo e Diliberto ai movimentisti del PRC.

Una cosa, guardando alla campagna elettorale, è comunque certa. Mi riferisco alla fine, ma non porrei limiti alla provvidenza ed alla possibilità di resurrezione, del parlamentarismo rivoluzionario.

L'ultimo esponente di questo ossimoro politico è stato, infatti, liquidato per avere fatto dichiarazioni improvvide. Il buon Marco ferrando, esponente della sinistra bolscevica hard del PRC, si è giocato lo stipendio di parlamentare e la possibilità di animare le assemblee elettive con dichiarazioni ardite grazie alla mancanza di pazienza che lo ha indotto ad uscirsene con qualche banalità di sinistra prima e non dopo le elezioni. Se dovessimo, non che la questione ci appassioni, trovare una spiegazione razionale ad una tale dabbenaggine, non potremmo che pensare all'esigenza di rassicurare nel merito della sua adesione al marxismo rivoluzionario (fa un po' ridere ma in questo modo si definiscono) la sua corrente nel partito visto che era accusato di essersi venduto all'orrida maggioranza bertinottiana.

Il PRC, fatta la scelta di aderire all'Unione, è costretto dalla logica stessa di questa decisione, ad accentuare i propri caratteri di partito di sinistra moderna, movimentista, non violenta, pluralista. 

È evidente che la condotta del suo gruppo dirigente è determinata da una pressione e da una speranza.

La pressione è quella al fronte unito antiberlusconiano che la sua stessa base elettorale richiede ed impone. La speranza consiste nel puntare su di una svolta blandamente socialdemocratica dell'Unione che dovrebbe fare scelte parzialmente diverse da quelle che hanno caratterizzato il precedente governo di sinistra per quanto riguarda, quantomeno, la legislazione sul mercato del lavoro e sul welfare.

Se, e la cosa non è del tutto impossibile, il probabile governo dell'Unione tenterà di garantire un minimo di legame sociale anche a fronte dei disastri determinati dall'attuale quadro legislativo per quanto riguarda le giovani generazioni, il PRC potrà affermare che alcune riforme riguardo ad una qualche forma di reddito minimo garantito saranno state il prodotto della sua scelta governativa.

Naturalmente vi sono alcune questioni sulle quali il possibile governo delle sinistre si spaccherà come una mela. Penso alla politica estera e alle missioni di pace, al sostegno alle imprese nazionali, all'ordine pubblico e, senza alcuna pretesa di avere capacità profetiche, ritengo sia scontato chi l'avrà, magari con il supporto di settori della destra, vinta.

È interessante, oggi, rilevare come, nelle contraddizioni del PRC tenti di inserirsi l'orrido PdCI rivendicando l'identità comunista che i bertinottiani tendono a mandare al macero. Si tratta, con ogni evidenza, di un'operazione strumentale di basso profilo. Il PdCI è lo stesso partito che ha sostenuto la guerra in Jugoslavia, che è stato al governo nel corso della seconda guerra del golfo, che ha accettato di tutto e di più quando era al governo nel giro precedente.

D'altro canto, il modello togliattiano che pratica ha una sua logica e funziona per settori di base veterocomunisti abituati ad accontentarsi di bandiere rosse con falce e martello e ad ingoiare di tutto e di più. In un mondo caratterizzato dalla mancanza di memoria è possibile che il PdCI raccolga consensi di "sinistra" così come La Rosa nel Pugno potrebbe avere successo nei settori laici della sinistra moderata infastiditi dall'attitudine papalina dei DS.

La partita interessante che si giocherà, nel caso di una vittoria di questi signori, sarà, con ogni evidenza, quella dell'autonomia dei lavoratori e, in genere, delle classi subalterne nelle lotte e nei percorsi organizzativi.

Alcuni segnali positivi sui sono dati nel periodo passato, dal movimento No TAV alle mobilitazioni dei lavoratori dei trasporti e, senza facili ottimismi, si può valutare che settori della militanza sociale siano orientati a non fare sconti ad un eventuale governo "amico".

Si deve, naturalmente, mettere nel conto la possibilità che settori "di movimento" maturino una svolta governativa e, soprattutto, sottogovernativa a fronte di limitate concessioni a gruppi, associazioni, istituzioni impegnati nel "sociale" ma è anche evidente che queste concessioni riguarderanno più il ceto politico che l'area sociale che pretende di rappresentare. 

Si tratterà, a maggior ragione, di tenere alto il livello della critica, dell'iniziativa, della mobilitazione.

Cosimo Scarinzi

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