testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 14 del 16 aprile 2006, Anno 86

Elezioni
Prodi "salvato" da Tremaglia


Un aspetto singolare della giornata di chiusura delle elezioni è, con ogni evidenza, la dilatazione oltre ogni ragionevole esigenza delle trasmissioni televisive dedicate all'analisi del voto.

Dalle 15 del lunedì, infatti, una serie di giovanotti e giovanotte di destra, sinistra e centro si sono esercitati nella pubblica interpretazione delle proiezioni e dei sondaggi, nella discettazione delle ragioni che rendono inaffidabili proiezioni e sondaggi, in inviti alla prudenza nel fare previsioni e via delirando.

La domanda che sorge, a fronte di questa situazione è ovvia. Perché non rimandare di quattro o cinque ore le trasmissioni di commento alle elezioni in modo da ridurre, nella misura del possibile, le scempiaggini che inevitabilmente sono propinate al buon popolo?

Una scelta del genere avrebbe, fra l'altro, l'effetto di garantire ai politici di seconda fila, quelli che si esibiscono nelle prime ore dello spettacolo, qualche ora di riposo e altrettanto avvererebbe per i giornalisti e, sebbene io non ami entrambe le categorie, non vedo perché debbano sottoporsi ad un inutile stress che determina, fra l'altro, un incremento del nervosismo e degli errori di interpretazione.

Una prima e parziale risposta può essere data ponendo l'accento sul fatto che questa scelta da la possibilità ad una serie di nullità di avere spazio per dare sfogo ai propri sentimenti. 

Penso, ad esempio, a Stefania Craxi, clone femminile di cotanto padre, che si è insediata nella trasmissione di Emilio Fede ed ha assunto il ruolo di vindice erede della tradizione paterna in primo luogo contro i socialisti unionisti - in primis il fratello transumato a sinistra - dimentichi del mandato craxiano. Un personaggio oscillante fra il tragico ed il patetico che ha permesso allo stesso Fede di assumere il ruolo di berlusconiano moderato.

Da un punto di vista strutturale, questa dilatazione del tempo di valutazione, se di valutazione si può parlare, dei risultati elettorali, sembra inserirsi in un'evoluzione profonda della struttura produttiva del paese. 

Pare, infatti, che il segmento merceologico che funziona meglio in Italia sia quello dell'apprestamento dei congressi. 

Secondo dati pubblicati, sia pure in una pagina pubblicitaria, da "Il Sole 24 ore" del 10 aprile, il mercato dei congressi ha visto oltre venti milioni di presenze nel 2005. 

Supponendo che i congressisti dedichino oltre dieci giorni all'anno alla partecipazione ai congressi stessi, ne consegue che oltre due milioni di persone consumano congressi in misura consistente.

Insomma, mentre l'industria manifatturiera è in affanno e la ricerca in declino, il capitalismo italiano produce in misura notevolissima e crescente incontri, dibattiti, adunate, scampagnate fuori porta e oltre frontiera. C'è una forte domanda di questo genere di prodotti e i dibattiti sulle elezioni rientrerebbero a pieno titolo nell'esigenza di soddisfare la domanda di chiacchiere.

In luogo de "il grande fratello" abbiamo il grande chiacchierificio, il Bar Sport elevato a spazio pubblico, il "dibattito" che il buon Paolo Villaggio temeva come la peste recuperato ed elevato ad intrattenimento principe.

Fra un'analisi e l'altra, chi scrive, ha avuto però una gradita sorpresa. Non ricordo più quale telegiornale, infatti, ha brevemente annunciato che il governo francese si è risolto a ritirare la legge sul primo impiego contro la quale si è sviluppato in Francia un robusto movimento di opposizione. Un governo di destra, che non ritengo migliore di quello italiano, si è dovuto piegare alla mobilitazione di massa. Una lezione interessante per coloro che affidano le sorti del movimento dei lavoratori e della lotta alla precarizzazione ai risultati elettorali. 

Proprio perché ritengo vada evitata ogni ingenua esterofilia, proprio perché penso che il ceto politico francese sia degno del massimo disprezzo, proprio perché ricordo che le elezioni francesi hanno visto un successo straordinario di un personaggio come Le Pen, al cui confronto l'arlecchinesco Bossi pare quasi simpatico, credo che siamo di fronte ad un fatto straordinariamente positivo. 

Sarà anche vero che il movimento francese esprime un rifiuto e non una proposta compiuta di trasformazione sociale ma non vi errore maggiore che il pretendere da un movimento nato su di un problema preciso di svolgere un ruolo politico che non è nel suo dna se non come potenzialità che può svilupparsi solo in presenza di una crisi radicale dell'ordinamento sociale.

Quando, nel corso della notte, il quadro dei risultati elettorali è stato abbastanza chiaro, è stato finalmente possibile fare alcune, provvisorie, valutazioni. Sarà, ovviamente, necessario ragionare a mente fredda e con dei dati disaggregati ma credo che, sin da ora, si possa ragionare su alcune novità.

Vi è stata una riduzione dell'astensione rispetto alle elezioni politiche del 2001 per non parlare delle elezioni regionali ed europee. Visto che una gran parte dell'astensione non aveva allora un carattere radicale, non ritengo che l'accrescimento degli elettori vada interpretato come una ripresa di credibilità delle istituzioni. 

Più semplicemente, è avvenuto che una quota parte dell'astensione di sinistra è stata recuperata dai partiti dell'Unione sulla base della speranza di cacciare la destra. Un voto contro più che un voto per. Il buon risultato del PRC mi sembra confermare questo dato oltre che dare una prova certa del fatto che l'elettorato potenziale di questo partito è più in consonanza con il gruppo dirigente bertinottiano che con il corpo militante del partito. È interessante rilevare che il PdCI, che pure ha avuto una discreta visibilità e si è buttato a sinistra con un certo impegno, non ha sfondato e, in ogni caso, ha sottratto voti ai DS e certamente non al PRC se non in misura marginale. 

Altrettanto, a mio avviso, è avvenuto a destra. Il buon risultato dell'UDC, in particolare, mi pare confermi l'ipotesi che questa volta il partito delle tonache si è mosso con impegno per riportare all'urna elettori moderati scontenti della destra realmente esistente. 

In uno scontro all'ultimo voto, insomma, lo schierarsi a destra della chiesa ha sicuramente contato molto. 

Inoltre, sembrerebbe che le mirabolanti promesse finali di Berlusconi e la campagna sulle tasse abbia funzionato. Ha funzionato, sicuramente, la scelta di presentarsi sul mercato politico come se si fosse stati all'opposizione e l'appello populista alla base sociale della Confindustria contro le oligarchie che dirigono quest'organizzazione. Questo mi sembrano dimostrare i risultati della Lombardia e del Veneto ma anche quelli del Piemonte.

In prima e provvisoria sintesi, dal punto di vista strettamente elettorale, la sinistra ha vinto. Questa tesi può sembrare azzardata ma basta stare ai fatti. Rispetto al 2001, infatti, è cresciuto il suo consenso elettorale. All'interno della sinistra, poi, ha vinto la sinistra "radicale" – quando uso questo termine per indicare il PRC, il PdCI ed i Verdi, mi viene sempre un po' da ridere ma tant'è – e ha raccolto un bisogno di cambiamento molto giocato sull'ostilità al governo. Un bisogno che, con ogni evidenza, non ha trovato, nell'ultimo periodo, con qualche eccezione come il movimento No Tav , modalità di espressione dirette.

Dal punto di vista politico più generale, è altrettanto evidente che la sinistra ha perso rispetto alle aspettative che aveva suscitato e, soprattutto, all'effettiva possibilità di governare senza il sostegno di settori della destra e/o faticose mediazioni interne.

Se, infatti, la legge elettorale le garantisce una maggioranza adeguata alla camera, è evidente che al senato si salva per poco e grazie ai voti degli italiani all'estero. Un bizzarro caso di eterogenesi dei fini visto che questo voto l'hanno fortemente voluto i fascisti.

La destra che, come coalizione, ha perso le elezioni è, di conseguenza, in grado di condizionare la situazione.

Una situazione, da questo punto di vista, complicata. Possiamo supporre che i dirigenti dei due schieramenti ed i gruppi di potere che li sorreggono stiano, in queste stesse ore, cercando una qualche soluzione per mandare avanti la baracca. Quale sarà e se ciò sarà, lo sapremo nei prossimi giorni. 

Le dichiarazioni della sinistra in merito alla sua vittoria suonano, da questo punto di vista, più come un appello alla truppa che come un'affermazione fondata ma vedremo.

Per parte nostra, si tratterà di tenere ferma la barra sui contenuti sociali che sono centrali oggi, ma questa non è in assoluto una novità.

Cosimo Scarinzi


una storiasommarioarchiviocontatticomunicaticollegamenti