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Umanità Nova, numero 15 del 30 aprile 2006, Anno 86

Afganistan: la guerra, quella vera
Offensiva di primavera


Piovon le frecce mie su Merv, e mi teme il nemico;
corro sulle sponde del Heri-Rud e i fanti si sperdono in fuga a me dinanzi.
(Amir Krur, poeta pashtun del I sec.)


In Afganistan è guerra, dissimulata ma pur sempre guerra.

Da settimane le forze filo-talebane sono impegnate in continui attacchi contro le truppe afgane e della coalizione nell'ambito dell'annunciata offensiva di primavera, mentre continua lo stillicidio di attentati, stragi ed agguati.

Alla fine di marzo, è stato compiuto un attacco contro un base Usa nella provincia meridionale di Helmand, con perdite sia tra gli attaccanti che tra gli assediati, i quali hanno dovuto ricorrere persino al sostegno aereo da parte di cacciabombardieri.

L'8 aprile un'autobomba è stata fatta saltare contro"Camp Vianini", la base del Team di ricostruzione provinciale (Prt) a guida italiana di Herat. Già alcune sere prima, cinque granate erano state fatte esplodere in contemporanea con l'inaugurazione della "pizzeria Tolmezzo" dentro la stessa base.
Il 14 aprile, è esplosa un'autobomba contro un veicolo dell'Isaf presso la base militare di Lashkar Gah, nella provincia meridionale dell'Helmand, con il ferimento di alcuni militari, tra cui due britannici.

Il 15 aprile, nella provincia di Kandahar, da sempre enclave talebana, è stata quindi lanciata un'operazione preventiva di counter-insurgency contro i miliziani talebani che si erano raggruppati tre giorni prima in una zona compresa fra le località di Jalai e Panjwai per lanciare ''attività sovversive''. A tale offensiva hanno partecipato oltre alle truppe governative, anche reparti statunitensi e forze aeree, in particolare elicotteri d'assalto "Apache", della coalizione di Enduring Freedom. Bilancio dell'operazione che peraltro ha incontrato una forte resistenza: quasi cinquanta morti, tra guerriglieri, soldati e civili; oltre a 13 presunti ribelli prigionieri.

Scontri minori si susseguono comunque quotidianamente, a dimostrazione della crescente capacità operativa dei mujaheddin in pressoché tutte le 34 province afgane, ma anche a conferma - data la comparsa inedita e sempre più frequente degli attentati kamikaze - della presenza di combattenti islamici provenienti da altre aree.

D'altra parte, anche senza sostegni stranieri, la guerriglia afgana potrebbe contare sulle pressoché infinite riserve d'armi ereditate dall'occupazione sovietica; tanto per comprendere tale realtà, basti pensare che a metà marzo scorso, un signore della guerra nella zona di Sheberghan ha consegnato, in cambio dell'amnistia, 80 tonnellate di tritolo e qualcosa come 25 mila mine anticarro e antiuomo di produzione sovietica, ancora immagazzinati in alcuni vecchi bunker risalenti all'occupazione russa. 

Da tempo, di fronte a tale situazione, la Nato sta aumentando il numero delle truppe del contingente Isaf e rinforzando gli organici dei Prt sparsi per il paese, soprattutto nelle zone calde del sud e sud-est del paese; in particolare ad Herat, dove opera il contingente italiano, dove di recente sono stati compiuti attacchi anche ai danni dei militari spagnoli. Stesso dicasi per la provincia di Uruzgan, per la quale il governo olandese ha chiesto garanzie e rinforzi a tutela dei suoi 1200 soldati, e per la provincia di Bamyan dove è stata prolungata di un altro anno la missione di 120 soldati neozelandesi.

Come è noto, l'intervento militare italiano, sia nell'ambito della missione internazionale Isaf-Nato che con i reparti Usa di Enduring Freedom, non solo vede la presenza di circa 2000 militari, ma ha un ruolo di primo piano, anche nel fornire copertura area con una squadriglia di cacciabombardieri Amx, tanto che fino al 4 maggio l'intero comando del contingente Isaf è a guida italiana. Eppure, in Italia, la guerra in Afganistan rimane avvolta nella nebbia della disinformazione, con una sostanziale convergenza e continuità politica tra centro-destra e centro-sinistra, nonostante che tra i partiti della sinistra governattiva vi siano anche quelli che, nel 2001, all'inizio della guerra infinita in Afganistan, avevano fatto propria la parola d'ordine dell'allora movimento antiguerra: senza se e senza ma.
Qualcuno ricorda qualcosa?

U.F.


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