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Umanità Nova, numero 15 del 30 aprile 2006, Anno 86

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Bologna: sgomberato spazio autogestito di via Zanardi
La mattina del 12 aprile intorno alle 6,30 lo Spazio Occupato Autogestito "Libero dal Fosco" di via Zanardi 30 è stato sgomberato. L'edificio, un tempo ufficio meccanografico delle poste, abbandonato da oltre 15 anni, era stato occupato sabato 8 aprile.
La polizia è entrata nello stabile sfondando la porta: i compagni presenti all'interno sono stati portati in questura e rilasciati dopo alcune ore. Tutti sono stati denunciati per occupazione. Ad uno di loro, esponente della Rete studentesca e del Circolo anarchico "Berneri", è stato anche consegnato un avviso di garanzia per l'autoriduzione alla mensa universitaria dello scorso anno. L'avviso colpisce in tutto una ventina di universitari. Chiaro l'intento intimidatorio nei confronti di chi pratica l'azione diretta e l'autogestione.
Lo stabile di via Zanardi è stato murato. È stato comunque possibile trasportare fuori il materiale che era stato portato all'interno durante l'occupazione.
Uno spazio liberato è stato riconsegnato all'incuria e all'abbandono.
Riportiamo di seguito il comunicato di solidarietà emesso dalla Commissione di Corrispondenza della FAI: "Esprimiamo la nostra massima solidarietà alle compagne e ai compagni sgomberate/i dalla polizia dallo stabile di via Zanardi 30 a Bologna dopo pochi giorni di occupazione. Si riconferma così la volontà repressiva del potere che non tollera la presenza di pratiche di vita radicalmente alternative alla logica del dominio, dello sfruttamento e del profitto. Le istituzioni preferiscono che a Bologna i palazzi siano lasciati marcire nell'incuria o che la loro fruizione sia subordinata al selvaggio mercato degli affitti che esclude tutti quelli che non possono permettersi un tetto.
Le denunce spiccate contro gli occupanti hanno anche il gusto becero della rappresaglia antianarchica, tanto che un compagno del Circolo "Berneri" ha ricevuto un avviso di garanzia per l'autoriduzione alla mensa universitaria dello scorso anno.
Nel rinnovare la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni di Bologna, respingiamo le intimidazioni e i tentativi di criminalizzazione delle pratiche autogestionarie consci che la libertà va oltre ogni sgombero e ogni repressione.
Mort.

Atesia: accordo capestro
L'undici aprile scorso CGIL-CISL-UIL e Atesia hanno firmato un accordo che conferma la condizione di precarietà per i circa 4000 collaboratori/trici di Atesia. Un accordo che prevede un'estensione della stessa legge 30, quella che ha fissato la precarietà per legge. In base all'accordo siglato dai sindacati di Stato sono previsti 426 contratti di inserimento e 1100 contratti di apprendistato in una ditta dove i dipendenti a tempo indeterminato non superano i 300: persino la legge 30 prevede un rapporto numericamente paritario tra apprendisti e lavoratori stabili. Se a ciò si aggiunge che solo 274 lavoratori saranno assunti a tempo indeterminato; mentre dei rimanenti 2000 un migliaio conservano il contratto a progetto mentre altri 1000 vengono licenziati.
Il collettivo precari di Atesia che in questi mesi si è battuto contro la precarietà ritiene che questo "regalo fatto dai confederali a padron Tripi non faccia altro che confermare le loro ipotesi sul rapporto clientelare e di amicizia fra il magnate dei call-center e la classe politica al governo e all'opposizione. Finora nessuno ha neanche preso in considerazione l'idea di metter mano a quel mostro di precarietà che è Atesia, leader nazionale nel settore precarietà e sfruttamento.
Dal primo giugno del 2006, data in cui verranno applicati i contratti previsti dall'accordo, 4000 persone si ritroveranno con contratti di inserimento (anche se non hanno bisogno di essere inserite nel mercato del lavoro dato che lo sono già da anni), apprendistato (anche se non hanno nulla da apprendere dato che sono anni che rispondono al telefono), ancora a progetto e, per circa mille persone, la disoccupazione causa mancato rinnovo contrattuale; per pochi "fortunati", circa 300 (il 5% dei lavoratori/trici di Atesia), ci saranno contratti a tempo indeterminato. Tutti i contratti, a parte la differenza del nome, hanno in comune la miseria del salario previsto: circa 650 euro mensili, per part time a 25 ore su turni a coprire le 24 ore. Inutile specificare come tali stipendi non garantiscano neanche la sussistenza in una metropoli come Roma! In sostanza si passerà da una forma di precarietà ad un altra."
Le lavoratrici ed i lavoratori di Atesia si stanno preparando per rimandare al mittente l'accordo bidone. L'esito della vertenza Atesia è importante per tutti coloro che lottano per il lavoro e per il reddito poiché oggi Atesia rappresenta un banco di prova tanto per chi subisce quanto per chi impone la precarietà.
Euf.


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