Umanità Nova, numero 15 del 30 aprile 2006, Anno 86
Piazza Coppi si è riempita in fretta: un pomeriggio di sole ha salutato il popolo No Tav, ancora una volta in marcia per prendere la parola negata loro dai politici di destra e di sinistra che vogliono imporre, chi con il manganello, chi con strategie da "pubblicità-progresso" un progetto costoso, dannoso e inutile. Il Tav servirà agli interessi di pochi devastando e saccheggiando l'ambiente, la salute e la libertà di tutti. La Valle Scrivia, come già la Val Susa, non vuole fare la fine del Mugello, dove lo scempio è ormai compiuto.
È andata bene. Il 22 aprile, la prima manifestazione contro il progetto di linea ad Alta Velocità ferroviaria tra Genova e Tortona, il cosiddetto Terzo Valico (1), ha dato un segnale chiaro e forte alla lobby tavista. L'opposizione al progetto, che in passato aveva visto protagoniste le popolazioni della Val di Lemme, dove il parco naturale "Capanne di Marcarolo" verrebbe devastato dal Tav, si è estesa in maniera significativa alla popolazione della bassa Valle Scrivia, dell'alessandrino e del tortonese.
Alcune migliaia di persone hanno risposto all'appello dei comitati No Tav – No Terzo valico dando vita ad una marcia vivace e comunicativa tra Serravalle e Arquata Scrivia. Hanno partecipato, con una decina di pullman, anche i comitati No Tav di Torino, della Val Susa e della Gronda Ovest, in lotta contro l'alta velocità/capacità da Torino a Lione. L'unica area politica presente in modo significativo era quella anarchica. Dietro allo striscione dei compagni di Alessandria (Perlanera, USI, FAI) dove il faccione di Totò accompagnava la scritta "Gavio guadagna e io pago!", si sono raccolte alcune centinaia di persone, con lo striscione della FAI, le bandiere rosse e nere, quelle No Tav e le nere degli anarchici delle case occupate torinesi.
Rifondazione, tranne qualche sparuta bandiera, ha disertato la
manifestazione. La presenza, sindacale, al di là di pochi
vessilli Cobas e Fiom, era caratterizzata da un dignitoso spezzone Cub.
Lo striscione di apertura, dietro al quale si sono raccolti i comitati
contro il Terzo valico e la popolazione locale, recava la scritta "No
Tav – la nuova Resistenza".
A Serravalle quasi tutti i negozi erano chiusi: il sindaco aveva "consigliato" in tal senso i commercianti agitando lo spauracchio dei terribili no-global con l'hobby del vetrinismo. Ben diversa la situazione ad Arquata, dove la popolazione era in strada, tutte le serrande erano alzate e sui balconi era esposta qualche bandiera No Tav. Il sindaco della cittadina, Maria Grazia Morando, pur schierata contro il Terzo Valico, non ha partecipato al corteo. Hanno rimediato gli organizzatori, portando sul palco, un fantoccio che la rappresentava.
Nei comizi finali sono intervenuti rappresentanti dei comitati contro il Terzo Valico, alcuni sindaci della Val Susa presenti con la fascia, rappresentanti dei comitati No Tav della Val Susa, Torino e Gronda Ovest, ferrovieri dell'AFA e, unico intervento di forza politica, un compagno di Alessandria per i vari gruppi anarchici presenti.
L'opposizione al Tav ed alle grandi opere è sempre più forte.
Lo scorso inverno la rivolta della Val Susa ha fermato le ruspe del Tav. Da allora un vento di ribellione e di solidarietà ha cominciato a soffiare. Le popolazioni in lotta contro le grandi opere, contro la devastazione ambientale, contro l'imposizione dall'alto di scelte non condivise hanno cominciato a mettersi in rete. Sempre più fitte sono le relazioni solidali dal basso: qui si radica un agire politico e sociale che punta sulla giustizia sociale contro le favole amare di chi sostiene che la concorrenza è meglio della cooperazione, il liberismo sfrenato preferibile al mutuo appoggio. La rete che, nei fatti, mette in collegamento coloro che si battono contro le grandi opere ed un modello si sviluppo che bada al profitto di pochi contro l'interesse dei più, dimostra che la politica dal basso, fatta di relazioni dirette, è in grado di reggere nel tempo e di crescere. È in grado di fondare quell'autonomia dei movimenti dal quadro politico istituzionale indispensabile a mantenere una tensione forte nei confronti della lobby tavista.
Una lobby potente che nei giorni scorsi ha segnato un punto con
l'accordo elettorale in vista delle amministrative nel capoluogo
piemontese, tra l'ultras del TAV, come lui stesso si definisce, il
sindaco DS di Torino, Sergio Chiamparino e Rifondazione Comunista. In
base a tale accordo l'ultima parola sulla Torino Lione spetterebbe al
cosiddetto "Osservatorio Virano", ossia l'organismo tecnico costituito
dopo la rivolta di dicembre in Val Susa. Quest'osservatorio, che
avrebbe dovuto accompagnare un mai costituito tavolo politico, è
stato il coniglio dal cappello estratto dal governo di Roma in accordo
con quello di Torino, per uscire dall'impasse nella quale si era
gettato decidendo l'occupazione militare di Venaus e lo sgombero
violento dell'accampamento No Tav lo scorso dicembre. Di fronte alla
rivolta e all'evidenza che un'ulteriore stretta repressiva avrebbe reso
ingovernabile la situazione, il governo Berlusconi decretò una
tregua olimpica ed elettorale che, con alti e bassi, ha retto sino ad
oggi. Cardine della tregua la smilitarizzazione della Valle e la
nascita dell'Osservatorio. Sin da dicembre i comitati No Tav e le
assemblee popolari elaborarono documenti, successivamente affinati, nei
quali chiarivano a chiare lettere che senza un tavolo politico che
mettesse al primo posto l'opzione zero, l'osservatorio sarebbe stato
respinto. Troppo recente era stata l'esperienza della cosiddetta
Commissione "Rivalta", altro tavolo "tecnico", messo su in fretta e
furia nel corso della precedente estate per far fronte alla resistenza
della popolazione che aveva occupato i terreni destinati ai primi
lavori dando vita a presidi permanenti.
A due sole settimane dalle elezioni politiche che avevano decretato in
Valle di Susa il successo dei partiti schierati contro il Tav e, in
particolare, di Rifondazione, l'accordo elettorale siglato a Torino tra
il PRC e l'attuale sindaco, è stato interpretato come una sorta
di "tradimento", specie dai valsusini di Rifondazione. Non è
certo un caso che ad Arquata Scrivia gli interventi più duri
contro l'osservatorio "Virano" siano venuti proprio da esponenti del
PRC della Val di Susa. Dal punto di vista di chi, come noi, non ha mai
nutrito illusioni sulla politica di palazzo c'è poco da stupirsi
o scandalizzarsi, ma da quello dei tanti che hanno votato e fatto
votare per il centro sinistra è una brutta botta. Ci auguriamo
sia una botta salutare, capace di innescare ulteriori processi di
autonomia del movimento, dando impulso alle lotte. Un buon segnale in
tal senso era arrivato alla vigilia delle elezioni, quando un convegno
a Bruzolo targato CISL, con tanto di spettatori importati da fuori
valle, era stato vivacemente contestato dai No Tav, che pur con il
preavviso di poche ore, avevano subodorato il tentativo di esporre alla
telecamere già pronte della RAI, una sala piena di Si Tav.
Tentativi meschini di mostrare delle inesistenti crepe nel movimento
cui si affianca un costante lavorio per rompere nei fatti
l'unità del movimento. Questo il reale scopo dell'Osservatorio
"Virano". Per rendersene conto basta un'occhiata alla biografia di
quest'architetto di Rivoli, area DS, nominato dal governo Berlusconi,
che, per il modico compenso di 750.000 euro annui, dovrebbe usare le
sue capacità da piazzista per vendere alla recalcitrante
popolazione valsusina il Tav. Dirigente dell'Anas, Virano era stato
l'uomo immagine della Sitaf, la società che ha costruito ed oggi
gestisce l'autostrada del Frejus che attraversa la Val Susa.
L'osservatorio presieduto da Virano è il cavallo di troia del Tav in Val di Susa. La lobby tavista, dopo aver tentato con gli uomini in blu, prova con quelli in grigio. Alla politica del manganello si sostituisce quella del marketing. Oggi i signori del Tav puntano su uno specialista delle pubbliche relazioni, dopo aver fallito il tentativo di chiudere rapidamente la partita mettendola in mano agli specialisti dell'ordine pubblico. Prodi e Chiamparino si affidano a Virano per far ingoiare il rospo ai No Tav con la benedizione di quel partito di lotta e di governo che è il PRC. Sarà per questo che, tranne quelli valsusini, in Valle Scrivia i rifondati non si sono fatti vedere?
Forse sanno anche loro che il mondo è più piccolo di quel che sembra. A raccomandare per il posto di dirigente all'Anas l'architetto Virano è stato un certo Marcellino Gavio. Gavio, il secondo operatore autostradale d'Italia nonché il patron della logistica tortonese, è tra i principali sponsor di una linea ferroviaria superveloce tra i propri piazzali a Tortona e il porto di Genova. Il Terzo Valico appunto.
In Valle Scrivia la gente gridava, facendo eco ai piemontesi dell'ovest, "A saja dura".
Si sarà dura. Spetta a noi tutti che lo sia anche per i predatori del Tav che trasformano il mondo in una pattumiera, dove giacciono gli scarti del loro "progresso".
Anche in Valle Scrivia la lotta entrerà presto nel vivo: un primo segnale è stato dato. Forte e chiaro.
M. M.
(1) Sul progetto cfr. "Il Tav tra Genova e Tortona. Un treno carico di
soldi pubblici per affari privati" in Umanità Nova n. 14 del 23
aprile 2006