"L'altra faccia della guerra"
Supplemento ad Umanità Nova, n 15 del 30
aprile 2006
I fautori della necessità dello Stato sostengono che senza polizia, leggi, carceri, governo, padroni il nostro paese cadrebbe nell'anarchia. Naturalmente costoro sbagliano. E di grosso. L'anarchia è un sistema di relazioni sociali, politiche ed economiche basato sulla libertà e sull'eguaglianza. Vivere in anarchia non si definisce per mera sottrazione, ma si da nella pratica dell'autogestione e in un agire politico basato sulla piccola dimensione, sulla partecipazione diretta, sul federalismo, sul rispetto e la convivenza di opzioni diverse.
Tuttavia l'anarchia non può prescindere dalla rottura del disordine statale, capitalista, patriarcale. La sparizione di polizia, leggi, carceri, governo, sebbene non sia ancora anarchia, è tuttavia necessaria perché la gerarchia e il capitalismo cedano il passo alla libertà e alla giustizia sociale.
I fautori della necessità dello Stato, quello che potremmo chiamare, il "fronte del buon senso", rigettano l'anarchia tra le braccia del caos, il babau di tutti gli amanti di legge ed ordine, di tutti coloro che temono la libertà perché la considerano pericolosa. Pericolosa perché? Pericolosa perché bella e impossibile, desiderabile ma inconciliabile con la tensione di ciascuno a fare per se a danno degli altri. In questo modo si confonde la libertà con l'arbitrio e si getta il primo mattone di un edificio fatto di galere, sopraffazione, sopruso e oppressione. I fautori della necessità dello Stato ritengono che la libertà debba essere sempre vigilata, regolamentata, limitata. Ossia trasformata nel feticcio della democrazia, finzione di partecipazione che cela un mero meccanismo di regolazione delle relazioni tra le elite dominanti.
Parimenti pericolosa è l'uguaglianza, poiché il benessere, l'agio del vivere non si può dare se non nella sfrenata concorrenza su un mercato, questo sì, il più libero possibile.
In altre parole l'ordine del mondo il cui siamo forzati a vivere: leggi, polizia, magistratura per normare, controllare, reprimere, sanzionare gli eccessi di libertà individuale; leggi, polizia, magistratura per togliere ogni laccio e lacciuolo al libero movimento di merci e capitali.
Una follia che basta guardare con occhi diritti e lenti non appannate per vedere in tutta la sua crudezza. Chi ritiene che l'anarchia sia una pericolosa utopia chiude gli occhi sulla realtà, folle, in cui siamo immersi.
Lo Stato di diritto è l'ambito in cui si esercita il diritto del più forte. Tutelare chi comanda e colpire i senzapotere, salvaguardare l'ingiustizia e reprimere chi vi si oppone ne sono da sempre il cardine.
Stante che solo la rottura dell'ordine potrà invertire la marcia, a seconda delle epoche la crudezza della natura intrinsecamente repressiva dello Stato, di ogni Stato, può essere mitigata dalla capacità dei movimenti sociali di ricontrattare sul terreno delle lotte di piazza, sui posti di lavoro e sul territorio ambiti di libertà vigilata meno rigidi, condizioni di vita più decenti.
Il gusto della lotta e della libertà possono essere pericolosa palestra per chi voglia passare dalle briciole alla torta. I fautori del disordine statale, giudici, poliziotti, giornalisti, governo, padroni, lo sanno bene. Non a caso la loro attenzione repressiva e criminalizzante si rivolge contro ogni forma di opposizione politica e sociale.
Oggi, nel Bel Paese, ben 10.000 persone sono inquisite per aver preso parte a lotte sociali e politiche: scioperi illegali, rivolte nei CPT-lager per migranti, blocchi stradali per la tutela dell'ambiente e della salute, occupazioni di case, autoriduzioni di bollette e biglietti, proteste contro l'invadenza clericale, picchetti contro la precarietà, manifestazioni antifasciste, antiproibizioniste, antinucleari…
Leggi razziste, scritte con l'inchiostro di chi vuole manodopera
sempre più asservita, trasformano lavoratori immigrati in
delinquenti da perseguire, imprigionare, malmenare, deportare.
Leggi contro il lavoro lo rendono sempre più precario,
pericoloso, sfruttato, mentre il cosiddetto diritto di sciopero
è annullato da norme sempre più limitanti.
Leggi contro chi consuma sostanze innocue ma proibite riempiono le galere.
Leggi speciali contro il terrorismo rendono legale ogni arbitrio nei confronti di semplici sospetti e sono il retrobottega della guerra che in nostro nome viene combattuta in Iraq e Afganistan.
È in atto una vera torsione del diritto, che trasforma le lotte sociali in atti eversivi da perseguire con anni di reclusione.
Al fondo di tutto i tanti non luoghi della spietatezza disciplinare: carceri e CPT, luoghi dove lo Stato e il capitale mostrano senza veli il loro volto più feroce.
m. m.