Umanità Nova, n 16 del 7 maggio 2006, anno 86
Sicuramente dei professionisti. Dei professionisti della reticenza e della disinformazione, se non della menzogna. Come commentare, altrimenti, l'autorevole articolo di Bruno Cartosio sulla storia del 1° Maggio, apparso su "il manifesto" del 30 aprile 2005? Praticamente una pagina intera del "quotidiano comunista" per informare i propri lettori – a quanto pare considerati degli sprovveduti se non dei beati ignoranti - sul perché i lavoratori di tutto il mondo celebrino questa ricorrenza. Una pagina intera, senza mai nominare, una volta che sia una volta, gli anarchici. Un vero capolavoro!
Se non conoscessimo Cartosio e la sua profonda conoscenza della storia sociale degli Stati Uniti, potremmo pensare all'exploit di un incompetente che ha voluto parlare di cose che non conosceva. Exploit imitato del resto da chi ha curato il pezzo di spalla, una cronologia altrettanto scandalosamente reticente. Ma così non è, tanto più che l'articolo di Cartosio prende lo spunto da un bel libro di Martin Duberman, da poco uscito per le edizioni Spartaco (Martin Duberman, Haymarket, Chicago, Spartaco, 2005) nel quale le vicende degli anarchici Albert e Lucy Parsons sono ampiamente documentate. Anzi, quel libro è proprio la biografia romanzata di questa coppia anarchica, che tanta, tantissima parte ebbe nelle vicende legate al Primo Maggio. Un libro nel quale, ovviamente, della natura anarchica dei protagonisti e degli avvenimenti narrati non si fa certo mistero, anzi!
Chi non sa, dunque, a parte il prof. Cartosio, che la data del Primo Maggio è legata all'esecuzione avvenuta a Chicago nel 1887 di cinque anarchici ingiustamente accusati di aver fatto esplodere una bomba contro una stazione di polizia, a sostegno di un durissimo sciopero? E che da allora, proprio in ricordo di quelli che da quel giorno sono chiamati "i martiri di Chicago", tutto il mondo del lavoro ha deciso che quella data sarebbe stata una grande, giornata internazionale di lotta contro lo sfruttamento? Come si può parlare, dunque, delle origini del Primo Maggio, senza parlare degli anarchici? Come si potrebbe parlare di pizza senza parlare del pomodoro? E se i signori de "il manifesto" ci concedono l'azzardo del paragone, come si potrebbe parlare del movimento comunista senza nominare Carlo Marx?
Da molti anni, ormai, siamo abituati alla patinata eleganza de "il manifesto", e riconosciamo volentieri la sua supremazia nel mondo dell'informazione. E soprattutto quella nel mondo della disinformazione, specie quando si parla di anarchici o di altre realtà di lotta "volgari e plebee". Si vede che per questo prestigioso quotidiano "comunista" l'imprinting bolscevico e l'influenza dei buoni salotti romani sono stati così forti, che non riescono più a liberarsene..
Ci dispiace per loro.
Massimo Ortalli