Umanità Nova, n 17 del 14 maggio 2006, anno 86
Il ministro dell'interno francese, Nicolas Sarkozy, ha presentato al
parlamento un progetto di legge sull'immigrazione volto a modificare
l'attuale Codice di Ingresso, Soggiorno e Diritto d'Asilo (CESEDA) che
disciplina questa materia in Francia.
La riforma della legge sull'immigrazione è di chiara impronta
repressiva, e contro di essa si stanno già mobilitando le
associazioni e i movimenti antirazzisti. Vale la pena di ricordare che
il promotore di questa riforma è quello stesso ministro che si
distinse solo alcuni mesi fa per le sue dichiarazioni palesemente
razziste che fomentarono gli scontri delle banlieue e dei quartieri a
maggioranza immigrata in tutta la Francia.
La sua voglia di "ripulire" la Francia si concretizza adesso con questa proposta di legge che prevede una serie di gravi arretramenti dei diritti riconosciuti agli immigrati. In buona sostanza si vuole applicare anche in Francia il concetto delle quote d'ingresso, cioè la regolamentazione dei flussi. Una selezione da fare a monte per contrastare ingressi indiscriminati e massicci. In realtà si tratta dell'applicazione (già rodata in altri paesi, Italia compresa) del concetto che la libertà di circolazione è un privilegio da concedere a pochi e solo nell'interesse di datori di lavoro e sfruttatori. In tal senso si vuole introdurre un meccanismo che in Italia conosciamo fin troppo bene: il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro.
Il progetto di legge riguarda due assi principali: da un lato tutto quello che riguarda l'immigrazione familiare e il soggiorno (quella che il ministro definisce "immigrazione subita") e dall'altro lato tutto ciò che riguarda la reintroduzione dell'immigrazione per lavoro, e che Sarkozy chiama "immigrazione scelta". Tanto per gradire, si prevede l'abrogazione completa di ogni possibilità di essere regolarizzati dopo 10 anni di soggiorno in Francia. Ciò significa che una persona può vivere in Francia per 15, 20, 30 anni senza avere mai i documenti di soggiorno o avere il diritto di poterli richiedere.
Questa riforma sancirebbe l'annullamento della vittoria delle lotte dei sans papiers dal '97 in poi, battaglie che hanno portato alla possibilità di regolarizzazione dopo 10 anni di presenza sul territorio.
La condizione di integrazione è poi una delle grandi novità di questa legge. Si tratta dell'adesione personale di ogni straniero ai principi della Repubblica e della conoscenza della lingua francese. Si tratta di nozioni completamente soggettive che variano da una persona all'altra e che lasciano nella loro discrezionalità un margine di manovra molto ampio alle prefetture per rifiutare il rinnovo o il rilascio di una carta di residenza. Questa "condizione d'integrazione" (dal sapore poco democratico e molto totalitario) appare come requisito in tutte le richieste di rinnovo del titolo di soggiorno.
Anche per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari ci sono numerose restrizioni. Con il codice attualmente in vigore vi era l'obbligo per lo straniero di giustificare delle risorse economiche durante gli ultimi 12 mesi equivalenti al salario minimo, indipendentemente dal fatto che si facesse venire solo il coniuge o il coniuge insieme ai figli. Nella riforma di Sarkozy, invece, le risorse economiche saranno conteggiate in base al numero di persone con cui effettuare il ricongiungimento: ciò significa che il reddito da dimostrare sarà talmente alto che ricongiungersi con l'insieme della famiglia diverrà praticamente impossibile.
Da quando le frontiere sono chiuse, l'immigrazione per motivi di lavoro non esiste più. Gli stranieri presenti in Francia possono lavorare, ma solo perché titolari di un permesso di soggiorno per motivi di "vita privata e familiare". Quello che si vuole introdurre con la riforma è un sistema in cui si ottiene il permesso di soggiorno solo se in Francia si svolge un lavoro. La proposta è di introdurre diversi tipi di permesso per lavoro, tra cui quello per lavoro subordinato e quello per lavoro temporaneo.
Secondo la proposta, ogni mese l'amministrazione decide per quale zona geografica e per quale tipologia di lavoro c'è mancanza di forza lavoro. Per queste zone e tipologie, se lo straniero risponde ai criteri di assunzione, avrà un titolo di soggiorno ma sarà completamente legato al contratto di lavoro, nel senso che se si interrompe il rapporto di lavoro il permesso di soggiorno sarà automaticamente ritirato. Questo significa anche che i lavoratori stranieri perdendo il permesso di soggiorno perdono anche tutti i diritti di sicurezza sociale legati al lavoro (previdenza, indennità di disoccupazione).
Sono stati citati solo alcuni degli aspetti di novità in questa riforma, ma quello che segue è davvero incredibile: il permesso di soggiorno "per competenze e talenti". Agli stranieri la cui presenza in Francia è caldamente auspicata per lo sviluppo economico della nazione, il tenore culturale, intellettuale e sportivo sarà rilasciato il permesso di soggiorno per competenze e talenti. È un permesso di validità triennale che sarà rivolto molto probabilmente a calciatori di alto livello o a intellettuali con competenze molto specifiche di cui la Francia ha bisogno: un vero e proprio scippo di cervelli dai paesi di origine alla Francia.
Il legame tra contratto di lavoro e validità del permesso di soggiorno, l'idoneità alloggiativa, la dimostrazione di risorse sufficienti, la pretesa di reclutare i lavoratori in base alle esigenze imprenditoriali del momento ricordano da vicino le misure stabilite dalla legge Bossi-Fini in Italia e se si pensa che in Spagna c'è stata di recente una sanatoria legata esclusivamente al contratto di lavoro con delle modalità stabilite dal datore di lavoro e che dunque creano quel legame di subordinazione tra il lavoratore straniero e il suo padrone, appare chiaro che l'omogeneizzazione delle politiche europee nella repressione dei flussi migratori sia un dato quanto mai concreto.
Adesso tocca agli immigrati e agli antirazzisti d'oltralpe rispondere efficacemente a questo tentativo prevaricatore del reazionario Sarkozy. Negli ultimi tempi la Francia ha dimostrato di poter contare su una base sociale che sa ribellarsi alla protervia del potere e all'ingiustizia di leggi concepite solo nell'interesse degli apparati politici ed economici che contano. È auspicabile che questo progetto di legge faccia la stessa fine del CPE, il contratto di lavoro a tempo per i giovani precari, ma questo potrà avvenire solo se si ripeterà una forte mobilitazione dal basso che sia espressione di un conflitto radicale e intransigente.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria