Umanità Nova, n 18 del 21 maggio 2006, anno 86
L'Italia è percorsa da strani omini. Sono personaggi piuttosto grigi che si presentano nei palazzi comunali, incontrano gli amministratori, di solito sindaci, assessori all'ambiente e manager delle ex municipalizzate, aprono la loro valigetta per mostrare opuscoli pubblicitari patinati pieni di grafici e di foto che mostrano solidi e rassicuranti impianti industriali, pudicamente definiti "termovalorizzatori", con lo sfondo di piacevoli anche se un po' fasulle periferie urbane.
La lobby inceneritorista sta presentando un po' in tutta Italia decine di progetti che trovano l'entusiastico sostegno di tanti amministratori locali di ogni parte politica, verdi compresi. L'incenerimento appare a questi signori la via più facile per risolvere il problema rifiuti: non c'è bisogno di impegnarsi in una seria politica di riduzione della produzione dei rifiuti, basta organizzare una raccolta differenziata nei limiti di legge (magari falsificando qua e là le cifre per raggiungere il fatidico 35%) e il resto si trasforma in CDR (Combustibile derivato dai rifiuti) per poi essere bruciato negli altiforni, chiamati "termovalorizzatori" perché se tutto va bene riescono anche a produrre un po' di energia che l'ENEL è costretta ad acquistare a caro prezzo. Tanto poi il contribuente paga sulle bollette.
Tutto bene allora? No, direi proprio di no!
Un inceneritore produce una quantità enorme di inquinanti,
innanzitutto perché emette nell'atmosfera centinaia di
contaminanti di cui spesso si conosce molto poco. Sebbene negli ultimi
anni un po' di attenzione sia stata rivolta alle concentrazioni delle
più importanti sostanze chimiche emesse, questo è solo
una parte del problema. Infatti molte di queste sostanze sono sia
tossiche che bio-accumulabili, cioè con il tempo si accumulano
nel corpo umano; vale a dire anche con emissioni nei limiti consentiti
dalle normative, queste sostanze si possono accumulare nell'organismo
con effetti deleteri. L'inceneritore converte poi parte dei rifiuti in
cenere e scorie che contengono elevate concentrazioni di sostanze
tossiche come le diossine e i metalli pesanti che devono essere
conferite in discariche speciali, mai completamente sicure anche se
costosissime.
Polveri assassine
Analizziamo questi problemi che i fautori dell'incenerimento tendono a "dimenticare". L'esatta composizione delle emissioni varia con il tipo di rifiuto che viene bruciato ma, generalmente, i tre costituenti più importanti sono le polveri, i metalli pesanti e le diossine. Le polveri sono minuscole particelle presenti nell'aria che vengono classificate sulla base della loro dimensione: PM10, se hanno un diametro di meno di 10 micron, PM2,5 se il loro diametro è inferiore a 2,5 micron, PM1 se inferiore ad un micron. L'attuale normativa permette agli inceneritori di emettere polveri ad un tasso di 10 mg/m3. I filtri posti nei camini agiscono come un setaccio che però lascia passare le polveri più piccole. Solo il 5-30% delle PM2,5 è intercettato da questi filtri mentre quasi il 100% delle PM1 passa e viene emesso in atmosfera. Il problema è che gran parte delle polveri sprigionate dai moderni inceneritori, che devono bruciare ad alte temperature per minimizzare l'emissione delle diossine, è di grandezza inferiore ai 2,5 micron ma soprattutto il problema è che queste polveri sono di gran lunga quelle che hanno il maggior impatto sulla salute. Ma, se possibile, c'è di peggio: le sofisticate attrezzature inserite nei moderni inceneritori per ridurre le emissioni di ossidi di azoto, possono aumentare le emissioni di PM2,5 che si formano dopo i filtri e vengono rilasciate senza subire alcun abbattimento. I metalli tossici si accumulano sulle particelle più piccole mentre anche gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) si associano alle PM3. Gli IPA sono tossici e cancerogeni.
Gli inceneritori sono abilitati ad emettere per legge una proporzione molto alta di metalli rispetto alle polveri. Abbiamo già visto come l'accorpamento dei metalli pesanti alle particelle più piccole aumenta la tossicità di queste polveri.
Infine riguardo gli inquinanti organici (IPA, PCB - policlorobifenili, diossine, furani, ecc.) è noto che si tratta di sostanze non solo tossiche ma che si accumulano negli organismi e sono persistenti. Si tratta di composti che agiscono sul sistema immunitario, che si legano ai cromosomi, che interferiscono nella regolazione ormonale, che innescano il cancro, che alterano il comportamento e abbassano l'intelligenza.
Particolarmente micidiali sono le polveri ultrafini che non sono
filtrate dal naso e dai bronchioli, possono essere assorbite nel flusso
sanguigno e da qui arrivare al nucleo della cellula, agendo sul DNA.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che
non esiste un livello di PM2,5 sicuro ed effetti sulla salute sono
stati osservati a concentrazioni sorprendentemente basse. Negli
inceneritori i metalli pesanti, le diossine e altre sostanze chimiche
possono aderire alla superficie delle polveri, aumentandone la
tossicità. Le polveri fini sono associate con malattie
respiratorie e cardiovascolari e con il cancro al polmone.
Particolarmente vulnerabili alle polveri ultrafini sono i feti: dieci
volte più degli adulti. È interessante citare la
conclusione di uno dei 150 studi realizzati negli ultimi anni sugli
effetti delle polveri: "la grandezza dell'associazione tra polveri fini
e mortalità suggerisce che il controllo delle polveri fini
porterebbe a salvare migliaia di morti precoci ogni anno" (J. Swartz e
altri, 2002).
Tecnologia criminale
Se fosse applicato il "principio di precauzione" di inceneritori non se ne sentirebbe neppure parlare. È criminale insistere su questa tecnologia quando esistono metodi di gestione dei rifiuti di gran lunga più sicuri, come il riciclo e il trattamento meccanico biologico, che se applicati massicciamente porterebbero, assieme ad una efficace politica di riduzione, ad un conferimento minimo in discarica. Occorre ribadire con forza che ogni forma di incenerimento di rifiuti, di qualunque tipologia essa sia, è inaccettabile per la salute e per l'ambiente.
M. Zicanu
(*) Per la realizzazione di questo articolo abbiamo abbondantemente
fatto ricorso al 4° rapporto della Società Britannica di
Medicina Ecologica su "Gli effetti sulla salute degli inceneritori di
rifiuti", dicembre 2005, la cui traduzione italiana quasi integrale si
può trovare sul sito
www.ambientefuturo.interfree.it