Umanità Nova, n 18 del 21 maggio 2006, anno 86
Egregio signor Presidente della Repubblica Italiana, caro compagno,
mi chiamo Farid, sono tunisino, ho 36 anni, sono in Italia da più di dieci anni. Ti scrivo perché penso che tu possa fare qualcosa per me e per i miei compagni. Mi hanno incaricato di scriverti perché sono un po' più istruito.
Faccio l'operaio, in fonderia, in quella ricca città emiliana che mi si dice sia stata - e sia tornata ad essere - la patria, la casa madre del comunismo italiano. Credo che tu la conosca molto bene. Anche io ho imparato a conoscerla, e non è che ne sia entusiasta. Del lavoro non posso lamentarmi, anche se è duro, molto duro. Del resto, se non lo fosse, perché lo farebbero fare a noi extracomunitari? Vedi, degli ottanta operai che siamo (dei dirigenti non conta parlarne), tolti i capoccia ancora italiani, non ce ne è uno che non sia, almeno, croato. E dico almeno perché in quella strana gerarchia di popoli che si è creata fra noi, i croati vengono primi. Poi gli altri slavi, i romeni, gli albanesi… e per ultimi noi, i magrebini e i negri.
Ma queste sono cose normali, le gerarchie, i salari, lo sfruttamento, la fatica quotidiana, l'isolamento e l'emarginazione. Sono cose che già sapevo, ne avevo sentito parlare prima di partire, c'ero preparato, credimi! Nulla di nuovo o di strano. Quando ci si deve muovere per vivere, un po' disperati come siamo noi, subire lo sfruttamento dei padroni e patire la solitudine e la distanza dalla propria terra, è il minimo che ci capita. Non ci facciamo gran caso anche se non ci piace. Comunque credo che dovremmo cominciare ad organizzarci fra di noi, per poter andare a stare un po' meglio. Quando ero in Tunisia, al liceo francese, ho studiato la storia, e ricordo di aver sentito parlare di organizzazioni sindacali capaci di raccogliere i lavoratori di tutte le razze e le etnie. Mi pare che una che funzionava molto bene fosse in America e si chiamasse IWW, ma potrei sbagliare. Forse tu ne sai qualcosa di più. Dovresti saperne un po' di più.
Ma non è solo di questo che ti volevo parlare, ora. Come potrai immaginare, abbiamo altri problemi, noi altri, non solo di sfruttamento sul lavoro, ma anche, come li chiamano i vostri professori, dei problemi esistenziali; oppure, come li chiamiamo noi, dei problemi di sopravvivenza: la casa, la famiglia, la socialità, le vessazioni quotidiane. Vedi caro compagno presidente, non siamo tutti barbari, noi extracomunitari, siamo gente normale, normalmente civile e civilizzata, siamo gente che vive l'alienazione e la miseria di questa società come la vivono i cittadini italiani, ma con un valore aggiunto: la nostra "diversità".
Ed è per questa diversità che mi è venuta voglia di scriverti.
Vedi, io non mi sento diverso. Lavoro come voi, ho i vostri sentimenti, le vostre necessità. Parlo un'altra lingua, d'accordo, ma i concetti, i pensieri sono gli stessi: tirare il sabato con la domenica, amare, giocare, scherzare, soffrire. Insomma, vivere con dignità. Sono convinto che, se si escludono i particolari, nella sostanza siamo uguali, perfettamente uguali, esattamente uguali come un barbuto filosofo tedesco e un altrettanto barbuto rivoluzionario russo hanno sempre insegnato. E mi pare che almeno del primo, tu, gli insegnamenti dovresti averli bene appresi.
Guarda bene, quando ho saputo che un comunista era presidente della
repubblica, e un altro comunista presidente della Camera, mi sono
detto: è fatta. Finalmente, anche in questo paese così
difficile e poco abituato a spendersi per i "diversi", le cose andranno
meglio. Questi si sono sempre dati da fare per i poveri, per i miseri,
per gli ultimi, e solo Allah sa quanto noi siamo gli ultimi. Sta a
vedere che finalmente questa vol....
Come? Che cazzo dici, Pavel? Ma va, non è possibile, non ci credo!
Questo Napolitano è lo stesso Napolitano dei Cpt? Quello
della Turco-Napolitano e poi Bossi-Fini? Quello delle quote, di
Schengen, e di tutte le altre porcherie? Quello degli arresti e delle
espulsioni? Ma porca… se non avessi paura di offendere
l'Altissimo - e forse bisognerebbe cominciare a farlo - direi che non
c'è più religione. Ma allora quel Napolitano lì
era un comunista? E sta a vedere che anche la Turco, con quel cognome
extracomunitario, era una comunista anche lei? E hanno fatto quella
legge, hanno creato loro, per primi, quelle prigioni disumane nelle
quali vedi solo l'inferno? Come a Volpina, Volpita... Vulpitta, o come
cavolo si chiamava quella dove c'è morto mio cugino Nashreddine
sette anni fa, come un cane bruciato in una discarica, come un
pericoloso delinquente colpevole di aver creduto che le frontiere, che
le divisioni fra il vostro mondo e il nostro non fossero così
importanti. E così pericolose da attraversare.
Presidente,
non avertene a male se smetto di scriverti ma mi è venuta la nausea e faccio fatica ad andare avanti. Tanto da te non ci ricavo più niente, non c'è più niente che tu possa fare per me e, visti i precedenti, forse è meglio così. Non temere, non staremo più a disturbarti, io e i miei compagni di lavoro, non temere, abbiamo capito. Da te non possiamo, non dobbiamo e soprattutto non vogliamo aspettarci nulla. Hai già fatto abbastanza per noi, del resto. E avremmo piacere e saremmo più tranquilli se tu non ti dessi più da fare. Goditelo il tuo palazzo guadagnato con il sudore della fronte tua e del tuo partito. Finalmente ci siete arrivati, ma non dimenticartelo, è anche con il nostro sudore che ve lo siete guadagnato. Di noi schiavi moderni, doveri tanti e diritti zero. Ti ricorda niente, questo?
Con poco rispetto
Farid e compagni.