testata di Umanità Nova

Umanità Nova, n 19 del 28 maggio 2006, anno 86

Siamo Uomini o Caporali?/Militarismo & Autorità alla berlina
No Martino? No party



A volte la verità o meglio "le verità" le trovi dove non te lo aspetti. E così spendi ore e ore per scrivere e spiegare o perdi giornate a parlare o manifestare nel tentativo di smascherare le bugie del governo, i misfatti di un esercito, quando basta leggersi un articoletto o un'intervista su un quotidiano per avere tutto là a portata di mano... contraddizioni dopo assurdità, paradossi dopo stupidità emergono quelle verità che cercavi.

In Repubblica del 16 maggio 2006 compare un articolo non firmato che titola: "Martino, ultima visita a Nassiriya "Noi italiani non scapperemo", e in occhiello "Il ministro della Difesa uscente rassicura il governatore che aveva espresso preoccupazioni su un ritiro dei militari".

Vabbè il contenuto è ovvio e non certo originale, ogni tanto, giusto per ribadire la politica interventista bipartisan, viene buttato giù un articolo di apprezzamento degli italiani come "forza di pace", della necessità di restare in un "paese martoriato" e bla bla bla.

L'occasione è ghiotta però per estrapolare alcune frasi del buon Antonio Martino a conferma di quanto sottolineavo in apertura e cioè di quanto sia difficile far uscire dalla finestra una guerra senza il pericolo che ti rientri dalla porta, pena poi ricacciarla dal garage e vedersela riapparire dalla cappa della cucina e così via.

Martino dice: "Noi non ce ne andiamo, non scappiamo, non ci ritiriamo, cambia solo la natura della missione: finora è stata prevalentemente militare, mentre a partire dalla fine dell'anno diventerà prevalentemente civile"...

A questo punto viene da domandarsi come mai tutti ci hanno raccontato che gli italiani erano in Iraq contro la risoluzione ONU ma come "forza di pace" per aiutare la popolazione civile, i bambini orfanelli, le scuole da far ripartire, le mamme e i vecchi da difendere, i ponti da aggiustare, gli acquedotti da riparare e i quartieri da controllare, se ora veniamo a sapere che la "natura della missione era prevalentemente militare"? Cosa vuole dire? Dunque da adesso in poi, visto che sarà "prevalentemente civile", vedremo i nostri virili gendarmi ridipingere le case con murales color pastello, organizzare corsi di taglio & cucito per le mamme irachene e gare di briscola per gli attempati nativi? O ancora li vedremo giocare a nascondino tra i bambinelli ormai abbagliati dall'umanità tipicamente italica?

Non pago, il dimissionario ministro della Difesa, alle preoccupazioni del pio governatore iracheno che accorante implora: "Italiani, restate! abbiamo ancora bisogno di voi. Il ritiro deve essere graduale, il rischio è che 'il terrorismo e la criminalità dilaghino'" risponde con fermezza: "Quello che dice il governatore è quello che mi hanno ripetuto in diverse occasioni tutti i leader iracheni, a partire dal presidente. La richiesta agli italiani è sempre quella di restare. Tutti ce lo chiedono proprio perché siamo italiani. Ebbene si, perché insiste Martino: "Loro dicono - Non vogliamo che restino solo gli americani. Vogliamo la vostra presenza, perché ci incoraggia a proseguire sulla strada intrapresa - e noi rispondiamo che non ce ne andiamo, non scappiamo. Cambia solo la natura della nostra missione". Ma come... perché non vogliono gli americani? Ma non c'hanno sempre raccontato che per la maggioranza degli iracheni erano dei liberatori? Che se ci sarà la democrazia è grazie a loro e che le ultime elezioni libere che si sono tenute, alla faccia della resistenza terrorista, sono state un evento epocale? Come è strano il mondo...

Tralasciando i "grandi", un punto interrogativo sorge spontaneo riguardo questa tanto sbandierata "amicizia italiana" visto che il 20 giugno dello scorso anno balzava agli onori delle cronache la notizia secondo cui le autorità della provincia di Nassirya protestavano presso il comando alleato, contro la nostra amministrazione nella provincia. Il motivo della protesta riguarda il fatto che la nostra amministrazione sul luogo, non abbia ancora pagato alcun risarcimento alle vittime irachene provocate nella provincia dai nostri soldati. L'usanza introdotta dagli americani (qualche centinaia di dollari alle famiglie degli uccisi "per errore") era condivisa anche dagli italiani, che però non hanno ancora scucito un dollaro con disappunto dei notabili locali. L'inghippo è burocratico ma essendo di tipo militare assume quel non so che di grottesco/demenziale; infatti essendo ufficialmente in "missione di pace" il nostro esercito non può ammettere o dichiarare alcun iracheno ucciso dai nostri o per esempio magnificare l'efficacia bellica dei nostri reparti, motivo che impedirebbe il nostro governo di saldare il conto.

Tornando all'articolo di Repubblica leggiamo che, rispetto agli attentati contro i tre soldati italiani di pochi giorni prima, il governatore in carica di Nassiriya afferma:"...finora non c'è stato alcun arresto. Le tre persone che erano state fermate nei giorni scorsi sono state trattenute solo per dei controlli e poi rilasciate".

Che strano: come per gli attentati precedenti. Dopo Martino il ruolo d'imbecille tricolore passa alla sinistra. Quella passata alla storia per aver inventato le guerre umanitarie.

Obi Uan


una storiasommarioarchiviocontatticomunicaticollegamenti