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Umanità Nova, n 19 del 28 maggio 2006, anno 86

Laghi, il cardinale amico dei dittatori argentini
Tortura e benedizione


Domenica 14 maggio, in occasione della Solennità della Beata Vergine delle Grazie, patrona principale della città di Faenza e della Diocesi di Faenza – Modigliana, la chiesa diocesana è invitata a stringersi attorno all'altare per rendere grazie al Signore dei sessant'anni di sacerdozio dei Cardinali Achille Silvestrini e Pio Laghi. Gli eminentissimi cardinali presiederanno il solenne Pontificale alle ore 11 nella Basilica Cattedrale di Faenza.

Nel suo Mezzo secolo d'anarchia, Armando Borghi scriveva: "Castelbolognese anarchica si trova a metà strada tra Imola socialista e Faenza repubblicana". Repubblicana certamente, ma anche papalina aggiungeremmo noi. Faenza infatti, e la vicina Brisighella, sono sempre state, nella rossa Romagna, un'isola bianca, fucina di preti, vescovi e cardinali, e non sempre dei migliori. Come nel caso, appunto, di Pio Laghi, oggi uno dei "monumenti" della chiesa wojtiliana e ratzingeriana e, a suo tempo, torbido nunzio apostolico in Argentina, durante la terribile dittatura degli anni settanta.

Le responsabilità di Laghi, e dei vertici della chiesa argentina in quegli anni, sono note. Come è nota la complicità che le gerarchie ecclesiastiche, sempre con Laghi ai vertici, assicurarono ai generali, per far sembrare quell'accolita di assassini e vigliacchi felloni la provvidenziale confraternita dei salvatori della civiltà occidentale dal "pericolo comunista". E non ci fossero stati il coraggio, l'ostinazione, la durezza e la lucidità delle Madres de Plaza de Mayo, nel denunciare i crimini della giunta e dei suoi complici, probabilmente la figura del cardinale avrebbe potuto uscirne pulita.

Per chi non sa o non ricorda, giova ricordare brevemente i fatti salienti. Nel 1974 i generali argentini, comandati da Videla e Massera, prendono il potere instaurando un regime dittatoriale che in soli 6 anni, tra le altre infamie, avrebbe ucciso vigliaccamente almeno trentamila oppositori. Il termine desaparecido (scomparso) nasce appunto in quegli anni, a connotare quanti scomparivano nelle caserme dei militari torturatori o nelle fredde acque dell'Atlantico. La Chiesa ufficiale, nonostante fra le vittime ci fossero moltissimi religiosi e giovani di estrazione cattolica (si parla di una cinquantina di sacerdoti), scelse una duplice strategia: o mettere la testa nella sabbia facendo finta che non succedesse nulla, per poi, quando qualcosa diventava troppo forte per la coscienza della distratta opinione pubblica internazionale, negare l'evidenza o trovare delle giustificazioni. Insomma, una perfetta complicità della quale fu ispiratore e stratega proprio l'eccellentissimo faentino Pio Laghi. 

Amico personale e compagno di tennis di Massera (al quale sposerà figli e battezzerà nipoti) Laghi non si limiterà, infatti, a coprire le infamie ma si opererà anche, in prima persona, per far sì che molte di queste potessero perpetuarsi. Naturalmente, da bravo chierico, senza sporcarsi "direttamente" le mani. Nominerà i cappellani militari che collaboreranno alle torture, donerà un'isola di proprietà ecclesiastica alla Giunta per farne un campo di concentramento dove nascondere i detenuti alla venuta di una commissione internazionale, cercherà di convincere i parenti che non sta succedendo niente di cui preoccuparsi, farà addirittura arrestare una delegazione di Madres che gli chiedevano "troppo insistentemente" udienza. 

Insomma, una perfetta azione di fiancheggiamento e depistaggio, quanto mai preziosa in quei tragici momenti. Del resto, cosa aspettarsi dal capo di quella santa gerarchia che arrivò a definire la pratica di buttare in mare dagli elicotteri i prigionieri ancora in vita "una forma cristiana di morte", solo perché prima venivano imbottiti di tranquillanti? Cosa aspettarsi da chi ripetutamente avrebbe affermato (forse anche lui si vergognava un po'?) che non aveva saputo nulla né si era accorto che succedessero quei crimini? Cosa aspettarsi da chi consigliava sul trattamento da riservare alle prigioniere incinte e da chi vedeva infiltrati anche nella Chiesa definendo le Madres false e bugiarde? Si dice che la colpa di Laghi fu il silenzio. Troppa grazia Sant'Antonio. Si fosse limitato al silenzio, avrebbe fatto meno danni!

Oggi Laghi, con la riconoscenza del Vaticano per il buon lavoro svolto (a suo tempo fu invitata a pregare per lui anche Teresa di Calcutta), si gode meritatamente la pensione e riceve gli omaggi dei bravi cristiani della sua città. Quelli che "la vita è sempre sacra, anche prima del concepimento, se necessario" ma che se poi questa è "spesa male" magari diventando dei sovversivi, allora non è più tanto sacra. Quelli che, evidentemente "l'ipocrisia è un peccato, ma c'è di peggio". Fortunatamente però, Faenza non ha dato i natali solo a Laghi ma anche ad altre persone. Come una certa Elda Casadio, che nel 1945, spinta dalla miseria emigra in Argentina con il marito e il neonato Stanislao. Lo stesso Stanislao che, trent'anni dopo, vedrà per l'ultima volta su una macchina nera, imbavagliato e con la pistola puntata alla tempia. Quando Elda dopo due mesi riuscì a incontrare il compaesano Laghi per chiedergli aiuto, si sentì solamente chiedere se suo figlio fosse un comunista. Oltretutto una domanda crudelmente oziosa, perché nonostante Stanislao non fosse comunista, il Nunzio non mosse lo stesso un dito per aiutarlo.

Poco dopo essere stata invitata a Faenza per ricevere l'onoreficenza di "Faentino lontano", Elda è morta in Argentina e così non è potuta tornare nella sua città. Chissà, se incontrando nuovamente l'illustre concittadino, si sarebbe sentita ripetere quella domanda?

Massimo Ortalli


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