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Umanità Nova, n 20 del 4 giugno 2006, anno 86

Il nucleare vent'anni dopo Chernobyl (6)
Favole, affari e guerra


Dopo il disastro di Chernobyl la lobby nucleare, trasversale ai vari schieramenti politici, ha lanciato una parola d'ordine che ormai da vent'anni percorre tutto il suo blaterare. Si tratta del "nucleare sicuro", termine con il quale si vogliono illustrare fantasmagoriche prospettive tecnologiche "pulite" che vengono utilizzate per ricreare consenso.

Si sente così parlare spesso di nucleare di "terza e quarta generazione" che dovrebbe finalmente evitare i rischi di incidente e la produzione di scorie. Ma quali sono i reali obiettivi delle ricerche sul "nuovo" nucleare?

Il nucleare di terza generazione prevede sistemi cosiddetti di "sicurezza passiva" che dovrebbero assicurare il rallentamento e spegnimento automatico del reattore in caso di incidente. Non si tratta di una grande novità: il primo reattore sperimentale di questo tipo è stato installato in Giappone nel 1996 ma la sua sicurezza è risultata tutt'altro che "intrinseca". Altri reattori di questa terza generazione sono allo studio, come l'EPR franco-tedesco con partecipazione ENEL, di cui abbiamo già parlato, e il sudafricano HTR, sviluppo di una tecnologia concepita fra gli anni '60 e '70 in Germania che utilizzerà uranio racchiuso in nocciolo di grafite al fine di diminuire e non di eliminare il rischio di contaminazione.

La quarta generazione: la sfida del terzo millennio. Si tratta della produzione di energia provocando la fusione nucleare. Il combustibile dei reattori a fusione è dato dal deuterio (un isotopo radioattivo dell'idrogeno) e dal trizio. Gli isotopi dell'idrogeno sono posti sotto vuoto e riscaldati ad alte temperature, fino a formare il cosiddetto plasma, dove i nuclei di idrogeno, separati dagli elettroni, fondono tra loro liberando energia ed elio. È il progetto attorno al quale Canada, UE, Stati Uniti, Giappone, Russia, Cina e Corea del Sud hanno costruito ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) che, nella migliore delle ipotesi, comincerà a produrre energia non prima del 2050. Diciamo questo perché le difficoltà tecnologiche da superare paiono enormi. Quali sono i vantaggi della fusione? Teoricamente il 90% delle scorie prodotte avranno una "bassa radioattività" (appena 100 anni...) Anche le conseguenze di eventuali incidenti dovrebbero essere ridotte poiché, si dice, in caso di perdita di controllo il reattore a fusione "dovrebbe" tendere a raffreddarsi arrestando spontaneamente il processo di fusione. Infine, il combustibile di partenza, cioè l'isotopo dell'idrogeno deuterio si può ricavare dall'acqua che è estremamente più abbondante dell'uranio. Però, come abbiamo detto il problema delle scorie rimarrebbe anche se in misura minore di quello provocato dai reattori attuali visto che almeno il  10% avrebbe gli stessi problemi delle scorie prodotte dal nucleare a fissione. Per non parlare dei problemi sulla dismissione delle centrali nucleari che rimarrebbero inalterati. Come si vede è ben strano questo nucleare di quarta generazione, definito sicuro e pulito ma che di sicuro e di pulito ha ben poco. A questo punto è lecito domandarsi se ha un senso investire in ricerche difficili e costosissime per realizzare un progetto che, nella migliore delle ipotesi, non risolverà i problemi del nucleare: scorie, sicurezza, dismissione, inquinamento. Naturalmente l'unica risposta è che la lobby nucleare punta a drenare gli enormi investimenti pubblici necessari per la costruzione, la gestione e il "decommisioning" delle centrali nucleari, soldi prelevati direttamente dalle bollette pagate dagli utenti.

Dietro il nucleare "sicuro" gli interessi del complesso militare-industriale. Quello che i filonucleari dimenticano sempre di dire sono le implicazioni militari di questi progetti. Eppure già nel 1975 la rivista Science denunciava l'interesse in primo luogo militare dei progetti di fusione nucleare volti ad aggirare una proibizione dei test nucleari, poi sottoscritta nel 1996. Infatti le ricerche sul nucleare "sicuro" servono al complesso militare-industriale per chiarire aspetti ancora oscuri della fusione e migliorare l'efficienza delle bombe termonucleari: pochi sanno che il trizio è un componente delle bombe atomiche importante quanto uranio e plutonio. I grandi progetti sulla fusione controllata mettono a disposizione grandi quantitativi di trizio. "Ma se un giorno si otterrà davvero la fusione di una sferetta di Deuterio e Trizio... sarà quindi una micro testata nucleare a pura fusione, anche se per ora non trasportabile: ma potrebbe diventarlo il giorno in cui si riuscirà a miniaturizzare gli apparati(laser, acceleratori)" (A. Baracca).

Ci si affida a scoperte scientifiche del futuro, chiamate a risolvere i due grandi problemi del nucleare: quello delle scorie radioattive e quello della sicurezza dei reattori, fingendo di ignorare che la scienza si trova lontanissima da una soluzione su ambedue i versanti. L'idea di investire miliardi di dollari per ricercare un ipotetico reattore intrinsecamente sicuro non regge ad alcuna valutazione costi/benefici, visto che, con risorse molto minori, si potrebbe generare l'energia necessaria con le fonti rinnovabili. Insomma l'unica cosa intrinseca a questi progetti è la loro... idiozia.

A. Ruberti

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