Umanità Nova, n 20 del 4 giugno 2006, anno 86
Una storia come ne succedono tante, di ordinaria sopraffazione.
Ci sono un paio di tizi con la divisa addosso, c'è uno con la pelle scura e tutto intorno c'è Milano.
La divisa è quella dei controllori dell'ATM e il tizio con la pelle scura sta alla fermata del bus.
I controllori, tanto per fare i gradassi gli chiedono il biglietto. Il tizio, che ha pure l'abbonamento, non ci sta a farsi prendere in giro e glielo dice che loro non possono chiedergli il biglietto se lui non è sul bus. I due controllori, invece di andarsene con le pive nel sacco per aver trovato uno che non si fa sfottere, insistono e lo aggrediscono mandandolo all'ospedale.
Bruno Soresina, presidente dell'ATM, invece di chiedersi come mai due controllori stessero infastidendo una persona alla fermata invece di essere sui bus a controllare i biglietti, difende l'indifendibile linea dei controllori che sarebbero stati aggrediti da un immigrato, magari pure clandestino, che non ne avrebbe avuto alcun motivo, ma si sa, questi immigrati...
L'unica cosa che rende questa storia diversa dalle altre è che l'immigrato è un noto giornalista e scrittore, Pap Khouma, da dieci anni cittadino italiano, autore di "Io, venditore di elefanti", dove racconta proprio la sua esperienza di immigrato.
La storia è così finita sui giornali a denunciare il clima quotidiano che subiscono molte persone con la pelle del colore sbagliato.
Siccome siamo sicuri che, purtroppo, non cambierà nulla nonostante la denuncia pubblica, rimaniamo convinti che l'unico modo per far cessare queste sopraffazioni è non accettarle passivamente (come avrebbero fatto molti) ed intervenire ogni volta che se ne vede una, si chiami o no Pap Khouma.
F. C.