Umanità Nova, n 21 dell'11 giugno 2006, anno 86
Mentre il governo ulivista/unionista muove i primi passi, a Torino, come in molte altre grandi città, una valanga di consensi incorona un sindaco uscente. Nel nostro caso è l'olimpico ultras del TAV (e non solo del Toro...) Sergio Chaimparino, che così conferma la filiera unionista Regione-Provincia-Comune di Torino, Bresso-Saitta-Chiamparino. Bene, le olimpiadi sono passate, le elezioni politiche pure e anche quelle locali. Da segnalare che i conti della Fiat Auto segnano una netta ripresa e quindi tutto va per il meglio nel migliore dei Piemonti possibili...
Stabilità e omogeneità delle amministrazioni al potere, ottimo rapporto padroni/politici, soldi, ancora tanti soldi da gestire, per il completamento di opere già cantierate e di altre che si iniziano, come la seconda tratta della metropolitana. E poi c'è il treno ad alta velocità in Valdisusa, croce e delizia di Bresso, Chiamparino & C. Il disco rotto che gira sul piatto ripete la cantilena "Il TAV si farà...", ma la faccenda per i nostri non è più tanto liscia e sui tempi non c'è proprio certezza. A livello di slogan siamo passati da "Torino non sta mai ferma" in vista delle olimpiadi a "Torino è sempre in festa" delle ripetute notti bianche.
Ora, guardando le facce di Bresso-Saitta-Chiamparino, determinati e cinici vecchi attrezzi della politica politicata, mi chiedo cosa dovrebbe indurci a festeggiare. Tanto più che ai nostri non è che piacciano tutti i tipi di festa, ma solo gli eventi mega, zeppi di cultura da consumare stile fast-food; eventi dove girano soldi, molti soldi.
E per organizzare le loro feste, i nostri hanno dovuto ripulire la città da tutti gli impresentabili che avrebbero stonato e che non si lasciavano arruolare nei volontari olimpici: poveri, immigrati, occupanti di case, tutti coloro che a voce o con la loro semplice esistenza demistificavano l'immagine di città luna-park che si voleva dare di Torino.
A dar manforte ai nostri, ci han pensato prima i fascisti armati di coltello, che la notte dell'11 giugno 2005 cercarono di ammazzare due occupanti del Barocchio squat; e poi i celerini armati di manganello che il 18 giugno seguente caricarono in via Po il corteo che protestava contro l'aggressione: due antifascisti arrestati subito, altri otto nei giorni seguenti, carcere poi arresti domiciliari, case occupate sgombrate e il 27 giugno di questo anno per i dieci antifascisti si aprirà il processo con un'accusa, devastazione e saccheggio, per la quale è prevista una pena da 8 a 15 anni di reclusione; lo stesso reato viene contestato ai NO TAV che liberarono il campo di Venaus l'8 dicembre 2005.
Come vedete, la triade, insieme a fascisti, celerini e giudici non scherzano. Dietro il belletto della "Torino sempre in festa", caricatura della già insopportabile "Milano da bere" degli anni '80, chiaro appare il volto del potere che non ammette critici ed oppositori, da seppellire sotto accuse pesantissime, da intimidire, incarcerare, perseguitare.
Ma si può ripulire questa faccia di Torino, togliendo il trucco pesante che le si vuole imporre per nasconderne l'anima popolare e antifascista; si può portare aria fresca in città e in valle accettando a piede fermo, da veri bogia nen, la sfida del potere arrogante che pensa di scatenarci contro i suoi sicari, i suoi poliziotti, i suoi giudici.
La festa, la vera festa, è quella di un popolo libero che prende in mano la sua storia e il suo futuro, che difende la sua città e la sua terra da chi le vuole rapinare. Un popolo senza capi né padroni che vuole essere di liberi ed eguali.
W.B.