Umanità Nova, n 22 del 18 giugno 2006, anno 86
E non si dica che non l'avevamo detto.
Con l'avvento del centrosinistra al governo del paese tutto appare fumoso, ambiguo, indecifrabile.
In particolare, la questione antirazzista si è arricchita negli ultimi giorni di un nuovo significativo episodio che aiuta a comprendere il sottile equilibrismo che tiene in piedi gli interessi incrociati dei partiti della maggioranza. Il tutto, ovviamente, viene giocato sulla pelle altrui.
Dopo la rivolta e la fuga di massa degli immigrati reclusi nel CPT di Torino, il neosegretario del PRC Giordano aveva tuonato contro i Centri di Permanenza Temporanea: "Illegali sono i CPT, non chi fugge". Puntuali, le repliche del centrodestra, le accuse di irresponsabilità istituzionale mosse contro i comunisti al governo e tutta la prevedibile cagnara che si scatena in questi frangenti. I facili entusiasmi prodotti dalle dichiarazioni di Giordano hanno però subito la stessa battuta d'arresto che il ministro Ferrero si era sorbito solo pochi giorni prima quando aveva annunciato la possibilità di una riapertura delle quote di ingresso. Ancora una volta è stato il capo del Viminale, l'ineffabile Giuliano Amato, a mettere tutti in riga.
C'è una proposta, infatti, che potrebbe vedere la luce entro poco tempo e che sarà presentata dallo stesso ministro dell'interno: i CPT non chiuderanno ma aumenteranno di numero. Pare che al Viminale abbiano intenzione di ridisegnare la geografia dei CPT mantenendo delle strutture "filtro" (come, ad esempio, Lampedusa) e moltiplicando delle strutture differenziate in cui le procedure amministrative siano demandate ai comuni con uno spiccato ruolo del volontariato alla gestione del tutto.
Ci chiediamo cosa possa voler dire tutto questo. Probabilmente niente di diverso da ciò che accade attualmente. Ce ne convinciamo quando scopriamo, per esempio, che la volontà ministeriale è quella di mantenere i centri di identificazione per richiedenti asilo con le stesse concessioni che sono sancite dalla legge Bossi-Fini: libertà per gli immigrati di entrare e uscire dai centri a patto che si rientri a una certa ora. Sappiamo come vanno le cose in realtà: sono i prefetti che decidono - a loro discrezione - come deve funzionare un centro di identificazione, e non abbiamo motivo di dubitare che queste strutture continueranno a fungere da strutture di detenzione "coperte". In ogni caso, giusto per fugare qualsiasi dubbio, nella proposta di Giuliano Amato i Centri di Permanenza Temporanea non vengono assolutamente cancellati: la permanenza sarà sempre obbligata ma forse la vigilanza non sarà affidata a organi di polizia. Cambierà il nome, questo è poco ma sicuro.
La filosofia che sottende tale riorganizzazione della repressione sui migranti si ispira a un principio di fondo: meglio tante strutture piccole e gestibili piuttosto che poche strutture grandi e "ad alta tensione". Niente da dire, Amato ne sa una più del diavolo.
Restiamo di stucco (o forse no) quando apprendiamo dai giornali che
i progetti del ministro dell'interno sono stati accolti con viva
soddisfazione da diversi esponenti del governo. Proprio Paolo Ferrero
ha spiegato: "Quando ho detto che i CPT saranno superati non intendevo
dire che sarebbero stati chiusi ma che sarebbero state modificate le
modalità con le quali si sta in questi centri". Tra l'altro,
sarà la stessa sottosegretaria con delega all'immigrazione, la
diessina Manuela Lucidi, che lavorerà al progetto del ministro
Amato. Inutile dire che la Casa delle libertà ha espresso
attraverso i commenti rilasciati dall'ex sottosegretario all'interno
Mantovano la propria soddisfazione per la volontà manifestata da
Amato di voler seguire la linea del precedente governo.
Insomma, nessuno dica che non l'avevamo detto.
Il centrosinistra al governo agirà in perfetta continuità con chi l'ha preceduto: d'altronde sono stati loro che hanno concepito i CPT, redatto la Turco-Napolitano e creato tali gravissimi precedenti nell'ordinamento giuridico di questo paese. Nello specifico, l'ambiguità dei vertici del PRC è quanto mai irritante perché questi tristi personaggi confermano non solo la loro pochezza politica ma anche una profonda disonestà intellettuale che non può essere tollerata. Alla luce di questo teatrino della politica che smaschera i suoi protagonisti ogni giorno che passa, non ci resta che rilanciare l'autorganizzazione e l'autogestione delle lotte antirazziste, unico vero antidoto al veleno della doppiezza dei partiti, dei governi e delle istituzioni.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria