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Umanità Nova, n 22 del 18 giugno 2006, anno 86

La complicità dell'UE nei sequestri e voli segreti CIA
Pratica criminale


I capi d'accusa contro diversi governi europei che il deputato svizzero Dick Marty ha sottoposto alla Commissione sugli Affari giuridici ed i diritti umani dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa non sono da poco:

"detenere segretamente una persona sul territorio europeo per un periodo indefinito di tempo, negandogli i diritti umani fondamentali e non garantendogli la tutela giuridica nella fase procedurale (habeas corpus); catturare una persona e trasportarla negli Usa, sapendo che tale persona sarebbe stata trasferita illegalmente in un centro carcerario americano; consentire il trasporto illegale di detenuti su aerei civili in operazioni di sequestro (rendition), attraverso il territorio o lo spazio aereo europeo; passare informazioni agli Usa nella previsione che tale materiale servirà immediatamente a condurre una operazione di sequestro o ad assicurare una persona in una prigione segreta; partecipare direttamente agli interrogatori di persone soggette a sequestro o tenute in prigioni segrete; accettare o fare uso di informazioni raccolte nel corso degli interrogatori prima, durante o dopo che il detenuto sia stato minacciato o sottoposto a tortura o a altre forme di violazione di diritti umani; rendere disponibili gli aeroporti civili o militari come base operativa di partenza o piattaforma per i sequestri o altre operazioni illegali di trasferimento di detenuti, quando i velivoli decollano o atterrano da tali punti a tali fini; rendere disponibili gli aeroporti civili o militari come base intermedia delle operazioni di sequestro, quando un velivolo atterra per poco tempo in uscita o in entrata, ad esempio per rifornimento".

È accertato che l'aeroporto civile di Roma Ciampino è servito per rifornire di carburante velivoli in transito, in genere verso gli Usa o verso paesi amici in cui il trattamento dei prigionieri civili combattenti – categoria anomala inventata dai giuristi americani, tra cui l'attuale Segretario alla giustizia, per sottrarsi alle norme internazionali (Convenzioni di Ginevra, Convenzione contro la Tortura) – è quanto meno dubbio. L'aeroporto militare di Aviano è servito almeno una volta (accertato) per attuare una operazione di sequestro illegale di persona verso l'Egitto (il caso dell'imam milanese già rifugiato politico in Italia, su cui indaga il procuratore Spataro).

Il rapporto si dilunga sui 17 casi esaminati di cui si hanno testimonianza e prove plausibili, sebbene non certe dal punto di vista giudiziario; addirittura si ricava una metodologia tipica della Cia per questo genere di operazioni, soprattutto sulla modalità di trattamento del sequestrato.

Ma la novità peraltro poco sottolineata dai media nostrani è che tale strategia antiterroristica americana, orchestrata dalla Cia attraverso i suoi capi-area che hanno adoperato in larga misura uomini e risorse economiche con identità false e libertà di movimento tipiche di spie infiltrate ma coperte dalle autorità locali (fra l'altro, in Italia, a Milano, i membri del commando hanno alloggiato in alberghi da 450 dollari a notte), risale all'era Clinton, verso la metà degli anni '90, quando Osama bin Laden non era ancora diventato il nemico pubblico n. 1 degli Usa e quindi di tutto il pianeta.

"La Cia intendeva catturare sospetti terroristi in paesi stranieri senza clamori e senza usare le vie legali, trasportandoli verso altri paesi, in genere quelli originari dove e se erano ricercati, o per detenzioni senza processo. Diversi paesi membri del Consiglio d'Europa hanno notoriamente collaborato strettamente con gli Usa durante l'amministrazione Clinton in questo programma di sequestri di persona" (in testa il Regno Unito del "compagno" Blair). Dopo l'11 settembre, quel che è successo è solo una estensione in numero e in raggio operativo di queste operazioni coperte.

È abbastanza naturale credere che tale dispiegamento di risorse da parte del governo americano e del suo braccio operativo, la Cia, sia pure in disgrazia, risalente a un decennio fa non sia affatto ignoto ai paesi dentro e fuori la Nato, ad esempio, e tanto meno ai governi dei paesi coinvolti (oltre l'Italia, Spagna, Regno Unito, Germania, per non parlare dei nuovi arrivati un tempo satelliti sovietici e ora fedeli cani da guardia del padrone a stelle e strisce, Romania, Polonia, Croazia, Bosnia, Montenegro). Per quanto ci riguarda, governo e opposizione non potevano non sapere, come si dice in gergo con una locuzione ambigua quanto basta a sollevare polvere senza dover rendere conto a nessuno.

Ma poi a chi dovrebbero rendere conto il Sismi, il responsabile politico dei servizi di informazioni presso la presidenza del consiglio dei ministri Letta (quello senior, non il nipote che ne ha ereditato familiarmente la carica), il governo Berlusconi, l'ex ministro della difesa Martino, la Commissione parlamentare presieduta dall'on. Bianco dell'opposizione? Agli elettori? Ad Amnesty International? Alla Corte penale Internazionale all'Aja? Alle Nazioni Unite? Al neonato consiglio dei diritti umani dell'ONU?

Siamo in presenza, su scala globale, ad una pratica criminale che, a differenza di Cosa nostra, piccola storia locale, trova arsenali di armi, uomini e donne, dollari e giuristi che legittimano quel che il politico di stato ha da sempre fatto come strumento del proprio dominio: legittimare l'arbitrio della violenza in paradigma giuridico della giustizia di stato. Per ogni art. 3 della Convenzione contro la tortura che obbliga un paese a non estradare, espellere o respingere un individuo verso una nazione che non offra garanzie di protezione dei diritti umani, anzi promuove la tortura come strumento di confessione di reati ascritti calpestando il diritto internazionale, si troverà sempre un giurista alla Don Ferrante di manzoniana memoria che sosterrà con imperturbabile faccia tosta come il governo vincolato dalla ratifica della Convenzione sia obbligato appunto a non estradare, espellere o respingere dal proprio paese, ma non di trasgredire tali norme al di fuori del proprio paese, esattamente quel che fanno gli Usa, laddove i governi complici consapevoli chiudono tutti i loro orifizi conoscitivi.

E pazienza se qualche volta, i fatti precedono la copertura legale, quella si può fare sempre ex post, ad hoc, come ha razzolato lo scorso parlamento nostrano su diktat del premier.

Salvo Vaccaro

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