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Umanità Nova, n 22 del 18 giugno 2006, anno 86

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Massenzatico: cucine letterarie
Cucine letterarie: la tavola rossa è stata svelata. Resoconto del convegno del 3 e 4 giugno.
Nella dichiarazione d'intenti, divenuta programma collettivo di lavoro, dell'ormai mitica Cuoca rosso-nera si individuava, fra gli altri, un obiettivo immediato: "la realizzazione di eventi culturali legati alle cucine sociali, tesi a scoprire la storia del movimento operaio e contadino partendo dalla tavola, dal cibo e dal vino, per reinterpretare la storia stessa in modo eclettico, confermando che la rivoluzione sarà un gran pranzo di gala".
A due anni dal convegno dedicato alle "Cucine del popolo", il centro studi scaturito da quell'esperienza, e che porta quel nome, ha mantenuto gli impegni di allora con un nuovo appuntamento capace ancora di catalizzare l'attenzione di una vasta area di pubblico e persino mediatica. Il luogo è sempre quello: Massenzatico, nel cuore dell'Emilia rossa.
Sono state due giornate straordinarie all'insegna dell'incontro, della riflessione, della mescolanza e della cultura ad altissimo livello in un paese che al socialismo ha dato i natali; due giornate autogestite e autofinanziate, vissute intensamente, nel nome del nostro Gino Veronelli che ne fu il principale ispiratore, accanto a personalità della cultura, dell'arte, della letteratura e della gastronomia. Sono state due giornate gioiose che hanno visto transitare il 3 e 4 giugno a Massenzatico, per il convegno "Cucine letterarie / Tavola proletaria e narrativa sociale", oltre 1.500 persone interessate alle varie fasi dell'evento. E a chiudere, il veglionissimo rosso con 400 persone a tavola per godere di un menù lungo un secolo – risalente al 1906 e riproposto per l'occasione per mantenere la forte tradizione del cibo sociale. Il sabato sera una gnoccata sociale che ci ha ricordato i grandi eventi collettivi che il socialismo reggiano ha creato per alimentare generazioni di sognatori e cooperatori. E quindi, come cena, la domenica sera, 4.000 tortelli multicolori, arrosti, insalate e patate, dolci e lambrusco rosso vivo per rammentare l'alto valore nutritivo della tavola proletaria che ha assicurato l'ossigeno mentale per quell'utopia socialista che disegnava fratellanza e sorellanza, uguaglianza nella libertà.
Sabato pomeriggio, l'apertura con Luigi Bolognini, che ha ricordato il ruolo delle osterie milanesi nella cultura dei grandi giornalisti dal dopoguerra a oggi, Gianni Brera e Gianni Mura su tutti; Stefano Raspini con Giuseppe Caliceti hanno proposto una performance letteraria "a costruzione della penisola italica"; Ivanna Rossi con la sua "filosofia del pan grattato"; l'associazione Dea Cagna sul rosso Stalin e rossissimo Lenin; Carlo Lucarelli con un'inedita riflessione su strane coincidenze e misteri a base di caffé; Edoardo Sanguineti con sue poesie, alcune inedite, sui piaceri del cibo e della vita.
La sera è stata vivacizzata dagli spettacoli offerti dal dj e scrittore salentino Donpasta, con il suo aperitivo audiovisivo di musica e cucina, dalla folk-band I Forasteri, che ha coinvolto il pubblico riproponendo musiche tradizionali dall'Italia, e infine dai Les Anarchistes, una delle band più originali del panorama italiano, già vincitori del Premio dedicato a Piero Ciampi, a riscoprire canti di lotta socialisti, anarchici e internazionalisti del passato, reinterpretati per il futuro.
La domenica mattina con l'incontenibile narratore Paolo Nori e nel pomeriggio il convegno studi con taglio interdisciplinare, con la comunicazione di Gianni Mura, che ha tracciato l'evoluzione del pasto in relazione al mutamento dei costumi. A seguire Edoardo Sanguineti, che ha tracciato un bilancio originale del futurismo italiano e del suo rapporto con il cibo sconfinando in acute osservazioni politiche e letterarie sull'attualità; Guido Andrea Pautasso ha relazionato sul banchetto dei sensi surrealisti; Andrea Perin ci ha raccontato come la fame aguzzi l'ingegno e quindi proponga piatti semplici e innovativi; Tiberio Artioli ha esposto le ricette del diavolo; Alberto Capatti si è cimentato sulle letterature naturiste e vegetariane francesi; Giovanni Biancardi ha esposto la cucina dei poeti della rivolta come Pascoli, Carducci e Cavallotti, per citarne alcuni; Alberto Ciampi, con la tavola narrata passante dagli scrittori dell'avanguardia artistica e letteraria; Arturo Bertoldi ci ha preparato alla cena successiva con un ricettario "prolet" costruito dagli scrittori sociali del Novecento.
Tante e troppe sono le considerazioni che potremmo fare su quest'evento importante che ha fatto iniziato a colmare un vuoto di conoscenza nel campo letterario in relazione al cibo. Abbiamo così scoperto la trota di Felice Cavallotti, il vino di Edmondo De Amicis, l'insalata elettrica di Tommaso Marinetti, l'autotorta di Luigi Garavelli, il culatello di Alceste De Ambris, la minestra dell'esiliato di Mario Mariani, la zuppa dell'avaro di Lorenzo Viani, le costolette di Giosué Carducci, le salacche alla Motta Visconti di Ada Negri, i gnocchetti di Luigi Molinari… Tutte scoperte che saranno raccolte ed editate nel consueto libro degli atti del convegno.
Il merito del buon risultato raggiunto dall'iniziativa nel suo complesso va ai relatori ed agli artisti che hanno partecipato alla due-giorni, alle cuoche rosse di Massenzatico, al grande lavoro organizzativo dei compagni dell'area libertaria reggiana che hanno operato in un'ottica dialogante con la base delle altre componenti storiche della sinistra.
Il discorso così avrà un seguito. Tre i filoni d'intervento che corrispondono ad altrettante "sezioni" del Centro Studi: 1) Cibo / socialità nella storia del movimento operaio e delle classi subalterne; 2) Cibo e avanguardie artistiche; 3) Produzioni naturali e Denominazioni Comunali.
Il tutto seguendo il fil rouge delle culture sociali negli ultimi due secoli, dal movimento operaio storico al radicalismo novecentesco, fino all'attualità in chiave di recupero in senso qualitativo, ecologico sociale ed equo solidale, dell'atto di cibarsi / produrre "per il pane e per le rose", secondo le istanze antiche del sindacalismo libertario.
Centro Studi Cucine del Popolo, Massenzatico (RE)

A chi fa paura la rivoluzione spagnola?
Il 4 giugno alla festa di radio blackout è stato presentato il libro di Abel paz sulla Colonna di Ferro.
I media, mentre blandiscono i redattori della radio per realizzare un servizio di colore, boicottano le iniziative della festa considerate più destabilizzanti. Infatti i grandi giornali (Stampa e Repubblica) che attraverso alcuni loro giornalisti si erano mostrati molto interessati alla presentazione del libro di Abel Paz, improvvisamente hanno cambiato idea, tutti insieme, nonostante l'imminente settantenario della guerra civile.
Chi afferma che il capo redattore nega la pubblicazione, chi riduce il tutto a un trafiletto, chi annuncia anticipatamente che anche le altre testate faranno così da Milano a Roma.
Nonostante i sette decenni di distanza, la breve estate dell'anarchia spagnola ha messo in agitazione i capi-censori dei giornali, forse spinti dall'alto, e cala il silenzio stampa.
Nessuno deve sapere che a Torino si presenta un libro autoprodotto dagli squatter il cui autore è un anarchico che ha preso le armi, seppure giovanissimo, contro fascisti e stalinisti, che per partecipare alle esperienze autogestionarie delle collettività agricole, si percorse la Catalogna a piedi, che fu arrestato come guerrigliero nel '42 dalla polizia franchista e trascorse 10 anni in carcere, dove cominciò a scrivere. Nessuno deve sapere che Diego Camacho in arte Abel Paz, è il principale biografo di Buenaventura Durruti e che questa sua opera è tradotta in 14 lingue… Questa figura anomala di storico forse è sgradita al piattume del servilismo culturale italiano come irritante è l'esistenza di autoproduzioni di materiali di critica intransigente allo Stato, soprattutto se anarchiche. A questo proposito ricordiamo che l'autore del primo libro editato dal Fenix, la cui sede è stata sgomberata e sequestrata a sua volta, fu arrestato il giorno dello sgombero con accuse ridicole e pretestuose perché partecipò ad una manifestazione antifascista caricata dalla polizia. Anche gli scrittori danno fastidio. Soprattutto quelli delle autoproduzioni Fenix. Il libro era "Le scarpe dei suicidi" e l'autore Tobia Imperato. Fatto arrestare dallo stesso procuratore che egli descrive fra i responsabili della morte di Sole e Baleno.
Palomino Fino

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