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Umanità Nova, n 23 del 25 giugno 2006, anno 86

Savoia e fascisti: la storia da tragedia volge in farsa
Il Re Lenone


L'unica cosa davvero certa di questa faccenda, è che Gaetano Bresci non si sarebbe sobbarcato il costo del biglietto, né tantomeno quello delle "palle tre", per portare a termine il suo progetto, visto che il personaggio in questione di palle, al massimo, ne avrebbe potuto meritare una, ma quella di stoffa con le quali si tira ai barattoli nei Luna park. Del resto che sua maestà Vittorio Emanuele IV fosse l'indecente cialtrone di cui si legge in questi giorni, era cosa nota da tempo. E non sarà necessario ricordare ai lettori di Umanità Nova le "imprese" che in passato lo hanno reso così famoso, dalle sparatorie assassine sulle barche ai traffici di armi, dalle risse con cugini e sorelle alla difesa delle leggi razziali promulgate dal fascismo e firmate dal nonno. Quel che potrebbe sorprendere, semmai, è il credito di cui questo sordido faccendiere ha continuato a godere in questi anni. E non solo fra i suoi simili e sodali, che sappiamo attrarsi fra loro come le mosche alla m…., ma anche in seno a un ceto politico "moralmente ineccepibile" che tanto si è dato da fare per permetterne il rientro in Italia. Indubbiamente, dal suo punto di vista e col senno di poi, sarebbe stato meglio che Berlusconi e Fini non fossero riusciti a convincere il Parlamento a modificare la Costituzione per consentirgli di tornare fra noi. 

Ovviamente, da quegli incorreggibili diffidenti quali siamo nei confronti della magistratura e della giustizia, non vogliamo prendere per buone tutte le accuse che vengono mosse a Savoia e compagnia cantante, anche se queste, visti i personaggi in campo, sono tutte ben più che credibili. Perfino quella, e questo la dice lunga sulla stima che si può nutrire per certa gente, di aver esportato in Eritrea ("tanto è terzo mondo") acqua zuccherata spacciandola per medicinali, mettendo così a rischio gravissimo la vita di intere popolazioni. Non possiamo esimerci, però, dal considerare come, ancora una volta, i Savoia si mostrino per quello che veramente sono stati, sono e, possiamo scommettere guardando le nuove generazioni, saranno. Un'accolita di predoni tanto avidi e ingordi quanto infidi, intenti a far funzionare quelle poche cellule grigie di cui madre natura è stata con loro così parca, solo per escogitare in continuazione truffe, rapine e ruberie. Una dinastia che ha celebrato nell'infamia dell'alleanza con il fascismo, la sua genetica propensione alla vigliaccheria di fronte al potente di turno e alla sopraffazione del più debole. Un dinastia che anche nel momento in cui avrebbe potuto cercare un minimo di riscatto e di dignità, restando al fianco dei suoi "sudditi" contro i tedeschi, pensò solo di salvare le regali chiappe abbandonando Roma e rifugiandosi, come topi che abbandonano la nave che affonda, nell'ospitale e "liberata" Brindisi.

Storie vecchie, si dirà, e vecchie certamente sono, ma che si riproducono inesorabilmente, fatte le debite proporzioni con i diversi momenti storici, nella sequela di meschinità e porcherie che questa famiglia riesce a mettere in cantiere con una costanza davvero esemplare. In soldoni, mi si trovi uno, anche il più sfegatato dei monarchici, che possa citare una loro "buona azione".

Del resto, nella costante del marchio infamante che li segue come una tabe ormai insopprimibile, ricompare, e anche qui non ci meravigliamo, un'affinità ideale e materiale con i fascisti. Non più, è ovvio, con quelli nostalgici dell'orbace e della camicia nera, visto che non contano più niente, ma con quelli, ben più potenti, catapultatisi come avvoltoi affamati ai vertici del potere politico romano. In un intreccio ancora dai contorni non ben definiti, anche se promettenti, ma nel quale emerge limpidamente la luminosa moralità pubblica e privata degli uni e degli altri. Se è vero quello che si può leggere in questi giorni, appare davvero edificante il clima fraterno e solidale che regna incontrastato, fra i vari Storace, Gasparri, La Russa, Fini e… consorti. Lo stesso, del resto, che teneva uniti, come nemici necessari e indispensabili gli uni agli altri, i gerarchi del ventennio.

Si sa, la storia non si ripete e il presente non è mai uguale al passato. E anche questa alleanza criminale fra Savoia e fascisti non è, nella sua meschinità, che una pallida e miserevole copia di quella che tenne uniti, a suo tempo, i loro predecessori. Allora si trattava di governare e spartirsi l'Italia "imperiale", oggi di governare e spartirsi un giro di mazzette e di marchette. Ma lo spirito è lo stesso: coprire dietro il paravento di un potere dato dal "consenso popolare" o dalla "nobiltà" del sangue, l'ignobiltà di cui questa gente si fa scudo e vanto. 

Quando si trattò di innalzare a Carrara un monumento a Gaetano Bresci, fu esteso lo sdegno dei cosiddetti benpensanti, e anche fra noi ci fu chi manifestò perplessità. Ovviamente sull'idea del monumento e non certo su Bresci. Forse sono troppo ottimista, ma credo che sarebbe interessante sapere cosa ne pensino gli italiani, oggi.

Massimo Ortalli

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