Umanità Nova, n 23 del 25 giugno 2006, anno 86
Il film "Il Codice da Vinci", tratto dall'omonimo best seller, 40 milioni di copie vendute in tutto il mondo, è arrivato nelle sale preceduto dalle stesse polemiche che avevano accompagnato l'uscita del libro qualche anno fa.
In prima linea di questa guerra mediatica troviamo gran parte dei settori dell'ortodossia cattolica che si dichiarano offesi dalle "tesi eretiche" presentate nel romanzo e ribadite nel film.
La storia racconta di un esperto in simboli, coinvolto nella ricerca del mitico Graal, che scopre delle verità scomode per la gerarchia cattolica. Un argomento già trattato in migliaia di opere di fantasia e sul quale è difficile aggiungere qualcosa di davvero originale, l'autore del libro infatti si è dovuto difendere dall'accusa di aver scopiazzato da un testo precedente. Il processo si è risolto a suo favore in quanto il giudice ha ritenuto che il plagio compiuto non costituisse reato.
È interessante segnalare il ruolo giocato dall'Opus Dei nella campagna mediatica contro il "Codice": la nota setta religiosa ha dedicato ampio spazio sui suoi organi di disinformazione alla confutazione delle "bugie" contenute nel libro. Sul suo sito web è presente una intera sezione, di decine di pagine, dedicata esclusivamente al libro.Se a queste si aggiungono gli spazi che gli sono stati dedicati su altri siti, ufficiali o meno (per esempio http://www.escriva.it/) e su quelli di altri fondamentalisti, troppi per citarli tutti, si può affermare che la Chiesa è stata tra i principali artefici del successo del libro.
Anche in occasione dell'uscita del film, l'Opus Dei, non ha perso occasione per farsi ancora pubblicità a spese del prevedibile successo al botteghino. La principale accusa mossa contro il "Codice" è quella di aver raccontato del matrimonio tra Gesù di Nazareth e Maria Maddalena e della loro discendenza, che si è rivelata una comoda occasione per ribadire alcuni dei principali dogmi della Chiesa.
Le due posizioni, quelle della Chiesa e quelle espresse nel libro, sono solo facce della stessa medaglia: da una parte la difesa ad oltranza dell'ortodossia cattolica e dall'altra la propaganda di una religione "alternativa" decisamente più adatta ai tempi nei quali viviamo. La storia raccontata nel libro e riassunta fedelmente nel film è infatti un collage di temi che sono da sempre tra quelli preferiti dai gruppi che si rifanno al neo-paganesimo o a qualche altro culto meno cupo e sanguinario di quello cattolico. È un caso quindi che ad essere presa di mira nel racconto sia stata l'Opus Dei, il cui solo nome evoca (giustamente) scene da inquisizione spagnola, se fossimo stati nell'800 a fare la parte dei "religiosi cattivi" sarebbero stati sicuramente i Gesuiti.
Che si tratti di una scaramuccia tra partigiani di culti concorrenti sul mercato dello spirito è provato anche dal fatto che le due fazioni in campo concordano su alcuni assunti di base che sarebbero inaccettabili per qualsiasi essere razionale: la storicità degli avvenimenti narrati nei Vangeli (apocrifi o meno che siano), l'esistenza reale di tutti i personaggi legati alla figura di Gesù, le leggende legate al Graal e via fantasticando.
Il film, come il libro, non è proprio un capolavoro ed il suo successo è dovuto alla linearità della narrazione ed alle tematiche alla moda. Oltretutto non è nemmeno la prima volta che si vede sullo schermo una discendente femminile del nazareno: c'è almeno un altro film dove la protagonista si scopre parente del "figlio di Dio" e nel quale l'entità suprema si materializza, altra coincidenza con il "Codice", in vesti femminili. Ci stiamo riferendo a "Dogma" (di Kevin Smith, 1999) un film molto più divertente che però, nonostante l'argomento altrettanto blasfemo, ha suscitato poco interesse quando ha fatto timidamente capolino nelle sale italiane nel 2003. Anche in questo caso, però, non si tratta di un film antireligioso, ma solo di una satira verso alcuni aspetti del cristianesimo particolarmente beceri.
Se fossimo dei seri complottisti penseremmo che i principali finanziatori di questo successo commerciale sono proprio quelli che vengono presi di mira dalle critiche espresse nel "Codice". Sicuramente è ridicolo leggere di gerarchi cattolici apostolici e romani che si lamentano per le bugie contenute in un "Codice", tenuto conto che il potere temporale della Chiesa ha preso le mosse proprio da un incontestabile falso, la "donazione di Costantino": il bue che dice cornuto all'asino.
Giusto per restare nella medesima stalla.
Pepsy