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Umanità Nova, n 23 del 25 giugno 2006, anno 86

Milano 17 giugno: corteo dal Duomo a S. Vittore
L'antifascismo non si arresta


Manifestazione molto partecipata quella di sabato 17 a Milano, nonostante il terrorismo mediatico condotto nei giorni precedenti dai TG regionali e dai giornali che, nelle cronache locali, paventavano saccheggi e devastazioni per depotenziare il significato politico del corteo ed isolarlo dal contesto cittadino. Invece in piazza siamo scesi in così tanti che anche gli stessi media sono stati costretti a registrare dalle cinquemila alle seimila presenze (ma sicuramente eravamo di più). Una presenza ampia e variegata che è difficile riassumere per sigle e organizzazioni, contrassegnata da tanti striscioni e tante bandiere, rosse e rossonere. In testa i genitori degli arrestati l'11 marzo con alcuni esponenti di Rifondazione, poi i vari centri sociali milanesi promotori dell'iniziativa, noi anarchici e via via le altre realtà cittadine e nazionali, gli studenti antifascisti, diversi camion con musica amplificata.

Significativa la presenza anarchica dietro lo striscione "Da Torino a Milano: fermare l'alta velocità della repressione", alcune centinaia di compagne e compagni che con slogan, comizi volanti e canti anarchici hanno contrassegnato la loro partecipazione. Ampia anche la diffusione di Umanità Nova e del volantino preparato per l'occasione.

Imponente lo schieramento delle forze del disordine statale sia in coda al corteo che nelle strade laterali, diversi i negozi chiusi nella centralissima Via Torino, ma anche curiosità da parte dei tanti passanti in centro per gli acquisti del sabato.

La stampa ha dovuto registrare di malavoglia la volontà comunicativa di tutto il corteo e non potendosi attaccare ad alcunché, ha amplificato a dismisura alcune scritte sui muri e sulle vetrine, la chiusura di qualche serranda, dimostrando tutto il suo livore nei confronti dei manifestanti. Anche la scritta murale - Liberiamoci dal carcere - tracciata sul recinto del carcere di San Vittore con la quale si è voluto concludere il corteo è diventata oggetto di indagine con minaccia di denuncia per danneggiamenti.

Non c'è da stupirsi: ognuno fa il suo mestiere, sporco quanto basta.

Quello che conta è che si sia riusciti a manifestare con forza per la liberazione degli antifascisti detenuti, partendo dal cuore di una città ancora troppo poco sensibile alle esigenze di libertà e di socialità dei settori di fatto marginalizzati e che si sia riusciti a portare la nostra solidarietà ai detenuti che dalle sbarre del carcere hanno risposto come potevano ai saluti.

Non solo, la riuscita della manifestazione, dopo innumerevoli riunioni di confronto e di chiarificazione tra le varie componenti del "movimento" milanese, può rappresentare un nuovo punto di partenza per una pratica di relazioni intrecciate, basate sul riconoscimento reciproco e non sulle forzature, in grado di dare nuova linfa e nuova energia alla pratica sociale, l'unica in grado di costruire le condizioni di ribaltamento, collettivo, dell'esistente.

Di seguito il volantino distribuito per l'occasione:

A Milano l'11 marzo 2006 un corteo indetto per protestare contro il raduno fascista di Fiamma Tricolore si conclude con scontri con la polizia: 45 le persone fermate. Di queste, 34 vedono il loro arresto confermato. A tutt'oggi 25 persone rimangono in carcere mentre il numero finale di indagati è pari a 29; intanto procedono le indagini per individuare altre persone attraverso la visione di centinaia di foto e di filmati. Per loro l'accusa è di concorso in devastazione, incendio e resistenza a pubblico ufficiale.
Sempre a Milano il 4 maggio due giovani studenti vengono arrestati e altri tre denunciati dopo uno scontro con un gruppo fascista di Legione studentesca, nel quale uno studente di destra riporta ferite medicate al pronto soccorso. Per loro l'accusa è di lesioni personali dovuta a motivi 'abbietti' ("l'odio politico"). Attualmente sono agli arresti domiciliari.

Il governo Berlusconi che ha portato i postfascisti di Alleanza Nazionale al potere, ha rappresentato il punto più alto, dal 25 aprile 1945, della ripresa d'azione politica dell'estrema destra. Apparentemente sconfitto dall'insurrezione armata della Resistenza, il fascismo, sotto varie vesti, non ha mai smesso di operare dall'immediato dopoguerra ad oggi: lo testimonia la lunga scia di sangue e di violenza che ha attraversato questo paese. La realtà odierna è contrassegnata da un suo rafforzamento che non è tanto dovuto dalla crescente intensità di attentati, provocazioni, aggressioni culminate con l'assassinio di Dax e diversi tentativi d'omicidio, quanto dal diffondersi di un clima generale di intolleranza, razzismo e sessismo che ha modificato i rapporti sociali, i comportamenti collettivi e le dimensioni individuali, basato sul disprezzo e l'odio per il "diverso" (il povero, l'immigrato, lo zingaro, l'ebreo, l'islamico, ecc.) e che ripropone il fascismo come sbocco "naturale" di una mentalità autoritaria e di una strutturazione gerarchica della vita sociale.
Ciò che deve preoccupare tutti è l'esistenza di una vasta rete di alleanze di fatto, che va dalle destre istituzionali ad ampi settori dell'apparato statale, fino ai gruppuscoli dell'estremismo più becero. Infatti, al di là dei linguaggi, identici sono gli obiettivi di entrambi: i migranti, i comunisti, gli anarchici, i diversi, i centri sociali, i sindacati di base…, a dimostrazione che quanto fanno praticamente i nazifascisti rientra pienamente nella campagna d'ordine sicuritaria agitata dalla stampa di destra ("Libero", "La Padania", "Il Giornale", ecc) e sostenuta dai Pera di turno e dai "moderati" che vorrebbero più polizia e più repressione insieme a quell'apparato statale che, tramite giudici e poliziotti, arresta, denuncia e persegue penalmente i militanti antifascisti, criminalizzando le manifestazioni di piazza con il principio della responsabilità collettiva e dilatando l'applicazione degli articoli sull'associazione sovversiva. Quello stesso apparato che, tra le file delle forze di repressione interna ed esterna, arruola e mantiene in servizio individui dichiaratamente fascisti, come si è visto a Napoli e a Genova nel 2001, e come chiaramente si evidenzia dai risultati elettorali tra le truppe italiane di stanza in Iraq ed Afganistan.

Per questo la pratica antifascista si trova a doversi misurare con un avversario che va ben oltre le contingenze di una necessaria autodifesa nei confronti di una manovalanza violenta ed aggressiva di bande di esaltati, nella consapevolezza che l'antifascismo di regime, istituzionale ed inoffensivo, nel celebrare retoricamente i combattenti ed i caduti, ha in realtà affossato le vere ragioni della loro lotta, della loro ribellione, che erano lotta e ribellione all'autorità dello Stato-padrone. Non basta inchiodare i fascisti alle loro responsabilità storiche ed attuali, ma occorre anche sollevare il velo sull'ipocrisia dell'antifascismo di regime che sul sangue e i sacrifici dei resistenti ha collaborato al grande patto di ricostruzione capitalistica nazionale che ha ridato fiato ai propri mostri.

Per essere reale l'antifascismo deve tornare ad intrecciarsi alla critica radicale dell'esistente ed alla prospettiva rivoluzionaria di una società senza gerarchie né sfruttatori, sconfiggendo sul terreno della pratica sociale - autogestionaria, solidale, antirazzista, antisessista – ogni tentativo di criminalizzazione della nostra vita e di attacco alle libertà individuali e collettive.

Dopo aver partecipato alla manifestazione di Torino del 10 giugno che, indetta dagli anarchici, ha visto sfilare migliaia di antifascisti, siamo di nuovo in piazza il 17 giugno a Milano per sostenere con forza che:
L'antifascismo non si arresta!
Libertà immediata per gli antifascisti detenuti!

Federazione Anarchica Milanese, Circolo Zabriskie Point – Novara, Circolo dei Malfattori – Milano, Gruppo Libertario L'Erba – Casatenovo, Collettivo Spazi Liberati – Milano, Underground Spazio Anarchico – Bergamo, Collettivo Libertario Novatese

max

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