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Umanità Nova, n 24 del 2 luglio 2006, anno 86

Un veleno autoritario
Magma populista


Populismo: orientamento politico e culturale tendente a una visione sentimentale e idealizzata delle masse popolari. Categoria della scienza politica tra le più controverse e dai contorni più sfumati, nella storia il populismo ha assunto colorazioni di destra di centro e di sinistra.

Nato in Russia nel XIX secolo, il populismo si caratterizza per l'attacco alle oligarchie politiche ed economiche e la contemporanea magnificazione delle virtù naturali del popolo (anch'esso mai definito con precisione, e forse indefinibile), le quali sarebbero la saggezza, l'operosità e la pazienza.

Il popolo trova in un capo il miglior interprete dei suoi sentimenti ed il legame tra popolo e capo è fatto di adesione sentimentale. Il popolo si rapporta al capo come insieme e nulla deve frapporsi nella relazione tra capo e popolo: gli organismi intermedi, le mediazioni sociali sono bandite. Ogni organizzazione politica che non sia finalizzata allo specchiarsi del capo nel popolo e viceversa va cancellata. La complessità della società costituisce problema, inceppamento, ostacolo al libero dispiegarsi della libertà e volontà del popolo di cui il capo è fedele interprete e braccio.

Ma il capo può anche essere un partito, capace di interpretare ed incarnare la volontà del popolo; così come a sua volta il partito avrà un capo che ne incarnerà ed interpreterà la volontà.

Come si vede, lo schema funziona bene a destra al centro e a sinistra. E come si vede bene, il populismo al giorno d'oggi è più vivo che mai. Non si contano coloro che criticano qualsiasi organismo collettivo che fa politica cercando di svilirne l'azione appellandosi direttamente al popolo, massa indistinta ed informe. Mentre i soggetti collettivi hanno nome e cognome e si sa dove stanno di casa, hanno progetti condivisibili o meno, ma verificabili, chi si appella al popolo, ne tesse le lodi, vuole farsene interprete, nasconde sempre dietro la maschera del populismo il suo volto autoritario.

Giacché la libera associazione di individui è ciò che il populista/autoritario detesta più di ogni altra cosa. Nell'indifferenza delle identità siam tutti popolo, suscettibile di interpretazione, di guida, di rappresentazione nel partito/capo.

Anche a sinistra, persino tra le realtà che coscientemente si pongono fuori dagli spazi della politica istituzionale e con orgoglio difendono i loro spazi di autonomia e di pratica antagonista, alla fiera degli –ismi (antifascismo, antirazzismo, ecc.) tutto si confonde e consente l'emergere di un volto autoritario.

Nello stemperarsi delle identità singole e collettive, nella riduzione della pluralità delle voci, delle esperienze, ad un denominatore comune generico e indistinto (Gobetti, Matteotti, don Sturzo, Churcil, Roosvelt, Stalin, per fare qualche esempio, non erano forse anch'essi antifascisti?) si perde la trasparenza del far politica che è garanzia di libertà, contro l'appello opaco all'impolitico –ismo dietro cui si cela la radice di ogni pratica autoritaria.

W.B.

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