Umanità Nova, n 25 del 16 luglio 2006, anno 86
La politica di guerra in Afganistan, anche per l'Italia è stata decisa da tempo, aldilà dei contrasti in seno alla maggioranza governativa di centro-sinistra, delle convulsioni della sua sinistra e delle manovre del centro-destra.
I tempi di attuazione potranno essere graduati, secondo le opportunità politiche contingenti, ma tutto risulta già scritto, anche se in molti fanno finta di non saper leggere.
Basta fare qualche passo indietro per averne sostanziale conferma.
Cominciamo, rileggendo una notizia risalente allo scorso 10 febbraio 2006.
"Il capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, dice che tutte le forze di pace in Afganistan devono essere trasferite sotto l'ombrello della Nato: questo permetterà alle truppe Usa di concentrarsi a snidare i combattenti di Al Qaeda e talebani. Da Taormina, i ministri degli altri Paesi dell'Alleanza rispondono che tutti sono d'accordo sull'espansione della missione Isaf. Ma senza fretta. L'allargamento a sud e ad est si farà, assicura il segretario generale Jaap de Hoop Scheffer, ma non sono state fissate date (...) Secondo Rumsfeld "si è già in cammino" verso il piano da lui indicato. "Non c'è un calendario - ha ammesso - ma l'Isaf si espanderà comunque verso est (la zona più turbolenta del Paese, ndr) o quest'anno o il prossimo". Finora la missione della Nato è presente a Kabul, nel nord e nell'ovest del Paese. "E arriverà anche al sud, ne sono convinto", dice Rumsfeld. Più cauto de Hoop Scheffer, almeno sui tempi. "I ministri della Difesa della Nato hanno ribadito il loro impegno per l'espansione di Isaf in Afganistan", ha detto."
Appena quattro giorni dopo, il 14 febbraio, appariva un non meno illuminante articolo.
"Nei giorni scorsi il generale di Brigata aerea (AM) Umberto Rossi
ha passato il testimone di Coordinatore Regionale dell'Afganistan
Occidentale (RAC West) nell'ambito dell'Operazione Nato Isaf al
generale di brigata (EI) Danilo Errico. A presiedere la cerimonia
è intervenuta una delegazione del Quartier Generale
dell'International Security Assistance Force (Isaf), da Kabul (...)
L'Italia è stata indicata dalla Nato quale nazione guida per
ciò che attiene all'area occidentale dell'Afganistan e ad essa
è affidato per l'appunto il compito di fornire il Regional Area
Coordinator (e in futuro "Commander"). Il generale Errico, come il suo
predecessore, è anche Comandante del Contingente Nazionale nella
provincia di Herat, dove sono presenti circa 350 militari italiani,
divisi tra RAC West, Provincial Reconstruction Team e Forward Support
Base appartenenti alle quattro forze armate Esercito Italiano, Marina
Militare, Aeronautica Militare e Carabinieri".
A conferma degli indirizzi tutt'altro che "pacifisti" del governo
italiano - ora di centrosinistra - per quanto riguarda la missione in
Afganistan, si scoprono quindi ulteriori tre interessanti notizie.
La prima è del 19 giugno 2006 e, mentre a sinistra si rivendicano improbabili stop alla politica interventista e si escludono incrementi di truppe, rivela che in occasione della visita del ministro della Difesa Parisi a Kabul, "della delegazione ministeriale facesse parte anche il generale Marco Bertolini, ex comandante dei Parà della Folgore e responsabile di una nuova struttura della Difesa che riunisce i commandos di tutte le forze armate e ne pianifica le operazioni)", avvalorando l'ipotesi che il Prt di Herat "potrebbe essere presto rinforzato con una compagnia di sicurezza di 150-200 uomini e da una o più aliquote di forze speciali".
La seconda invece viene data dall'agenzia Reuters il 5 luglio: "La presenza militare in Afganistan potrebbe aumentare nei prossimi mesi di alcune centinaia di unità, come emerge da un confronto tra la copertura finanziaria contenuta nel decreto legge varato la scorsa settimana dal governo e i finanziamenti passati.
Aumenta intanto notevolmente la copertura destinata alla
partecipazione italiana nell'ambito di Enduring Freedom, l'operazione
contro il terrorismo internazionale a guida Usa.
Il decreto legge approvato venerdì dal governo autorizza per il
secondo semestre di quest'anno la spesa di euro 136.631.975 per la
proroga della partecipazione di militari italiani alla missione Isaf
della Nato in Afganistan.
Nel secondo semestre del 2005 la copertura fu di 138 milioni 262mila euro - come si legge nella relativa legge di conversione - per circa 2.000 militari, come spiega una fonte della Difesa. L'attuale copertura potrebbe quindi ragionevolmente riferirsi a una presenza di poco inferiore (...)
È quasi raddoppiata la copertura per le due operazioni di lotta al terrorismo internazionale attive nel Golfo e nel Mediterraneo. Il finanziamento relativo a Resolute Behaviour, operante nel quadro della missione Enduring Freedom, e alla missione nel Mediterraneo Active Endeavour, a essa collegata, ammonta infatti nel nuovo decreto a 25 milioni 569.180 euro, contro i 13 milioni 437.521 euro dello scorso semestre".
E, a ennesima conferma che di guerra si tratta, il decreto legge di proroga delle missioni italiane all'estero, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ha confermato che "Al personale militare che partecipa alle missioni Antica Babilonia, Enduring Freedom, Active Endeavour e Isaf si applicano il codice penale militare di guerra e l'articolo 9 del decreto legge 421/2001, convertito con modificazioni dalla legge 6/2002" (Notizia Agi, 7 luglio 2006).
Pensando ad una recente vignetta di Vauro, viene da chiedersi se questi stanziamenti comprenderanno anche l'acquisto di spillette arcobaleno da affiancare allo scudetto tricolore sulle mimetiche d'ordinanza, un po' come il simbolo della pace sull'elmetto del soldato Joker, nel film Full Metal Jacket, accanto alla scritta "Nato per uccidere".
U.F.