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Umanità Nova, n 26 del 3 settembre 2006, anno 86

La guerra è pace


Il capitalismo e i suoi epigoni hanno stravinto! Gli ultimi convertiti alla nuova religione della verità, della democrazia e dell'impegno, del mercato sano, delle pensioni buone e giuste, delle interposizioni di pace e amore hanno trasformato "il filo di speranza in una robusta gomena"con la quale ci stanno impiccando tutti, per poi buttarci a mare come dei sacchi di patate.

La loro vera e grande vittoria, sublime direi, è quella di aver dato senso e logica a cose che senso e logica non hanno. È la linea della perpetua ingerenza che rabbercia malamente fori e buchi enormi, che cura ferite profonde con cerotti, che è talmente dentro alla logica che sostiene che non ne vede più la grottesca ridicolaggine. Non si tratta solo di principi più o meno malati: è la vera e profonda assunzione consustanziale del sistema di dominio: non ci sono sbocchi, nemmeno immaginari, se non quelli che il sistema dominante propone. E quando si pensa a ciò vuol dire che non vi sono più uscite, non ci sono più vie di fuga: tutto è pensato dentro alle compatibilità che il grande e perverso gioco degli uomini e delle donne crea. La soluzione sta dentro, per costoro, al mercato capitalistico: anche a quello della guerra. Fanno esattamente come fino ad ora hanno fatto gli altri, i loro presunti avversari ed ora nuovi alleati di un non si sa bene quale patto di coabitazione: svuotano il senso delle parole e delle cose a cui le parole fanno riferimento, per attribuire nuovo senso ai vecchi termini. Dicono che non si può fare del pacifismo assoluto, così come quelli che bombardavano il Kosovo dissero a loro quando si opponevano all'intervento armato; poi ci dicono che è diverso, così come quelli che mandarono le truppe ad invadere e bombardare l'Afganistan" dissero, sempre a loro che era diverso, perché di guerra giusta contro il terrorismo si trattava. Ed ora è pace! quella vera e quella armata, perché c'è l'ONU (quella di prima). E ci raccontano delle balle e se le raccontano anche a loro perché dicono che l'invio delle truppe ONU sarebbe contrario al volere statunitense ed israeliano, tanto basta a garantire un imprimatur di giustezza alla missione. Siamo agli inizi di una guerra mai finita e l'ONU sta per svolgere ciò che il governo Israeliano non era riuscito a fare in proprio: disarmare il partito di Dio!, verso quale non nutriamo alcun tipo di simpatia fosse anche solo per il nome. Dicono che lo farà l'esercito del Libano: appunto! Sotto egida ONU! Finito il lavoro sporco di pulizia territoriale, riprenderanno gli affari, con armi o senza. Ma gli affari significano per Israele riattivare un grande sogno: essere lo sbocco (Haifa) di un grande oleodotto che porterà petrolio dall'Iraq al mar Mediterraneo attraverso la Siria. In questi giorni si sta dispiegando un più ampio scenario di guerra al quale alcuni nuovi convertiti alla religione del Capitale stanno dando un appoggio importante: non diventeremo per questo anti-comunisti, dato che a questa parola continuiamo ad attribuire il suo significato originario (condivisione e godimento dei beni e delle ricchezze prodotte in una società senza classi), ma anti-rifondazione questo sì, visto che di questa rifondazione si tratta.

Pietro Stara

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