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Umanità Nova, n 26 del 3 settembre 2006, anno 86

Israele/Palestina: gli "Anarchici contro il muro", le azioni, la repressione
In lotta contro la guerra e l'apartheid


I compagni di "Anarchists Against The Wall" (AATW) in Israele/Palestina non hanno mai smesso di portare avanti le loro iniziative, di manifestare e di fare informazione sulle lotte costruite assieme ai palestinesi, sull'azione politica economica e militare dello stato israeliano nei Territori Occupati e sulla funzione di espropriazione territoriale ed esclusione sociale (umana) del tristemente noto muro "anti-terrorismo". Dallo scoppio del conflitto isrelo-libanese, l'attività si è intensificata. Il 15 luglio gli AATW hanno partecipato, su invito degli abitanti di Izbet Tabib, un villaggio di 300 persone vicino Qualqiliya che Israele non riconosce e del quale ha ordinato la parziale demolizione, ad un'azione diretta contro il blocco della principale via d'uscita imposto dall'esercito israeliano (IDF). I dimostranti sono riusciti a smantellare parte del blocco facendo passare due auto, ma durante la notte questo è stato ripristinato ed esteso anche al passaggio pedonale. Venerdì 21 luglio, la consueta manifestazione a Bil'in assieme agli abitanti palestinesi e ad attivisti internazionali ed israeliani è stata incentrata sulla protesta silenziosa contro l'uccisione di civili nella striscia di Gaza e in Libano e contro il silenzio della comunità internazionale. Il giorno seguente, sabato 22 luglio, c'è stata una manifestazione a Tel Aviv che ha visto sfilare alcune migliaia di persone - tra cui uno spezzone di circa 200 anarchici - contro la guerra in Libano. Altre manifestazioni contro la guerra si sono tenute nelle settimane successive. Sabato 29 luglio, sempre a Tel Aviv, c'è stato un corteo promosso dalla "Coalizione delle donne contro la guerra", che comprende diverse organizzazioni femminili. Circa 1.500 persone (tra cui un centinaio di anarchici), donne e uomini in abiti neri da tutto il paese, hanno percorso le vie della capitale israeliana. Ancora nella stessa capitale, il 5 di agosto, si sono date appuntamento circa duemila persone (300 gli anarchici) da tutta Israele. L'evento è stata ripreso dai principali media del paese. Infine, l'8 agosto nel nord di Israele un gruppo di 25 persone, attivisti dell'"Iniziativa di azione diretta anticapitalista antiautoritaria", hanno dato vita ad un sit-in non autorizzato davanti alla base dell'aviazione militare di Ramat. In dodici sono stati arrestati con l'accusa di manifestazione non autorizzata, blocco del traffico e disturbo dell'ordine pubblico.

Nel frattempo, sono proseguite le settimanali azioni di protesta a Bil'in. La manifestazione di venerdì 28 luglio si è svolta all'ombra di un fatto accaduto due settimane prima: dopo una visita notturna di un mezzo israeliano nel villaggio, erano stati distribuiti dei volantini anonimi nei quali si condannava, in un ottica di tipo religioso, la "lotta comune contro il muro" denunciando l'intrusione nel villaggio di persone dai costumi "non morigerati". La medesima accusa era stata pronunciata durante un'assemblea seguita alla manifestazione di venerdì 21 luglio (una settimana prima), e proveniva da alcuni estremisti di Hamas del villaggio - i quali precedentemente partecipavano alle iniziative comuni. Il corteo si è comunque diretto verso il muro di separazione, percorrendo una strada diversa da quella consueta «per evitare la provocazione di lanciatori di pietre, influenzati dai reazionari, che impedivano lo svolgersi dell'azione comune non-violenta». I dimostranti, che reggevano una bara contrassegnata dai simboli libanesi per celebrare il funerale del "Nuovo Ordine mediorientale" di Condoleezza Rice, sono stati attaccati dall'IDF con granate "stordenti" che hanno ferito alla gamba un membro del comitato di villaggio. Durante la manifestazione del successivo 4 agosto, mentre ancora i militanti non-violenti si trovavano si fronte ai cancelli che chiudono la strada verso il muro, alcuni giovani hanno iniziato a lanciare sassi contro l'esercito israeliano nonostante in precedenza fosse stato loro richiesto di non agire in tal senso. A quel punto, diversi attivisti internazionali e israeliani si sono frapposti tra i giovani e i soldati per impedire a questi ultimi di ferire gravemente o uccidere qualcuno. Venerdì 11 agosto il corteo a Bil'in è stato più partecipato del solito (presenti anche attivisti del movimento Queer impegnati nel "Queeruption" a Tel Aviv). La polizia israeliana ha impedito ai dimostranti di uscire dal villaggio lanciando granate "stordenti". Alcune decine di persone hanno resistito all'attacco dei militari impedendo l'avanzata di un mezzo corazzato. È stato allora che diversi attivisti sono stati feriti, fra cui Lymor Golstein, venticinquenne militante degli AATW e avvocato di Tel Aviv, gravemente colpito alla testa e al collo da proiettili di piombo rivestiti in gomma sparati dalla polizia di frontiera. Come riportato in seguito sul quotidiano Haaretz e nei comunicati, i colpi sono stati inferti da una distanza di circa 10 metri - ciò costituisce un'azione offensiva illegale, dato che a norma di regolamento i proiettili rivestiti in gomma possono essere sparati solamente da più di 40 metri di distanza ed esclusivamente all'altezza dei piedi o delle gambe. Secondo il portavoce dell'IDF i militari avrebbero dato via all'offensiva in seguito al lancio di pietre, ma i video citati da Haaretz mostrano chiaramente che il comandante della polizia ha ordinato l'attacco senza alcun preavviso e prima che alcuna pietra fosse lanciata. Inoltre, i video mostrano un soldato che punta l'arma all'altezza delle spalle contro i manifestanti per sparare poi alla testa di uno di loro. Nonostante le urla di alcuni attivisti, i militari non hanno prestato attenzione al ferito e hanno proseguito l'avanzata. A chi chiedeva di soccorrere Goldstein, il comandante ha poi risposto di non avere a disposizione un'ambulanza, e che la ferita era "lieve". Solo dopo 15 minuti è arrivato un medico, mentre il trasporto all'ospedale con un mezzo militare è stato ulteriormente ritardato. L'arrivo all'ospedale è avvenuto ben due ore dopo il ferimento. Una dottoressa che ha assistito Goldstein durante il trasporto ha affermato di essere stata costretta a tenergli ferma la testa con le proprie mani, dato che il medico dell'IDF non aveva provveduto ad immobilizzarla. Goldstein è stato operato venerdì notte: i chirurghi hanno estratto il proiettile dal cranio. Sabato era cosciente, ma la ferita ha messo a rischio la sua vista e altre facoltà. 

Nel momento in cui le forze militari israeliane hanno iniziato a ritirarsi, alcuni lanciatori di pietre hanno cominciato a tirare sassi, soprattutto contro i manifestanti. Alla richiesta di smettere, uno di loro ha risposto che "tutti gli ebrei sono uguali". Nei comunicati relativi alle iniziative a Bil'in del 18 e 25 agosto, gli AATW mettono in evidenza che i delegati dei «comitati palestinesi» locale e nazionale si sono pronunciati a favore della continuazione della lotta comune. È stato raggiunto un accordo che prevede gli eventuali lanci di pietre solamente al termine delle azioni non-violente o in caso di attacco dei militari. Infine, vi è stato un cambiamento di atteggiamento da parte delle forze israeliane, le quali ora vietano sistematicamente lo svolgimento delle manifestazioni, prevedendo attacchi di maggiore violenza contro gli attivisti non appena questi tentano di uscire dal villaggio per raggiungere il posto di blocco sulla strada verso il muro.

Fonti: A-infos, Anarkismo.net

Silvestro

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