Il governo Prodi ha deciso di intraprendere in Medioriente una nuova
avventura militarista producendosi in un ennesimo quanto intollerabile
delirio interventista denso delle solite menzogne da dare in pasto
all'opinione pubblica italiana.
Il centrosinistra, che ha già dimostrato in questi pochi mesi di
attività tutta la sua ipocrita doppiezza nell'affrontare i temi
cruciali della vita sociale del paese, ha deciso di trascinare l'Italia
nel bel mezzo del conflitto israelo-libanese arrogandosi il diritto di
interpretare gli orientamenti di tutta la società italiana e
vantando un suo inesistente ruolo di pacificatore internazionale.
Ciò che appare ancor più grave è il constatare che
molti di quei pacifisti che negli ultimi anni avevano opposto il loro
rifiuto delle guerre in Afganistan e Iraq "senza se e senza ma" si
ritrovano oggi al fianco di questo loro "governo amico" indossando con
convinzione un'improbabile divisa della pace al grido di "forza O.N.U."
sconfessando di colpo le lotte e le mobilitazioni contro le dinamiche e
le strategie della guerra permanente.
Sembra che per questi pacifisti con l'elmetto soldati, fucili, carri
armati e bombe siano diventati improvvisamente strumenti di pace per il
solo fatto che a guidare questa ennesima operazione imperialista siano
proprio le Nazioni Unite.
Vale la pena di ricordare che in Medioriente, così come in ogni
teatro di guerra, non esiste nulla che possa rendere un conflitto
più giusto di un altro: proprio la tanto elogiata risoluzione
O.N.U. 1701 sulla quale si fonda l'intervento dei caschi blu, è
fortemente viziata in origine perché contempla la
necessità del disarmo di Hetzbollah affidando – tra mille
ambiguità – ai soldati dell'O.N.U. il compito di sostenere
l'esercito regolare libanese in questa operazione. Non è un
caso, infatti, che Israele – che si è sempre
disinteressato profondamente del diritto internazionale e delle
innumerevoli risoluzioni O.N.U. che in cinquant'anni lo hanno
costantemente ammonito intimandogli di abbandonare i territori
sottratti illegittimamente – abbia accettato di buon grado questo
intervento delle Nazioni Unite. Ed è proprio così che
Israele, a distanza di pochissimo tempo, può impunemente
ignorare le risoluzioni dell'O.N.U. quando non gli convengono, e
pretendere che si applichino quando vanno nella direzione dei suoi
interessi.
In questo quadro, il conflitto libanese-israeliano è solo un
episodio della guerra permanente che investe uno scenario assai
più vasto e interessi giganteschi. Da una parte, l'Islam
più intransigente giunge ad auspicare l'annientamento di Israele
e si mobilita attivamente perché fallisca qualunque tentativo di
raggiungere una convivenza pacifica; dall'altra lo stato di Israele,
mosso da una volontà espansionistica irrefrenabile, tenta di
scompaginare in tutti i modi ogni opportunità di pacificazione
dell'area impedendo, su tutto, ai palestinesi il diritto alla vita e
alla libertà. A tessere la trama di questo tragico canovaccio ci
sono gli USA – sempre più decisi a spostare verso Est il
proprio potenziale offensivo – e l'Unione europea che vede nello
scacchiere mediorientale il campo di battaglia ideale per strappare al
colosso americano una porzione del suo dominio planetario.
Lo stallo della situazione attuale non si risolve certamente con
l'invio di una forza internazionale armata di tutto punto: queste
truppe, al contrario, costituiscono un pericolo ulteriore per lo
scatenamento di una guerra aperta e dichiarata, qualora si trovassero
ad usare le armi contro le milizie armate degli Hetzbollah che si
apprestassero a compiere atti ostili contro gli israeliani, o contro
gli aerei e gli incursori israeliani che violassero lo spazio aereo o
il territorio libanese.
In questa epoca in cui la guerra viene chiamata pace è di vitale
importanza smascherare i sofismi nei quali vengono coltivate le bugie
che servono a far dormire sonni tranquilli a quelli che ieri scendevano
in piazza contro la guerra imperialista e oggi sono pronti ad avallare
un nuovo conflitto per compiacere i loro padroni e garantirsi il
proprio posto nel sottobosco del potere.
Le guerre sono scatenate dalle nomenclature per affermazione di potenza
o per attuare politiche di dominio, e non hanno nulla a che vedere con
le reali esigenze dei popoli.
Finché i popoli non si libereranno delle istituzioni che sono
loro imposte, prime in assoluto quelle degli stati, le guerre saranno
inevitabili e, considerato il livello distruttivo degli strumenti di
offesa, sempre più rovinose per le popolazioni inermi e per lo
stesso habitat planetario.
Noi ci schieriamo dalla parte di tutte le vittime innocenti delle
guerre, condotte spesso con armi di sterminio quali le bombe a
frammentazione multipla, o di atti terroristici che individuano negli
spazi di aggregazione pubblica i luoghi in cui portare i loro messaggi
di morte.
Noi non riconosciamo legittimità alcuna a nessun intervento
militare, sia esso provocato da singoli stati nazionali o da organismi
sopranazionali che, come l'O.N.U., rappresentano solo e soltanto gli
interessi degli stati e delle classi dominanti.
Contro le menzogne e la retorica militarista del governo italiano
Contro l'intervento militare O.N.U. in medioriente
Per la libertà e l'autodeterminazione dei popoli dagli stati,
dagli apparati di potere, dai fondamentalismi religiosi, da tutti gli
eserciti
Disertare la guerra ovunque!
Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana – FAI
cdc@federazioneanarchica.org
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