In pieno ciclone "calciopoli" e poco prima che venissero pubblicati gli
ameni colloqui telefonici dei savoiardi, i media hanno svelato
l'esistenza di archivi nei quali erano custodite informazioni
più o meno riservate relative a decine di migliaia di
persone [1]. Uno "scandalo" che vedeva come protagonista una agenzia
alle dipendenze della Telecom, appena accusata di usare i suoi archivi
per rubare i clienti alla concorrenza [2].
La notizia poteva essere anche solo una delle solite storie di
intercettazioni, dossier, spioni e di inchieste insabbiate alle quali
siamo da tempo abituati. Se non fosse per una intervista ad uno degli
investigatori privati coinvolti nella vicenda nella quale l'uomo
confermava l'esistenza di un "florido mercato" per la vendita dei
tabulati telefonici e la sua ultra ventennale amicizia con il numero
due del SISMI [3]. Il caso vuole che questo agente sia uno di quelli
coinvolti nel sequestro dell'Imam Abu Omar e che sarebbe stato
arrestato dopo qualche settimana proprio nel corso di questa indagine.
Con l'entrata in scena dei servizi di sicurezza si è messo
in moto, automaticamente, tutto il complesso apparato della
disinformazione che accompagna il loro operato e gli avvenimenti
successivi iniziano ad affondare nella nebbia, rendendo molto difficile
seguire tutti i fili dell'intricata faccenda. Nonostante questo
proviamo trarre alcune considerazioni dai fatti emersi durante gli
ultimi mesi.
Spionaggio globale
Che l'Italia fosse un paese di santi, navigatori, poeti e spioni non
è certo una novità, anche queste pagine si sono
occupate spesso dell'enorme apparato messo in piedi dalle forze della
repressione per spiare la popolazione con la scusa di combattere
terroristi e mafiosi. Il "caso Telecom" è solo l'ultimo
episodio, in ordine di tempo, che ha confermato l'esistenza di enormi
archivi pieni di dati riguardanti tutta la popolazione. Banche dati che
sono, sempre più, una minaccia in grado di distruggere la
vita sociale di persone, famose o meno che siano.
Dalle indagini della magistratura si è scoperto che alcuni
dipendenti della Telecom si prendevano una serie di libertà
nell'uso dei dati gestiti dall'azienda. È venuto fuori
davvero di tutto: dalla vendita dei tabulati relativi alle
conversazioni fatte da una determinata utenza all'intercettazione di
telefonate ed e-mail di ex-dirigenti e di altri dipendenti, alla
creazione di centrali d'ascolto "non autorizzate" [4]. Il tutto
favorito dall'esistenza di un sistema di sicurezza interno pieno di
"buchi" che avrebbe consentito tali comportamenti poco ortodossi. In
altri termini sembra che oltre alle intercettazioni ordinate dalla
magistratura ed a quelle ufficiose fatte da altri organi della
repressione, ci fosse anche un bel po' di altri soggetti che per
racimolare qualche euro passavano il loro tempo a spiare cosa si dicono
gli italiani [5].
E che questo riguardi non solo i politici, le veline, i calciatori ed i
re da operetta è stato dimostrato dalla squallida vicenda di
un giornale [6] che ha pubblicato il testo di alcune intercettazioni
(risalenti al 1999!) fatte alla famiglia di Carlo Giuliani, ucciso da
un carabiniere a Genova nel 2001. Le conversazioni pubblicate hanno
scarsissima rilevanza giudiziaria, ma dimostrano invece l'ampiezza
delle intercettazioni e l'uso che ne viene fatto. In questo caso i
testi sono stati diffusi proprio mentre era in corso una polemica
politica sull'ingresso in parlamento della madre di Carlo.
Spia la spia
Appare chiaro che oggi le strutture della repressione non possono
più fare a meno delle tecnologie di controllo legate alle
intercettazioni. Ma, paradossalmente, più se ne servono
più rischiano anche loro di subirne i contraccolpi negativi,
come si è visto nel caso del rapimento dell'Imam. Se non
fosse stato per alcune intercettazioni telefoniche, la sparizione del
"terrorista islamico" sarebbe passata del tutto inosservata.
L'arresto di alcuni funzionari del SISMI e le rivelazioni pubblicate
hanno chiarito che l'operazione fu portata avanti in collaborazione tra
alcuni agenti del SISMI e della CIA e che di essa erano a conoscenza i
servizi nostrani e, molto probabilmente, anche il precedente Governo
[7]. Questo lo si capisce anche dalla foga con la quale la maggior
parte dei politici hanno iniziato a difendere a spada tratta un
sequestro di persona a scopo di tortura [8].
L'inchiesta su questo episodio, che ha praticamente delegittimato gli
attuali vertici del SISMI, è quasi conclusa. Ma tutta la
vicenda finirà probabilmente tra le sabbie del tempo in
quanto da sempre il potere politico garantisce ai propri fedeli
servitori una completa impunità. In tal modo tutte le spie
nostrane potranno continuare tranquillamente a violare la
legalità che sarebbero chiamate a difendere.
Altro elemento interessante emerso da questa inchiesta è la
scoperta di (almeno) un giornalista sul libro paga dei servizi segreti.
Ma questa non sarebbe certo una novità, visto che nel
recente passato c'è stato chi ha dichiarato di avere
collaborato addirittura con la CIA. D'altro canto si è pure
scoperto che una delle attività nella quale sono impegnati i
servizi, piuttosto che occuparsi dei loro compiti istituzionali,
è quella di spiare i giornalisti, soprattutto quelli che
seguono le loro attività.
Incroci
pericolosi
E mentre i media dedicavano alla delegittimazione dei servizi segreti
ed allo scandalo delle intercettazioni ampio spazio nella stanca
cronaca estiva, arrivava la notizia della morte di un funzionario della
Telecom saltato giù da un viadotto della tangenziale di
Napoli. Questo avvenimento, che in altri momenti avrebbe trovato solo
un piccolo spazio in cronaca nera, ha assunto improvvisamente
tutt'altra importanza quando si è saputo che il "suicida"
non solo lavorava, con funzioni di responsabilità, proprio nel settore della
compagnia telefonica coinvolto nello scandalo intercettazioni ma aveva
anche collaborato con i magistrati che indagano sul sequestro
dell'Imam, aiutandoli ad intercettare i telefoni degli spioni. Come se
non bastasse sembra che il morto sia stato interpellato dagli
inquirenti anche in occasione dello "spionaggio elettorale" tra due
partiti di destra che lo scorso anno rallegrò le elezioni
regionali laziali [9].
Il suicidio diventa immediatamente sospetto e il morto un comodo anello
di congiunzione fra diverse inchieste giudiziarie che hanno in comune
il sistema delle intercettazioni e l'attività spionistica
dei servizi.
A questo punto della storia si ha la netta impressione di essersi
imbattuti in un enorme complotto, i diversi fatti e il loro
intersecarsi è tale che sorge spontaneo il sospetto di
trovarsi davanti ad una manovra disinformativa da manuale. È
infatti noto che aumentando, fino al parossismo, le informazioni (vere,
false o contraddittorie) a disposizione di tutti, la verità
e la menzogna si confondono definitivamente in un inestricabile matassa
della quale inutilmente si cercherà un capo.
Per evitare di cadere in questa trappola passiamo ad altro. Per esempio
alla barzelletta dei "servizi deviati".
I servizi hanno
i telefoni "deviati"
Una delle storielle più longeve della politica italiana
è quella dei "servizi deviati": una comoda trovata che viene
tirata fuori ogni volta che gli agenti segreti tricolori vengono
coinvolti pubblicamente in qualche avventura che oltrepassa i limiti
della "legalità". Questa definizione è cara in
particolar modo alla sinistra riformista che l'ha utilizzata fin dagli
anni delle stragi per dimostrare il proprio senso dello stato e
l'attaccamento alle istituzioni. Il termine "servizi deviati" ha fatto
capolino, anche in questa occasione, a proposito dell'enorme inghippo
che parte dal sequestro dell'Imam e termina, almeno per il momento, con
il suicidio del funzionario della Telecom.
La struttura della sicurezza italiana è da anni in attesa di
una "modernizzazione" e varie sono le proposte che giacciono in
Parlamento. Tra le ultime quella che prevede la creazione di una nuova
figura che assuma il compito di coordinare tutte le forze della
repressione. Un "super sbirro" [10] modellato sulla figura recentemente
istituita negli Usa [11], tanto per capire da dove scopiazzano le idee
i nostri cervelloni.
Da parte sua il prode governo Prodi, investito dalla bufera
intercettazioni, ha annunciato di aver approvato un disegno di legge
sulla materia scottante, che verrà discusso nelle prossime
settimane.
Dalle notizie diffuse si intuisce che il provvedimento
continuerà a garantire il controllo capillare della
popolazione attraverso le intercettazioni, definite "strumento cardine
delle necessità investigative", razionalizzandone
maggiormente l'uso. Per esempio verrà diminuito il numero
delle centrali di "ascolto" in modo da diminuire la spesa. Dall'altra
parte vengono previste una serie di sanzioni a carico dei media che
osino pubblicare i testi delle intercettazioni coperte da segreto. Come
se tutto il grande traffico di tabulati, verbali e via dicendo non
provenisse proprio da coloro che sono pagati profumatamente per tenere
tali dati al sicuro.
Un bel risultato, come se niente fosse successo, ma tanto
sarà sempre possibile insabbiare [12], coprire con lo scudo
del "segreto di stato", magari basterà nominare dei nuovi
vertici dei servizi segreti o modificare qualche legge per far
funzionare tutto come e meglio di prima, fino alla scoperta della
prossima audace impresa dei "servizi deviati".
Pepsy
Riferimenti