Era il 12 luglio quando, intorno ad un "tavolo della trasparenza"
fonti sindacali dichiaravano che tredici operai erano rimasti
contaminati nel corso degli interventi effettuati presso gli impianti
nucleari di Saluggia. Il "tavolo della trasparenza" è uno di
quegli incontri concepiti per rendere meno conflittuale il rapporto tra
la Sogin, società incaricata di smantellare e mettere in
sicurezza gli impianti nucleari italiani (scorie comprese), e le
popolazioni interessate.
Il giorno successivo la Sogin si "affrettava" a precisare: "Il
monitoraggio radiologico del personale dell'impianto EUREX di Saluggia
ha evidenziato nel periodo 2004-2006 tracce di contaminazione interna
in tredici lavoratori. Specificando, inoltre, che: "La contaminazione
rilevata comporta per i lavoratori una dose media annua molto inferiore
ai limiti consentiti dalla normativa vigente".
La stessa società sottolineava poi: " È stata comunque
condotta un'approfondita revisione delle procedure operative al fine di
ridurre ulteriormente l'esposizione dei lavoratori. Si ricorda in
proposito che, sulla base delle statistiche elaborate dall'Agenzia
Internazionale per l'Energia Atomica, simili episodi rientrano nella
casistica della normale gestione degli impianti nucleari.
Ma certo, un po' di contaminazione, lavorando con il nucleare, è
da mettere nel conto, mai nulla di preoccupante… basta rientrare
nella casistica. Visti i tempi di queste precisazioni, da parte Sogin,
sembrerebbe che anche le informazioni che riguardano gli eventi
compresi nella cosiddetta casistica "stentino" a circolare. Lecito
quindi domandarsi: "Ma cosa si sa di tutti gli altri?"
Per rinforzare la credibilità delle fonti ufficiali è
indispensabile ricordare che quel "tavolo della trasparenza", tenutosi
presso la Regione Piemonte, nasceva espressamente con l'intento di
smentire le notizie che si riferivano a possibili perdite d'acqua
radioattiva dalle piscine, del sito Eurex, in cui sono ancora
depositati materiali irraggiati delle centrali in dismissione.
Infatti, sempre il 13 luglio, il gen. Jean, presidente della Sogin e
contemporaneamente commissario per l'emergenza nucleare, sottolineava
che: "La situazione della piscina EUREX non desta al momento
preoccupazioni. Le infiltrazioni d'acqua rilevate nell'intercapedine
della piscina sono correttamente gestite. I rilievi condotti a partire
dal 2004 da SOGIN e dall'ARPA Piemonte non hanno rilevato alcuna
contaminazione nel suolo e nell'acqua di falda. Tuttavia, in
considerazione della vetustà dell'impianto, per decisione
dell'Amministratore delegato ing. Giuseppe Nucci i tecnici SOGIN, in
coordinamento con l'autorità di controllo nazionale (APAT),
stanno predisponendo il piano d'intervento che porterà in tempi
brevi al trasferimento dei materiali presenti nella piscina e alla sua
bonifica".
È probabile che i tredici lavoratori contaminati stessero
proprio lavorando nel locale della piscina per costruire le
sovrastrutture necessarie a permettere le successive operazioni di
messa in sicurezza.
Come si legge sul sito dell'Arpa (Agenzia regionale protezione
ambiente) piemontese, l'ipotesi delle perdite non derivava da
un'invenzione giornalistica, ma era conseguenza della nota del 10-06-04
in cui il direttore dell'impianto EUREX segnalava alla Prefettura di
Vercelli la presenza d'acqua contaminata nell'intercapedine della
piscina di stoccaggio del combustibile irraggiato.
A partire da quella data Arpa Piemonte, in aggiunta alle
attività di monitoraggio ordinario del sito, ha messo in atto un
monitoraggio radiologico ambientale straordinario al fine di avere
(loro testuali parole) un'adeguata e tempestiva informazione in merito
all'impatto radiologico prodotto dalla situazione anomala segnalata.
Si è proceduto quindi con carotaggi nel suolo e prelievi di
acqua dalla falda superficiale, cioè, l'elemento a maggior
rischio di inquinamento.
Nei campioni di suolo dei carotaggi, sia a monte sia a valle
dell'edificio piscina, è stata occasionalmente rilevata la
presenza di piccole quantità di Cs-137 non correlabile con la
perdita di contenimento della piscina.
Nei campioni di acqua di falda non è mai stata rilevata la
presenza di radionuclidi di origine artificiale correlabile con la
perdita di contenimento della piscina: le attività radioattive
occasionalmente riscontrate sono attribuibili a radionuclidi naturali.
La contaminazione da Sr-90 è comparabile con i valori medi
presenti nella stessa matrice in altre zone della provincia dalla
regione.
Il 6 giugno di quest'anno, il rassicurante rapporto ARPA concludeva
affermando che dalle misure effettuate "ad oggi non si è
evidenziata la presenza di contaminazione da radionuclidi artificiali
nell'acqua della falda superficiale e nei suoli da carotaggio".
Tranquillizzati dalle dichiarazioni dell'ente pubblico si va in
vacanza. Al ritorno la sorpresa, qualcosa è cambiato…
l'acqua prelevata nella falda prossima alla piscina risulta
contaminata. Questo almeno quanto emerge dal rapporto della stessa
Arpa, consegnato all'assessorato per l'ambiente lo scorso 17 agosto, in
esso si evidenzia, infatti, la presenza di radionuclidi artificiali in
due punti di prelievo sui sei complessivi che vengono controllati.
''Le misurazioni - spiega l'assessore regionale all'Ambiente,
Nicola De Ruggiero - relative a un'area molto circoscritta vicino alla
piscina, presentano livelli di contaminazione assolutamente non
rilevanti per la salute pubblica. Dal punto di vista ambientale,
però, ciò costituisce un indicatore significativo che
dall'intercapedine della piscina vi è un rilascio di acqua
contaminata''. L'assessore ritiene dunque ''doveroso anticipare a fine
settembre la riunione del tavolo di trasparenza regionale che riunisce
tutti gli attori interessati alla questione della sicurezza nucleare."
Sono aumentate le perdite? Hanno cambiato la localizzazione dei
prelievi? Qualcuno non se l'è più sentita di coprire una
situazione al limite? È l'inizio di una nuova strategia per
superare intoppi procedurali?
Non lo sapremo mai. Di fatto, con un colpo alla trasparenza ed uno
all'invisibilità, tra emergenze e proroghe, smentite ed
ammissioni il programma di smantellamento dell'esperienza nucleare
italiana avanza a rilento tra mille contraddizioni secondo un
"cronoprogramma" (verificare su sito Sogin) che è già
stato riformulato più volte con slittamenti di mesi o anni sulle
scadenze previste inizialmente. La sensazione prevalente è
quella di soluzioni estemporanee slegate da un progetto complessivo,
una specie di "moscacieca nucleare". Lo sappiamo bene, si tratta di
risolvere questioni difficili e delicate, ci preoccupiamo, infatti,
quando i faciloni nuclearisti, che si annidano nei diversi partiti,
ripropongono l'opzione della fissione atomica ad ogni pie sospinto
sfruttando il black out di turno o l'ultimo rincaro del prezzo del
petrolio.
Come tutti dovremmo aver capito, l'utilizzo dell'energia nucleare non
pone problemi solo nella fase di costruzione e gestione delle centrali,
anche la procedura di chiusura e messa in sicurezza dei siti e dei
materiali irraggiati richiede ingenti investimenti e genera rischi
ambientali e sanitari che proiettano la loro ombra a lungo nel futuro.
Certo, se interpellassimo i decisori ai vertici dell'affaire atomico,
sicuramente sosterrebbero che sarebbe tutto più facile in una
società senza ambientalisti pignoli, cittadini ficcanaso e
rompicojoni vari. Sì, perché la scelta energetica
nucleare, senza considerare gli stretti legami con le tecnologie
militari di distruzione di massa, presuppone una società ancor
più autoritaria dove a rischio non ci sono solo ambiente e
salute ma anche la libertà.
MarTa
www.sogin.it
www.arpa.piemonte.it