Umanità Nova, n 27 del 10 settembre 2006, anno 86

Moscacieca nucleare
Saluggia: la "piscina" perde e inquina le falde

Era il 12 luglio quando, intorno ad un "tavolo della trasparenza" fonti sindacali dichiaravano che tredici operai erano rimasti contaminati nel corso degli interventi effettuati presso gli impianti nucleari di Saluggia. Il "tavolo della trasparenza" è uno di quegli incontri concepiti per rendere meno conflittuale il rapporto tra la Sogin, società incaricata di smantellare e mettere in sicurezza gli impianti nucleari italiani (scorie comprese), e le popolazioni interessate.
Il giorno successivo la Sogin si "affrettava" a precisare: "Il monitoraggio radiologico del personale dell'impianto EUREX di Saluggia ha evidenziato nel periodo 2004-2006 tracce di contaminazione interna in tredici lavoratori. Specificando, inoltre, che: "La contaminazione rilevata comporta per i lavoratori una dose media annua molto inferiore ai limiti consentiti dalla normativa vigente".
La stessa società sottolineava poi: " È stata comunque condotta un'approfondita revisione delle procedure operative al fine di ridurre ulteriormente l'esposizione dei lavoratori. Si ricorda in proposito che, sulla base delle statistiche elaborate dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, simili episodi rientrano nella casistica della normale gestione degli impianti nucleari.
Ma certo, un po' di contaminazione, lavorando con il nucleare, è da mettere nel conto, mai nulla di preoccupante… basta rientrare nella casistica. Visti i tempi di queste precisazioni, da parte Sogin, sembrerebbe che anche le informazioni che riguardano gli eventi compresi nella cosiddetta casistica "stentino" a circolare. Lecito quindi domandarsi: "Ma cosa si sa di tutti gli altri?"
Per rinforzare la credibilità delle fonti ufficiali è indispensabile ricordare che quel "tavolo della trasparenza", tenutosi presso la Regione Piemonte, nasceva espressamente con l'intento di smentire le notizie che si riferivano a possibili perdite d'acqua radioattiva dalle piscine, del sito Eurex, in cui sono ancora depositati materiali irraggiati delle centrali in dismissione.
Infatti, sempre il 13 luglio, il gen. Jean, presidente della Sogin e contemporaneamente commissario per l'emergenza nucleare, sottolineava che: "La situazione della piscina EUREX non desta al momento preoccupazioni. Le infiltrazioni d'acqua rilevate nell'intercapedine della piscina sono correttamente gestite. I rilievi condotti a partire dal 2004 da SOGIN e dall'ARPA Piemonte non hanno rilevato alcuna contaminazione nel suolo e nell'acqua di falda. Tuttavia, in considerazione della vetustà dell'impianto, per decisione dell'Amministratore delegato ing. Giuseppe Nucci i tecnici SOGIN, in coordinamento con l'autorità di controllo nazionale (APAT), stanno predisponendo il piano d'intervento che porterà in tempi brevi al trasferimento dei materiali presenti nella piscina e alla sua bonifica".
È probabile che i tredici lavoratori contaminati stessero proprio lavorando nel locale della piscina per costruire le sovrastrutture necessarie a permettere le successive operazioni di messa in sicurezza.

Come si legge sul sito dell'Arpa (Agenzia regionale protezione ambiente) piemontese, l'ipotesi delle perdite non derivava da un'invenzione giornalistica, ma era conseguenza della nota del 10-06-04 in cui il direttore dell'impianto EUREX segnalava alla Prefettura di Vercelli la presenza d'acqua contaminata nell'intercapedine della piscina di stoccaggio del combustibile irraggiato.
A partire da quella data Arpa Piemonte, in aggiunta alle attività di monitoraggio ordinario del sito, ha messo in atto un monitoraggio radiologico ambientale straordinario al fine di avere (loro testuali parole) un'adeguata e tempestiva informazione in merito all'impatto radiologico prodotto dalla situazione anomala segnalata.
Si è proceduto quindi con carotaggi nel suolo e prelievi di acqua dalla falda superficiale, cioè, l'elemento a maggior rischio di inquinamento.
Nei campioni di suolo dei carotaggi, sia a monte sia a valle dell'edificio piscina, è stata occasionalmente rilevata la presenza di piccole quantità di Cs-137 non correlabile con la perdita di contenimento della piscina.
Nei campioni di acqua di falda non è mai stata rilevata la presenza di radionuclidi di origine artificiale correlabile con la perdita di contenimento della piscina: le attività radioattive occasionalmente riscontrate sono attribuibili a radionuclidi naturali. La contaminazione da Sr-90 è comparabile con i valori medi presenti nella stessa matrice in altre zone della provincia dalla regione.
Il 6 giugno di quest'anno, il rassicurante rapporto ARPA concludeva affermando che dalle misure effettuate "ad oggi non si è evidenziata la presenza di contaminazione da radionuclidi artificiali nell'acqua della falda superficiale e nei suoli da carotaggio".

Tranquillizzati dalle dichiarazioni dell'ente pubblico si va in vacanza. Al ritorno la sorpresa, qualcosa è cambiato… l'acqua prelevata nella falda prossima alla piscina risulta contaminata. Questo almeno quanto emerge dal rapporto della stessa Arpa, consegnato all'assessorato per l'ambiente lo scorso 17 agosto, in esso si evidenzia, infatti, la presenza di radionuclidi artificiali in due punti di prelievo sui sei complessivi che vengono controllati.
 ''Le misurazioni - spiega l'assessore regionale all'Ambiente, Nicola De Ruggiero - relative a un'area molto circoscritta vicino alla piscina, presentano livelli di contaminazione assolutamente non rilevanti per la salute pubblica. Dal punto di vista ambientale, però, ciò costituisce un indicatore significativo che dall'intercapedine della piscina vi è un rilascio di acqua contaminata''. L'assessore ritiene dunque ''doveroso anticipare a fine settembre la riunione del tavolo di trasparenza regionale che riunisce tutti gli attori interessati alla questione della sicurezza nucleare."

Sono aumentate le perdite? Hanno cambiato la localizzazione dei prelievi? Qualcuno non se l'è più sentita di coprire una situazione al limite? È l'inizio di una nuova strategia per superare intoppi procedurali?
Non lo sapremo mai. Di fatto, con un colpo alla trasparenza ed uno all'invisibilità, tra emergenze e proroghe, smentite ed ammissioni il programma di smantellamento dell'esperienza nucleare italiana avanza a rilento tra mille contraddizioni secondo un "cronoprogramma" (verificare su sito Sogin) che è già stato riformulato più volte con slittamenti di mesi o anni sulle scadenze previste inizialmente. La sensazione prevalente è quella di soluzioni estemporanee slegate da un progetto complessivo, una specie di "moscacieca nucleare". Lo sappiamo bene, si tratta di risolvere questioni difficili e delicate, ci preoccupiamo, infatti, quando i faciloni nuclearisti, che si annidano nei diversi partiti, ripropongono l'opzione della fissione atomica ad ogni pie sospinto sfruttando il black out di turno o l'ultimo rincaro del prezzo del petrolio.
Come tutti dovremmo aver capito, l'utilizzo dell'energia nucleare non pone problemi solo nella fase di costruzione e gestione delle centrali, anche la procedura di chiusura e messa in sicurezza dei siti e dei materiali irraggiati richiede ingenti investimenti e genera rischi ambientali e sanitari che proiettano la loro ombra a lungo nel futuro. Certo, se interpellassimo i decisori ai vertici dell'affaire atomico, sicuramente sosterrebbero che sarebbe tutto più facile in una società senza ambientalisti pignoli, cittadini ficcanaso e rompicojoni vari. Sì, perché la scelta energetica nucleare, senza considerare gli stretti legami con le tecnologie militari di distruzione di massa, presuppone una società ancor più autoritaria dove a rischio non ci sono solo ambiente e salute ma anche la libertà.

MarTa

www.sogin.it
www.arpa.piemonte.it

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti