Umanità Nova, n 28 del 17 settembre 2006, anno 86

Letture
Il mostro sullo stretto - Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte


Antonello Mangano - Antonio Mazzeo, Il mostro sullo stretto - Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte. Sicilia Punto L / terrelibere.org, Ragusa, giugno 2006, pagg. 104, euro 4.

Ma come, non ci eravamo sbarazzati tutta in una volta dello Stato, con la globalizzazione, il trionfo del privato efficiente, la sconfitta definitiva dell'ingerenza pubblica sulla vita sociale?
E invece eccolo rispuntare, lo Stato, grande committente di mega opere, spianatore, con i suoi eserciti, di territori ricchi di risorse da offrire al libero pirataggio delle multinazionali. Eccolo, insostituibile serbatoio di carburante per il turbo-capitalismo.
Dalla Valle Susa allo Stretto di Messina, lo Stato è il garante dell'accumulazione capitalistica; è il grande elargitore di denaro alle lobby del cemento e dell'acciaio, che vivono da anni attaccati alle sue mammelle, da cui succhiano le energie per mantenersi in vita.
Legge Obiettivo, emergenza come sistema, preventivi che si gonfieranno in corso d'opera, drenaggio di denaro pubblico sottratto alle cose veramente utili, impatti devastanti sul territorio e sulle popolazioni; infiltrazioni criminali… sono queste le caratteristiche delle Grandi Opere.
Antonello Mangano e Antonio Mazzeo di terrelibere.org si sono soffermati sul Ponte sullo Stretto, sintetizzando per Sicilia Punto L, dalla gran mole di materiale raccolto sul loro sito, che amiamo definire di controinformazione, il materiale per un libretto di cento pagine nel quale si può trovare la summa dei motivi per essere contro la costruzione del ponte.
Sono sette punti, il primo dei quali si sofferma sulla lobby del cemento, quella delle cordate come Impregilo e Astaldi, falsamente contrapposte nella gara siculo-calabra, saldamente alleate in altre opere e all'estero; sempre in prima fila quando c'è da arraffare denaro pubblico e devastare territori e ambienti. E qui, attraverso l'analisi delle società e dei loro intrecci, viene fuori l'intero gotha del capitalismo italiano, compresa la sua appendice "rossa" rappresentata dalle coop, come la CMC di Ravenna: a Messina come a Venaus, come a Sigonella come… ovunque. E sono stati bravi gli autori a collegare tutte le sigle, tutte le realtà proprietarie, banche comprese, e la loro "loggia", l'Istituto Grandi Infrastrutture retto da quel Zamberletti, che molti ancora ricorderanno.
Il libro quindi prende il volo descrivendo la mega-truffa del ponte, le sue caratteristiche e dimensioni, l'azzardo di una costruzione ancora strapiena di dubbi tecnici non risolti; quei 25 km si strade e ferrovie da ambo i lati, necessari per l'accesso alla campata, che comporteranno, alla fine, un risparmio, si e no, di una decina di minuti. Il capitolo 2 è uno snocciolare di dati che permettono di entrare dentro al problema: 500.000 metri quadri di aree di cantiere, oltre 2000 tir al giorno, montagne di detriti, milioni di metri cubi di cemento e acqua occorrenti: una follia per una terra di confine affossata dal sottosviluppo, le cui strutture viarie e ferroviarie non subiranno alcun miglioramento. Impatto sociale, mafia già ufficialmente individuata come interessata ai lavori del ponte; assurdità del progetto (tutto basato su dati gonfiati, come per il TAV), e impossibilità di coprire i costi senza l'intervento pubblico, come già avviene con il più blasonato canale sotto la Manica, fallito dal 2003 con 9 miliardi di euro di deficit, nonostante collegasse Parigi e Londra e non certo Messina e Villa San Giovanni!
Viene smontato il cosiddetto incremento occupazionale, mera propaganda, e lanciato l'allarme sul disastro ambientale specie riguardo il patrimonio naturalistico dell'area. Accenni necessari alla situazione sismica e geologica delle due coste, con capitolo finale dedicato alla militarizzazione dell'area, dato che già l'eventualità di un ponte veniva descritta, 16 anni prima dell'11 settembre, da generali dell'esercito, come la messa in atto di una struttura estremamente vulnerabile, sovraesposta ad attentati, maggior punto sensibile dell'area mediterranea, su cui avrebbe dovuto vigilare una macchina militare efficientissima con capacità di copertura di tutto il basso Tirreno, delle due regioni interessate con i loro aeroporti e porti, dello Jonio. Poi è venuto l'11 settembre e nel frattempo di ponte si parla concretamente.
Insomma, senza fidarsi delle dichiarazioni contraddittorie e ambigue dei rappresentanti del governo attuale, tutti ammanicati coi signori del cemento e con la strategia delle Grandi Opere, questo libretto fornisce l'informazione utile a motivare un'opposizione al Ponte che va generalizzata e integrata sempre più nelle lotte che in varie parti d'Italia si stanno sviluppando, per la costituzione di un fronte unico che veda anche partecipi i lavoratori dei trasporti che si battono per una politica attenta ai bisogni dei proletari; bisogni, rivendicazioni, che di certo non coincidono con il delirio della velocità.

Pippo Gurrieri

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