Antonello Mangano - Antonio Mazzeo, Il mostro sullo stretto - Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte. Sicilia Punto L / terrelibere.org, Ragusa, giugno 2006, pagg. 104, euro 4.
Ma come, non ci eravamo sbarazzati tutta in una volta dello Stato, con
la globalizzazione, il trionfo del privato efficiente, la sconfitta
definitiva dell'ingerenza pubblica sulla vita sociale?
E invece eccolo rispuntare, lo Stato, grande committente di mega opere,
spianatore, con i suoi eserciti, di territori ricchi di risorse da
offrire al libero pirataggio delle multinazionali. Eccolo,
insostituibile serbatoio di carburante per il turbo-capitalismo.
Dalla Valle Susa allo Stretto di Messina, lo Stato è il garante
dell'accumulazione capitalistica; è il grande elargitore di
denaro alle lobby del cemento e dell'acciaio, che vivono da anni
attaccati alle sue mammelle, da cui succhiano le energie per mantenersi
in vita.
Legge Obiettivo, emergenza come sistema, preventivi che si gonfieranno
in corso d'opera, drenaggio di denaro pubblico sottratto alle cose
veramente utili, impatti devastanti sul territorio e sulle popolazioni;
infiltrazioni criminali… sono queste le caratteristiche delle
Grandi Opere.
Antonello Mangano e Antonio Mazzeo di terrelibere.org si sono
soffermati sul Ponte sullo Stretto, sintetizzando per Sicilia Punto L,
dalla gran mole di materiale raccolto sul loro sito, che amiamo
definire di controinformazione, il materiale per un libretto di cento
pagine nel quale si può trovare la summa dei motivi per essere
contro la costruzione del ponte.
Sono sette punti, il primo dei quali si sofferma sulla lobby del
cemento, quella delle cordate come Impregilo e Astaldi, falsamente
contrapposte nella gara siculo-calabra, saldamente alleate in altre
opere e all'estero; sempre in prima fila quando c'è da arraffare
denaro pubblico e devastare territori e ambienti. E qui, attraverso
l'analisi delle società e dei loro intrecci, viene fuori
l'intero gotha del capitalismo italiano, compresa la sua appendice
"rossa" rappresentata dalle coop, come la CMC di Ravenna: a Messina
come a Venaus, come a Sigonella come… ovunque. E sono stati
bravi gli autori a collegare tutte le sigle, tutte le realtà
proprietarie, banche comprese, e la loro "loggia", l'Istituto Grandi
Infrastrutture retto da quel Zamberletti, che molti ancora ricorderanno.
Il libro quindi prende il volo descrivendo la mega-truffa del ponte, le
sue caratteristiche e dimensioni, l'azzardo di una costruzione ancora
strapiena di dubbi tecnici non risolti; quei 25 km si strade e ferrovie
da ambo i lati, necessari per l'accesso alla campata, che
comporteranno, alla fine, un risparmio, si e no, di una decina di
minuti. Il capitolo 2 è uno snocciolare di dati che permettono
di entrare dentro al problema: 500.000 metri quadri di aree di
cantiere, oltre 2000 tir al giorno, montagne di detriti, milioni di
metri cubi di cemento e acqua occorrenti: una follia per una terra di
confine affossata dal sottosviluppo, le cui strutture viarie e
ferroviarie non subiranno alcun miglioramento. Impatto sociale, mafia
già ufficialmente individuata come interessata ai lavori del
ponte; assurdità del progetto (tutto basato su dati gonfiati,
come per il TAV), e impossibilità di coprire i costi senza
l'intervento pubblico, come già avviene con il più
blasonato canale sotto la Manica, fallito dal 2003 con 9 miliardi di
euro di deficit, nonostante collegasse Parigi e Londra e non certo
Messina e Villa San Giovanni!
Viene smontato il cosiddetto incremento occupazionale, mera propaganda,
e lanciato l'allarme sul disastro ambientale specie riguardo il
patrimonio naturalistico dell'area. Accenni necessari alla situazione
sismica e geologica delle due coste, con capitolo finale dedicato alla
militarizzazione dell'area, dato che già l'eventualità di
un ponte veniva descritta, 16 anni prima dell'11 settembre, da generali
dell'esercito, come la messa in atto di una struttura estremamente
vulnerabile, sovraesposta ad attentati, maggior punto sensibile
dell'area mediterranea, su cui avrebbe dovuto vigilare una macchina
militare efficientissima con capacità di copertura di tutto il
basso Tirreno, delle due regioni interessate con i loro aeroporti e
porti, dello Jonio. Poi è venuto l'11 settembre e nel frattempo
di ponte si parla concretamente.
Insomma, senza fidarsi delle dichiarazioni contraddittorie e ambigue
dei rappresentanti del governo attuale, tutti ammanicati coi signori
del cemento e con la strategia delle Grandi Opere, questo libretto
fornisce l'informazione utile a motivare un'opposizione al Ponte che va
generalizzata e integrata sempre più nelle lotte che in varie
parti d'Italia si stanno sviluppando, per la costituzione di un fronte
unico che veda anche partecipi i lavoratori dei trasporti che si
battono per una politica attenta ai bisogni dei proletari; bisogni,
rivendicazioni, che di certo non coincidono con il delirio della
velocità.
Pippo Gurrieri