Umanità Nova, n 29 del 24 settembre 2006, anno 86

Le promesse da mercante (di voti) del governo
La gelida estate del proibizionismo

Nel silenzio generale di giornali e TV, su diverse agenzie di stampa la scorsa settimana è apparsa la notizia che il decreto - annunciato dal ministro della Salute, Livia Turco, a fine giugno - che avrebbe dovuto raddoppiare la quantità massima di cannabis consentita per uso personale è ancora nei cassetti del ministro della Giustizia Mastella, per quella che inizialmente doveva essere soltanto una breve "sosta tecnica"…
Il decreto amministrativo - composto da un solo articolo che ritocca le tabelle della Fini-Giovanardi - è stato inviato alla Giustizia a inizio luglio e avrebbe dovuto rappresentare il primo atto di un più ampio intervento legislativo contro la "tolleranza zero" anticannabis varata dal Governo Berlusconi, ma per ora evidentemente la "tolleranza zero" non si tocca. Con le tabelle in vigore dopo l'approvazione della fascistissima Legge Fini, è consentito il possesso fino a 5 grammi di cannabis (un quantitativo molto più basso dei 20 g previsti dai codici penali tedesco e russo o dei 28 g previsti dalle legislazioni di quasi tutti gli stati USA). Oltre questa soglia si incorre nel reato di spaccio (punito con pene da 1 a 6 anni per i casi "di lieve entità" e da 6 a 20 anni per gli altri casi, cioè con pene molto superiori a quelle previste per reati come lo stupro e il tentato omicidio). Se la proposta del ministro Turco - appoggiata anche dal ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero - venisse accolta, si arriverebbe peraltro a una tolleranza di dieci grammi di sostanza, che comunque rimarrebbe un quantitativo inferiore a quelli citati.
Alcuni si ricorderanno che quando la Legge Fini venne approvata in Parlamento, gli esponenti dell'Unione allora in piena campagna elettorale giurarono e spergiurarono che sarebbe stata abrogata nei primi cento giorni della nuova legislatura, se non addirittura "nelle prime cento ore" (come dichiararono verdi, radicali e rifondaroli).
Adesso di giorni dalla fine del secondo Governo Berlusconi ne sono passati molto più di cento e di ore qualche migliaia, ma la mostruosa Legge Fini (che secondo la statunitense Drugs Policy Foundation "è una delle più severe e più irrazionali del mondo… paragonabile solo a quella cubana e a quella iraniana") è ancora al suo posto, mentre Ferrero continua a fare promesse a destra e a manca e alle feste di partito gli esponenti dei partiti dell'Unione danno la colpa della mancata abrogazione della normativa ultraproibizionista alla risicata maggioranza al Senato che è la giustificazione preferita per la loro ignavia. Le scuse forse bastano a placare gli ingenui frequentatori delle Feste di Liberazione e dell'Unità, ma reggono poco visto che, in effetti, per disarmare la Legge Fini basterebbe intervenire sulle tabelle che, secondo la legge stessa, sono definite dal ministero della Salute. Se avesse voluto, Lidia Turco sin dal primo giorno del suo insediamento avrebbe potuto sospendere le mitiche tabelle, stilate peraltro da una Commissione nominata con l'unico criterio della adesione dei suoi membri al credo proibizionista (su 11 cosiddetti esperti, ben 6 erano iscritti o vicini ad AN…) e senza la minima credibilità scientifica. Ma niente di tutto questo è stato fatto…
Anzi, l'estate proibizionista italiana è stata particolarmente calda. Il Governo Prodi ha inaugurato la sua "nuova" politica sulle droghe con le perquisizioni a maggio del centro sociale Officina 99 di Napoli e a giugno del Livello 57 di Bologna (quando i carabinieri ritrovarono 500 grammi di fumo diverse ore dopo la fine della perquisa e denunciarono la consulente legale dello sportello antiproibizionista del CSA emiliano) ed infine a luglio con lo sgombero forzato delle due sedi del Livello 57 per contravvenzione proprio delle leggi sulla droga, con un'operazione che non è difficile considerare la vendetta dello stalinista Kofferati contro il successo della street parade antiproibizionista tenutasi il 1 luglio nonostante il suo parere contrario.
Le operazioni antidroga contro i centri sociali ed altri luoghi dove si pratica l'antiproibizionismo militante peraltro non sembrano fermarsi: chi il 20 luglio (nel quinto anniversario della morte di Carlo Giuliani) ha partecipato al concerto-benefit di Caparezza ed Assalti Frontali per il supporto legale ai processi del G8 ha trovato ad attenderlo una camionetta della Finanza con tanto di cani antidroga che annusavano senza sosta macchine e zainetti. Intanto, l'applicazione della legge antidroga è affidata al totale arbitrio dei magistrati, con giudici e procure che implacabilmente applicano le sanzioni penali a chi sfora anche di un grammo le quantità massime previste per uso personale dalle tabelle ed altri giudici ed altre procure che, invece, se non vi sono altri elementi a carico dell'imputato, considerano per uso personale (ed applicano quindi le sanzioni amministrative) anche la detenzione di quantitativi più elevati.
Da parte nostra non abbiamo mai avuto nessuna speranza che un cambio di governo potesse cambiare alcunché. Mentre gli esponenti dell'Unione non sanno far altro che trovare sempre nuove scuse che per giustificare la propria pusillanimeria, spetta ai movimenti antiproibizionisti di trovare la lucidità di non farsi incantare dai venditori professionisti di false promesse e di riprendere l'iniziativa di agitazione e di controinformazione. La Street Parade prevista a Bologna per ottobre (e la cui data dovrebbe essere annunciata al più presto) potrebbe essere l'inizio dell'autunno caldo dell'antiproibizionismo, per strappare alle leggi dello Stato il controllo su quelle, nel bene e nel male e indipendentemente da ogni giudizio morale, sono scelte personali che hanno conseguenze solo per chi le fa.

robertino

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