Nel silenzio generale di giornali e TV, su diverse agenzie di stampa
la scorsa settimana è apparsa la notizia che il decreto -
annunciato dal ministro della Salute, Livia Turco, a fine giugno - che
avrebbe dovuto raddoppiare la quantità massima di cannabis
consentita per uso personale è ancora nei cassetti del ministro
della Giustizia Mastella, per quella che inizialmente doveva essere
soltanto una breve "sosta tecnica"…
Il decreto amministrativo - composto da un solo articolo che ritocca le
tabelle della Fini-Giovanardi - è stato inviato alla Giustizia a
inizio luglio e avrebbe dovuto rappresentare il primo atto di un
più ampio intervento legislativo contro la "tolleranza zero"
anticannabis varata dal Governo Berlusconi, ma per ora evidentemente la
"tolleranza zero" non si tocca. Con le tabelle in vigore dopo
l'approvazione della fascistissima Legge Fini, è consentito il
possesso fino a 5 grammi di cannabis (un quantitativo molto più
basso dei 20 g previsti dai codici penali tedesco e russo o dei 28 g
previsti dalle legislazioni di quasi tutti gli stati USA). Oltre questa
soglia si incorre nel reato di spaccio (punito con pene da 1 a 6 anni
per i casi "di lieve entità" e da 6 a 20 anni per gli altri
casi, cioè con pene molto superiori a quelle previste per reati
come lo stupro e il tentato omicidio). Se la proposta del ministro
Turco - appoggiata anche dal ministro della Solidarietà sociale,
Paolo Ferrero - venisse accolta, si arriverebbe peraltro a una
tolleranza di dieci grammi di sostanza, che comunque rimarrebbe un
quantitativo inferiore a quelli citati.
Alcuni si ricorderanno che quando la Legge Fini venne approvata in
Parlamento, gli esponenti dell'Unione allora in piena campagna
elettorale giurarono e spergiurarono che sarebbe stata abrogata nei
primi cento giorni della nuova legislatura, se non addirittura "nelle
prime cento ore" (come dichiararono verdi, radicali e rifondaroli).
Adesso di giorni dalla fine del secondo Governo Berlusconi ne sono
passati molto più di cento e di ore qualche migliaia, ma la
mostruosa Legge Fini (che secondo la statunitense Drugs Policy
Foundation "è una delle più severe e più
irrazionali del mondo… paragonabile solo a quella cubana e a
quella iraniana") è ancora al suo posto, mentre Ferrero continua
a fare promesse a destra e a manca e alle feste di partito gli
esponenti dei partiti dell'Unione danno la colpa della mancata
abrogazione della normativa ultraproibizionista alla risicata
maggioranza al Senato che è la giustificazione preferita per la
loro ignavia. Le scuse forse bastano a placare gli ingenui
frequentatori delle Feste di Liberazione e dell'Unità, ma
reggono poco visto che, in effetti, per disarmare la Legge Fini
basterebbe intervenire sulle tabelle che, secondo la legge stessa, sono
definite dal ministero della Salute. Se avesse voluto, Lidia Turco sin
dal primo giorno del suo insediamento avrebbe potuto sospendere le
mitiche tabelle, stilate peraltro da una Commissione nominata con
l'unico criterio della adesione dei suoi membri al credo proibizionista
(su 11 cosiddetti esperti, ben 6 erano iscritti o vicini ad AN…)
e senza la minima credibilità scientifica. Ma niente di tutto
questo è stato fatto…
Anzi, l'estate proibizionista italiana è stata particolarmente
calda. Il Governo Prodi ha inaugurato la sua "nuova" politica sulle
droghe con le perquisizioni a maggio del centro sociale Officina 99 di
Napoli e a giugno del Livello 57 di Bologna (quando i carabinieri
ritrovarono 500 grammi di fumo diverse ore dopo la fine della perquisa
e denunciarono la consulente legale dello sportello antiproibizionista
del CSA emiliano) ed infine a luglio con lo sgombero forzato delle due
sedi del Livello 57 per contravvenzione proprio delle leggi sulla
droga, con un'operazione che non è difficile considerare la
vendetta dello stalinista Kofferati contro il successo della street
parade antiproibizionista tenutasi il 1 luglio nonostante il suo parere
contrario.
Le operazioni antidroga contro i centri sociali ed altri luoghi dove si
pratica l'antiproibizionismo militante peraltro non sembrano fermarsi:
chi il 20 luglio (nel quinto anniversario della morte di Carlo
Giuliani) ha partecipato al concerto-benefit di Caparezza ed Assalti
Frontali per il supporto legale ai processi del G8 ha trovato ad
attenderlo una camionetta della Finanza con tanto di cani antidroga che
annusavano senza sosta macchine e zainetti. Intanto, l'applicazione
della legge antidroga è affidata al totale arbitrio dei
magistrati, con giudici e procure che implacabilmente applicano le
sanzioni penali a chi sfora anche di un grammo le quantità
massime previste per uso personale dalle tabelle ed altri giudici ed
altre procure che, invece, se non vi sono altri elementi a carico
dell'imputato, considerano per uso personale (ed applicano quindi le
sanzioni amministrative) anche la detenzione di quantitativi più
elevati.
Da parte nostra non abbiamo mai avuto nessuna speranza che un cambio di
governo potesse cambiare alcunché. Mentre gli esponenti
dell'Unione non sanno far altro che trovare sempre nuove scuse che per
giustificare la propria pusillanimeria, spetta ai movimenti
antiproibizionisti di trovare la lucidità di non farsi incantare
dai venditori professionisti di false promesse e di riprendere
l'iniziativa di agitazione e di controinformazione. La Street Parade
prevista a Bologna per ottobre (e la cui data dovrebbe essere
annunciata al più presto) potrebbe essere l'inizio dell'autunno
caldo dell'antiproibizionismo, per strappare alle leggi dello Stato il
controllo su quelle, nel bene e nel male e indipendentemente da ogni
giudizio morale, sono scelte personali che hanno conseguenze solo per
chi le fa.
robertino