In Abruzzo il governo regionale sta sferrando un duro attacco alla
sanità pubblica. In merito lo Spazio Libero 51 di L'Aquila ha
scritto una lettera aperta ai cittadini della regione. Ne riportiamo i
passaggi più significativi.
"(I) politicanti di turno, dopo aver colpito il mondo del lavoro e
della formazione, si scaglia(no) ora anche contro la sanità
pubblica. Caso esemplare è l'ospedale Val Vibrata di Sant'Omero
con 203 posti letto e un'utenza che supera le 200.000 unità nei
mesi estivi. Complessivamente vi sono impiegati 173 infermieri contro i
900 del presidio teramano.
Con delibera del direttore generale della ASL Mario Molinari sugli
accorpamenti estivi, che anticipa il piano di razionalizzazione messo
in campo sulla base della Legge regionale n. 20 del 23 giugno 2006, la
struttura ha chiuso importanti reparti come chirurgia, ostetricia,
ginecologia e pediatria, nonostante le numerose operazioni chirurgiche
e le oltre 500 nascite l'anno.
Contemporaneamente sorgeva sul territorio vibratiano un centro
benessere, privato, da 8000 metri quadrati, 100 posti letto e 7 sale
operatorie; il centro, con una probabile convenzione futura con la ASL,
andrebbe a ricevere ingenti somme di capitale pubblico.
Ben 15 milioni di euro erano stati già concessi da quest'ultima
gestione politica regionale per 183 posti letto, finiti nelle tasche di
affaristi che gestiscono le strutture ospedaliere private d'Abruzzo,
vedasi i casi aquilani su cui indaga la Guardia di Finanza per false
operazioni ed altro.
Nella regione sono attivi 35 ospedali, di cui ben 13 gestiti da
privati; il processo di ulteriore distruzione e mercificazione di un
diritto universale come quello alla salute, all'esistenza e al
benessere, è a dir poco preoccupante. Un processo volto prima a
distruggere un'idea di salute rispondente al benessere fisico,
psichico, emotivo e sociale della persona, poi alla mercificazione di
un diritto che dovrebbe essere pubblico, universale, umano, a misura
d'uomo e di donna, rispettoso del fabbisogno di cure dell'intera
collettività, orientato a prevenire l'insorgenza della malattia.
E alla privatizzazione di tali strutture si aggiungono, di conseguenza,
gli effetti della flessibilizzazione delle Aziende Sanitarie,
rintracciabili nei livelli massicci di precarizzazione del rapporto di
lavoro – utile solo all'azienda per ridurre i costi e pareggiare
i bilanci – e di differenziazione salariale, nonché nello
sviluppo di processi neocorporativi di stampo liberista.
È di nuovo evidente come i termini "produttività
aziendale" e "qualità dell'assistenza" siano del tutto
incompatibili. Il primo è orientato solo ad un aumento del
volume delle prestazioni sanitarie erogate in nome della logica del
profitto, mentre, il secondo, – che è un elemento
irrinunciabile alla concezione di diritto alla salute – pone al
suo centro la risposta qualificata ai bisogni umani.
Per opporsi a questi veri e propri comitati d'affari, intenzionati solo
a mercificare anche la salute e il benessere, bisogna che le strutture
sanitarie, così come tutti i servizi sociali, siano gestite e
controllate direttamente dai lavoratori stessi e dai cittadini che
vivono sul territorio; che tra questi, gli utenti, e la
collettività sia sempre vivo l'interesse sulla qualità
delle prestazioni erogate."
Pippi C.
Il 23 luglio a Spezzano Albanese era stata convocata una
manifestazione popolare e un comizio di piazza della Federazione
Anarchica "Spixana". Tra i tanti temi sul tappeto quello
dell'inceneritore che il sindaco di S. Lorenzo, Marranghello, aveva
annunciato di voler costruire a Ferula. Gli anarchici e i libertari di
Spezzano, San Lorenzo, della Calabria, della FMB di Spezzano Albanese
avevano emesso un duro comunicato di denuncia cui erano seguite le
prese di posizione delle associazioni ambientaliste territoriali e del
PRC. Il comunicato era stato pubblicato dalla stampa provinciale
suscitando vasta eco. Pochi giorni prima del 23 luglio Marranghello,
durante una manifestazione nel vicino paese di Terranova, annunciava di
aver rinunciato a costruire l'inceneritore. Con ogni probabilità
si era reso conto della bufera che si stava avvicinando e ha tentato di
parare il colpo, depotenziando sul nascere le iniziative degli
anarchici. In altre parole il solo annuncio della manifestazione
è bastato a far fare retromarcia all'amministrazione
sanlorenzana.
Anche a Spezzano la giunta temeva il comizio, al punto di tentare il
boicottaggio, annunciandone prima un altro in contemporanea e poi
ripiegando sulla decisione di organizzare in quattro e quattr'otto una
manifestazione equina lo stesso giorno. Le questioni sul tappeto erano
diverse e tutte molto scottanti. Oltre all'opposizione all'inceneritore
stava infatti crescendo la lotta contro la centrale Telecom che sorge
nel centro del paese. A ciò si aggiungeva la forte tensione
causata dalla guerra scatenata da Israele contro il Libano, che vedeva
la comunità di Spezzano emotivamente coinvolta in prima persona.
Una spezzanese, da molti anni residente nei pressi di Tiro con il
marito libanese e i figli, era appena riuscita ad arrivare in paese con
i figli, dopo una lunga odissea per sfuggire ai bombardamenti. Il
resoconto della sua esperienza, fatto agli anarchici poche ore prima
del comizio, è stato uno degli elementi forti di un'iniziativa
che si è connotata per la forte carica antimilitarista.
Il comizio si apre con l'intervento di Antonio Nociti che sottolinea il
dibattito sempre vivace a Spezzano grazie alla presenza anarchica, un
dibattito popolare che denuncia il mercato elettorale e il nullo potere
di chi vota delegando ad altri la rappresentanza portando la gente a
lottare in prima persona.
Tocca poi i temi dell'antifascismo e i casi di Milano e di Torino,
quelli dell'immigrazione e della lotta ai cpt, le lotte nel mondo del
lavoro e il comunalismo libertario e la denuncia della neolingua del
dominio che fa passare le azioni di guerra quotidiana contro
popolazioni inermi come missioni di pace. Annuncia infine il progetto
di archivio-biblioteca che presto verrà aperto nella sede della
locale Federazione.
Prende poi la parola Deborah De Rosa che si sofferma sull'impegno
antimilitarista della FAI e dell'anarchismo sociale denunciando tutte
le guerre in corso, e soprattutto sulla barbarie bellica che si era
abbattuta anche in terra libanese.
Denuncia l'ipocrita pacifismo istituzionale di "sinistra" in Italia, in
cerca di voti antimilitaristi nel corso dell'ultima campagna elettorale
ed oggi comodamente seduto sul trono della ormai guerrafondaia
presidenza della camera dei deputati.
Illustra la coerente e chiara proposta degli anarchici che combatte
contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti, contro tutte le
frontiere e stati per una società di libere comunità che
si autogovernano in rete. Ed a tal proposito un riferimento doveroso lo
rivolge alle realizzazioni anarchiche in campo sociale nel corso della
rivoluzione spagnola del 1936, di cui quest'anno ricorre il
settantesimo anniversario.
Vincenzo Giordano di San Lorenzo del Vallo informa il pubblico sulla
questione termovalorizzatore denunciando i pericoli per l'ambiente e la
salute pubblica. Sfida inoltre Marranghello a confrontarsi con la
popolazione sanlorenzana.
Il comizio si conclude con l'intervento Domenico Liguori che, aperto da
una forte denuncia contro la guerra, informava minuziosamente i
cittadini sul colloquio avuto con la concittadina spezzanese che la
barbarie bellica l'aveva vista con i propri occhi e subita in maniera
inerme al pari di tutta la popolazione civile.
Riferisce dei volantini israeliani che hanno preceduto l'attacco dove
si leggeva che sarebbero state colpite solo le case degli hezbollah
mentre in realtà tutto il sud del Libano e soprattutto la zona
di Tiro erano state completamente distrutte, mentre un migliaio di
morti giacevano sotto le macerie. Riferisce della latitanza
"umanitaria" dell'ambasciata italiana nonché dell'abominevole
propaganda messa sull'aereo Alitalia che aspettava a Cipro i cittadini
italiani, dove si leggeva che l'aereo era stato messo a disposizione
dal Ministro degli esteri D'Alema. Riferisce sull'angoscia provocata
dai bombardamenti inaspettati, domandandosi come mai alle scaramucce
quotidiane tra esercito israeliano e hezbollah, questa volta si fosse
ricorso a veri e propri bombardamenti bellici da parte israeliana.
Dalla questione internazionale l'intervento di Liguori si è poi
spostato sulle tematiche locali denunciando gli scandali amministrativi
relativi alla questione delle Terme e dell'inceneritore.
In merito alle Terme dopo aver ricordato le grandi battaglie sociali
degli anarchici e dell'associazionismo locale protese alla loro
appropriazione comunitaria, denuncia l'appalto ad hoc consumatosi nelle
sagrestie comunali che ha consegnato le Terme spezzanesi alla
società che le aveva già temporaneamente in gestione. Ma
soprattutto denuncia l'ennesima vergogna amministrativa che vede oggi
l'assessore comunale alla pubblica istruzione, estetista di
professione, chiudere bottega per diventare dipendente dell'impresa
alla quale l'amministrazione comunale ha affidato la gestione termale,
senza che un briciolo di dignità personale e di rispetto nei
confronti dei suoi elettori la inducessero almeno a rassegnare le
dimissioni da assessore. Senza che un briciolo di dignità
personale e di rispetto sempre nei confronti degli elettori inducessero
il sindaco a destituirla dall'incarico. Certo, due stipendi, di cui uno
da assessore ed uno da dipendente, fanno comodo, in barba al disagio
sociale che vivono parecchie famiglie spezzanesi.
Nel giorni successivi al comizio la stampa provinciale titola
così i propri articoli: "Spezzano Albanese e gli anarchici: un
binomio politico ormai consolidato all'insegna del confronto e della
denuncia sociale", "Il prepotente e fragoroso ritorno degli anarchici.
Impietosi e fuori dal coro, come sempre. Il comizio tenuto a Piazza
Matteotti è stata una superba e dura sintesi di municipalismo,
partecipazione popolare e protesta.". Intanto a Spezzano si prepara la
lotta contro la centrale Telecom.
Da un lungo comunicato della Federazione Anarchica "Spixana"
Nonostante il secco "no" della cittadinanza alla posa di una statua
dedicata al fascista Pennavaria, il sindaco Dipasquale pare
intenzionato a far arrivare in città la statua del gerarca.
In merito il gruppo anarchico di Ragusa, tra i protagonisti della
campagna di informazione e lotta contro l'ennesima operazione di
revisionismo della memoria, ha emesso un comunicato di cui riportiamo
alcuni passaggi. "Volersi accollare la responsabilità di far
giungere la statua del gerarca fascista Pennavaria a Ragusa, e di
trovare un sito ove ubicarla, è infatti provocatorio non solo
verso quelle migliaia di cittadini che quattro anni fa si opposero
strenuamente al progetto della giunta Arezzo, ma è soprattutto
un oltraggio alla memoria di tutte le vittime del fascismo, a partire
dai contadini trucidati il 9 aprile 1921 dalle squadre fasciste
capitanate dal Pennavaria stesso.
L'antifascismo è un valore che non si può manipolare a
piacimento: o si rispetta o si nega. Pennavaria fa parte di un passato
buio della nostra città che la popolazione, la cultura, la
storia hanno regolato. Per questo gli anarchici, che sono stati gli
iniziatori del movimento contro la statua, si opporranno strenuamente
al tentativo di riaprire questa pagina; sin da ora facciamo appello a
tutte le componenti che diedero vita alla costituzione del Comitato
anti-Pennavaria prima e ad Ag.af.ar. dopo, perché intensifichino
la vigilanza antifascista e siano pronti a dare battaglia contro la
scelta dell'amministrazione Dipasquale.
La città ha tanti problemi di disagio sociale, mancanza di
lavoro, aumento di tributi, scempi urbani e ambientali (dal parcheggio
di piazza stazione allo smaltimento dell'amianto), mancanza di
infrastrutture, ed è esemplare come si vogliano spendere soldi
pubblici per un'operazione di nostalgia post-fascista che, oltre tutto,
getterà una cattiva immagine su Ragusa.
Il bronzo si può sempre squagliare e riutilizzare: proponiamo un
concorso d'idee per un uso a fini pubblici del materiale della statua,
e l'apertura di un dibattito storico-politico sul fascismo a Ragusa,
per sgombrare il campo da ulteriori e futuri equivoci.
Info Antifa
I compagni del Gruppo Germinal e della Cooperativa Tipolitografica
hanno deciso di ricordare Alfonso Nicolazzi nel primo anniversario
della sua morte nel modo e nel luogo più adatto al caso:
organizzando una bicchierata del cortile della Tipografia.
È bastato un semplice passaparola fra i conoscenti un paio di
giorni prima e qualche manifestino affisso martedì sera nei
punti "chiave" di Carrara, perché mercoledì 13 settembre,
al termine della spedizione di Umanità Nova, confluisse in via
san Piero un nutrito numero di persone fra compagni, amici, parenti e
semplici conoscenti.
Qualcuno addirittura non aveva saputo niente, era semplicemente passato
di li perché essendo trascorso un anno veniva a fare un
saluto... Svariati sono stati i messaggi di affetto da parte di chi non
ha potuto presenziare personalmente.
Dalle sette di sera per oltre due ore, via San Piero è stata
affollata a tal punto che le macchine dopo un po' hanno rinunciato al
transito e mestamente facevano marcia indietro.
All'interno del cortile era posta una damigiana di vino "della
contadina", il preferito di Alfo, offerto dai compagni della Tipografia
e su un tavolo delle focacce offerte dalla vicina pizzeria di Michele e
Laura. Un brindisi popolare, da strada, e canti anarchici hanno aiutato
a superare un po' il groppo in gola dei convenuti per questa palpabile
assenza.
E mentre il piccolo Mirto affacciatosi al mondo pochi giorni dopo la
morte di suo nonno, a suo modo protestava, forse per la confusione,
forse per i canti sguaiati, di chi magari stonato, o magari un po'
alticcio non ha voluto comunque rinunciare a far parte del coro del
Vieni O Maggio, dall'alto della Tipografia sventolava fiera la bandiera
del Germinal fin dalla mattinata...
Si torna a ripensare collettivamente ad organizzare una cena per fare
una sottoscrizione al giornale per il sabato sera, idea originale che
però era stata accantonata per "problemi logistici", ed ecco chi
si offre per fornire e cucinare la capra, chi la polenta, chi il vino,
chi l'olio, chi la macedonia... il sabato sera ci ritroviamo quindi
tutti quanti al Germinal...
Grazie Alfo, viva l'Anarchia, non ti dimenticheremo mai!
Raffaella
I compagni e le compagne della
redazione si uniscono ai tanti che, in giro per l'Italia, hanno voluto,
con un brindisi o con una quelle soste che talora la memoria di chi ci
ha lasciato impone, ricordare Alfo ad un anno dalla sua prematura
scomparsa. Ciao Alfo!