Umanità Nova, n 30 del 1 ottobre 2006, anno 86

Barbarie Legalizzata
Mircea Spiridon, ossia la furia del capitalismo e la gelida scure della legge

Non ci sono parole per descrivere l'inumanità sulla quale si fonda lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
La cieca violenza del dominio e della prevaricazione è un'infamia talmente intollerabile da suscitare a volte sentimenti di incredulità.
Quanto accaduto nei giorni scorsi a Licata, in Sicilia, è semplicemente allucinante: un muratore di origine rumena, Mircea Spiridon, è rimasto intrappolato per ben due giorni sotto le macerie in seguito al crollo di una palazzina alla quale stava lavorando per interventi di restauro. Il ritardo con il quale sono stati avviati i soccorsi è stato causato dalle ignobili rassicurazioni del datore di lavoro, tale Antonino Di Vincenzo, che aveva comunicato ai Vigili del fuoco che al momento del crollo non c'erano operai nell'edificio. Ma dopo le prime ventiquattr'ore, i cani addestrati per il salvataggio delle persone continuavano ostinatamente ad abbaiare e a segnalare la presenza di qualcuno: si trattava di Mircea, ancora vivo, che era rimasto intrappolato sotto blocchi di marmo troppo compatti e difficili da rimuovere (a tal proposito i pompieri hanno relazionato sulla scarsissima qualità dei materiali da costruzione). Sin dalle prime ore del mattino i soccorritori hanno tentato di tirarlo fuori fino a prendere la straziante decisione di chiamare un chirurgo e far amputare i piedi di Mircea per agevolare l'estrazione dalle macerie. Arrivato in ospedale a Caltanissetta, Mircea è morto qualche minuto dopo.
Mircea Spiridon era un immigrato e lavorava in nero, e semplicemente "non esisteva". La sua vita non valeva nulla agli occhi del suo padrone perché per quelli come Antonino Di Vincenzo gli immigrati sono solo bestie da sfruttare e ricattare per poi buttarli via, consegnarli alla polizia o lasciarli crepare. I padroni sanno di potersi comportare così perché ci sono dispositivi di legge fatti apposta per consentire lo sfruttamento. Precarietà e flessibilità sono state garantite a loro tempo dal pacchetto Treu e successivamente migliorate dalla legge Biagi fino ad assurgere a condizione di permanente ricattabilità della classe lavoratrice piegata in un limbo nel quale lavoro nero e mobilità si confondono e si sovrappongono. Quando tutto questo viene declinato sulla pelle di lavoratori stranieri, il quadro normativo fornisce ulteriori soluzioni di barbarie legalizzata: le leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini hanno sancito il principio secondo il quale gli immigrati sono da considerarsi "illegali". Un illegale è un clandestino che non esiste. E chi non esiste può morire sotto le macerie. Hanno proprio un bel coraggio i rappresentanti siciliani della Cgil ad esprimere le loro parole di condanna del lavoro nero e dell'abusivismo nel settore dell'edilizia. A questi mestieranti del sindacalismo di stato andrebbe ricordato sonoramente come siano stati proprio loro a spianare, con la concertazione, la strada alla distruzione dei diritti dei lavoratori.
Mircea e tutti i lavoratori - immigrati e non - ammazzati dalla violenza del capitalismo, del profitto, dello stato e dei suoi servi in ogni parte del mondo continueranno a vivere per sempre nella nostra lotta e nella lucida speranza che coltiviamo nel cuore di seppellire finalmente la brutalità del potere sotto le macerie della sua sconfitta.

TAZ laboratorio di comunicazione libertaria

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