Il contratto dei chimici si è concluso con aumenti salariali
ridicoli, con prospettive di ulteriore peggioramento e, ciliegina sulla
torta già amara, lo scippo di 17 euro a tutti i lavoratori che
non hanno in tasca la tessera dei sindacati di Stato; Cgil, Cisl, Uil.
Di seguito un pezzo scritto da un lavoratore del settore impegnato nel sindacalismo di base.
Di perdita in perdita: l'aumento dei salari previsto dal rinnovo
contrattuale lascia alle imprese gli alti profitti realizzati a scapito
delle retribuzioni e neanche ripristina il potere di acquisto perso
negli ultimi 10 anni destinato a peggiorare per l'ulteriore aumento dei
prezzi che ci sarà nei prossimi 2 anni.
Deroghe in peggio rispetto al CCNL: a rischio di peggioramento a
livello aziendale le indennità turni, premi di risultato, di
presenza, quattordicesima mensilità, indennità di
trasferta e orario di lavoro con l'introduzione della
possibilità di deroghe ai trattamenti previsti dal contratto
nazionale le aziende in accordo con cgil-cisl-uil potranno peggiorare i
trattamenti oggi previsti.
Diritto di sciopero: viene introdotta una procedura per tentare di
scongiurare il ricorso tempestivo da parte dei lavoratori allo sciopero.
Contratti a termine e interinali: nessun impegno per eliminare il
lavoro precario e rendere stabili a tempo indeterminato i rapporti di
lavoro in essere.
Fondi integrativi di categoria: cgil-cisl-uil e le aziende continuano
nella politica di costituzione di fondi pensione e sanitari di
categoria che, di fatto, mettono in discussione l'universalità
del diritto alla salute e a pensioni dignitose per tutti.
E per compensare le perdite di consensi e iscritti: vogliono scippare
ai lavoratori e alle lavoratrici non iscritti/e a cgil-cisl-uil 17 euro
col solito "metodo truffaldino" del silenzio assenso.
Scopriamo, infatti, che, in base a quanto concordato con Federchimica,
Femca Cisl, Filcem Cgil, Uilcem Uil, hanno chiesto un contribuzione
straordinaria di 17 euro ai lavoratori non iscritti alle suddette
organizzazioni da trattenere sulle competenze a saldo del mese ottobre
2006.
Nel testo esposto nei luoghi di lavoro si informa che i lavoratori
dissidenti potranno evitare la trattenuta solo inviando un'apposita
lettera agli uffici dell'azienda entro il 30 settembre 2006.
Si tratta all'evidenza di uno stravolgimento delle più
elementari regole di funzionamento di un sindacato che risponda ai
lavoratori ed alle lavoratrici e non alle aziende.
Infatti, per la trattenuta sindacale, deve essere fornito apposito
consenso scritto da parte del singolo lavoratore. In questo caso invece
il consenso viene presunto e solo la manifestazione del dissenso vale a
impedire la trattenuta.
Il sindacato di base sta organizzando una campagna contro questo vero e
proprio scippo in tutte le aziende nelle quali organizza gruppi di
lavoratori ed in quelle che riesce a raggiungere.
Giovanni Cippo
Il 12 settembre si è svolta a Bussoleno un'assemblea popolare autoconvocata cui hanno preso parte centinaia di persone.
Numerose la questioni sul tappeto: dalla questione Tav a quella del
raddoppio del tunnel autostradale del Frejus per arrivare al grave
inquinamento dell'acciaieria Beltrame.
L'estate è stata caratterizzata dalle manifestazioni contro la
seconda canna a Bardonecchia e dalla decisione della Provincia di
Torino di concedere l'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale)
all'acciaieria Beltrame, così libera, dopo aver allargato un po'
il camino, di spargere diossina per la regione. Sul fronte Tav il 29
settembre è prevista la conferenza dei servizi nella quale i
comuni sono chiamati a pronunciarsi sui progetti definitivi della
Torino Lione. I sindaci della Valle e quelli della Gronda hanno
già annunciato che respingeranno le bozze progettuali presentate
da LTF (general contractor per la tratta internazionale della Torino
Lyon) e FSI (general contractor per quella nazionale).
Dopo un approfondito dibattito, articolatosi intorno all'analisi della
situazione e dei possibili scenari futuri, l'assemblea ha approvato per
acclamazione il seguente documento:
"Visto che già oggi il 35% delle merci dirette al di là
delle Alpi passa dalla Val Susa su gomma o su rotaia. Ne consegue che
già oggi il territorio della Val Susa e della Gronda Ovest di
Torino supporta e sopporta un traffico il cui impatto sulla vita e
sulla salute degli abitanti è troppo pesante.
Pertanto anche in vista della prossima conferenza dei servizi del 29
settembre ribadisce la ferma opposizione alla linea ferroviaria ad Alta
Velocità tra Torino e Lione perché inutile,
economicamente insostenibile e ambientalmente devastante, pertanto
rigetta qualsiasi tentativo di discutere il 'come' di un'opera inutile,
dannosa, distruttiva, rifiutando di entrare nel dettaglio dei progetti
presentati.
Per gli stessi motivi si oppone al raddoppio del tunnel autostradale
del Frejus, oggi maldestramente celato dietro al progetto di galleria
di sicurezza, e chiede che il numero dei passaggi giornalieri dei TIR
in valle venga fissato in massimo 1.500, entro il 31/12/2006,
perché la salute e la qualità della vita dei valsusini
valgono quanto la salute e la qualità della vita degli abitanti
delle altre vallate alpine.
A chi propone la nuova linea AV-AC Torino/Lyon, a chi propone il
potenziamento e il raddoppio della linea storica rispondiamo che la
Valle di Susa e la Cintura Ovest di Torino rifiutano il ruolo di
corridoio multimodale di traffico, perché nei corridoi non si
può vivere, rivendicano il diritto ad un modo di vivere sano,
che valorizzi le specificità ambientali, storiche,
naturalistiche, architettoniche e turistiche, a modello d'uomo nel
rispetto della natura e dell'ambiente. L'assemblea popolare NO TAV
pretende una ridistribuzione del traffico merci sull'intero arco alpino
che non penalizzi alcune vallate ma rispetti l'ambiente e la
vivibilità di tutte nella prospettiva di una graduale riduzione
del traffico pesante.
Quella che ci troviamo oggi ad affrontare è una battaglia di
civiltà. Da un lato c'è chi vuole sempre più
scambi, sempre più merci dall'altro chi ritiene che questa
concezione dello sviluppo sia foriera di infiniti danni sociali,
ambientali, sanitari. La smania di velocità assorbe risorse non
rinnovabili mettendo a repentaglio la salute ed il futuro di tutti.
Su questo terreno non sono possibili mediazioni: non ci sono soluzioni
'tecniche' perché il problema non è tecnico ma politico.
Da un lato chi sostiene il bene di tutti e dall'altra l'interesse della
lobby del cemento e del tondino. Una lobby, che, non ci stancheremo mai
di ripeterlo, ha potenti supporter sia al governo che all'opposizione:
oggi come un anno fa.
Ribadiamo pertanto che ogni tentativo di avviare sondaggi, installare
cantieri, dare il via a nuovi progetti ritroverà l'opposizione
ferma, decisa, fortissima di tutto il popolo No Tav.
Ma la salvaguardia della salute, la qualità della vita, la
vivibilità dell'ambiente non possono limitarsi all'opposizione a
opere infrastrutturali quali il Tav e la seconda canna del Frejus.
Il grave inquinamento prodotto dalle acciaierie Beltrame richiede
risposte rapide e radicali che non sono quelle indicate dall'A.I.A.
(autorizzazione integrata ambientale) concessa dai funzionari della
Provincia: aumentare la potenza e le dimensioni del camino per
disperdere i veleni su una superficie più ampia minacciando la
salute di un maggior numero di persone non è una soluzione
accettabile. Servono progetti di riconversione produttiva che
salvaguardino l'occupazione e mettano fine ad un rischio grave per un
territorio densamente popolato.
Quella che è in gioco è la definizione stessa di "bene
comune", una definizione che non può coincidere con quella di
profitto, ma si articola intorno ai nodi della decisionalità,
della partecipazione, della libertà di progettare un futuro in
cui la 'crescita' si misuri su parametri condivisi.
Sosteniamo e ci faremo tutti parte attiva per la mobilitazione continua
contro qualunque azione di aggressione al territorio, a partire dalla
tre giorni contro il Tav organizzata a S. Gillio (Lago Borgarino) il 15
16 17 settembre ritenendo di fondamentale importanza la riuscita del
corteo No Tav di domenica 17 alle ore 15.'"
NoTav Info
Per contatti: notav_autogestione@yahoo.it
Dovevano essere tre giorni di campeggio al Lago Borgarino nel comune
di S. Gillio, ai piedi del Musiné, la montagna che il TAV,
dovrebbe percorrere in una galleria di 12 KM da costruire in una zona
ricca di amianto. Le piogge torrenziali che hanno segnato la
metà di settembre hanno obbligato gli organizzatori - comitati
No Tav della Gronda e di Torino – a spostare buona parte delle
iniziative al chiuso. Nonostante le numerose difficoltà pratiche
dovute al repentino cambio di programma, la tre giorni "Resistenza
sotto il Musinè" è stata un successo di partecipazione e
un'importante occasione di confronto tra quanti, anche a Torino e nella
Gronda Ovest, si battono contro un'opera inutile, dannosa, costosa.
Nel corso dell'estate l'ineffabile presidente della Regione Piemonte,
Mercedes Bresso, aveva esternato ai giornali la volontà di
cominciare i lavori della Torino – Lyon proprio in Gronda, dove
era sua convinzione, l'opposizione era meno forte e determinata.
Un movimento composito multiforme, animato da diverse culture
politiche, si è raccolto venerdì 15 al Mazcal Squat, dove
si è svolta la serata di apertura, che si è snodata tra
cena organizzata senza soldi all'insegna del dono e della condivisione
e musiche e balli della tradizione occitana mescolati a tarantella e
pizzica.
Sabato 16 in mattinata al centro sportivo di Brione ci sono state
presentazioni di libri No Tav cui, nel pomeriggio, dopo il pranzo
collettivo, è seguita un'affollata assemblea popolare dove sono
intervenuti, oltre agli organizzatori e ad esponenti del movimento in
valle, anche alcuni amministratori locali la cui posizione, sotto
pressione popolare, sta virando decisamente verso il No Tav. Il teatro
di "Estraordinaire Compagnie" ha concluso degnamente la giornata.
Tre giorni di assemblee, concerti, presentazioni di libri, teatro
culminati domenica 17 settembre in un corteo partito dal Lago Borgarino
e conclusosi a Brione, nel comune di Valdellatorre, dopo una marcia di
alcuni chilometri in zone agricole destinate alla devastazione dove
tutte le cascine esibivano le bandiere No Tav, hanno dimostrato che
anche da queste parti, per i signori del cemento e del tondino
sarà molto dura passare. Nei comizi finali si è ribadito
che sulla "vita e la libertà non si tratta: fermare il tav
è possibile attraverso l'azione diretta popolare".
NoTav Info
Per contatti: notav_autogestione@yahoo.it
Si è concluso il viaggio in Italia di una delegazione della
"libera città di Christiania" di Copenaghen in Danimarca.
Dal 8 al 18 settembre una quarantina di christianiti sono stati in
Italia ospiti della nuova casa del popolo di Ponticelli di Malalbergo.
In questo periodo si sono svolte tra Bologna, Modena, Ponticelli e
Carpi numerose iniziative volte a far conoscere un'esperienza
ultratrentennale di autogestione, che oggi rischia di essere spazzata
via dai tentativi di privatizzazione delle case occupate oltre tre
decenni orsono su un'area militare abbandonata nel centro della
capitale danese.
Vi sono stati cortei, performance, serate informative e cene sociali nelle varie località.
Dopo 35 anni di autogestione e di vita comunitaria, le politiche
governative da una parte e le mire speculative dall'altra stanno
strangolando Christiania.
Le varie iniziative in solidarietà a Cristiania, organizzate da
realtà territoriali come Libera di Modena, il Circolo Berneri,
l'XM24 e il Lazzaretto di Bologna, L'Ekidna di Carpi e la Casa del
popolo di Ponticelli sono state all'insegna della solidarietà
contro gli sgomberi e per la diffusione di pratiche di autogestione. Il
che non ha mancato di mettere in moto una certa canea reazionaria che
ha visto l'azione combinata di Questura-Resto del Carlino-Alleanza
Nazionale-sindaco di Malalbergo-presidente del quartiere Bolognina, che
hanno cercato, senza successo di bloccare l'iniziativa.
Il Resto del Carlino (quotidiano nazionale) lanciava una campagna
stampa contro gli appuntamenti annunciati; Alleanza Nazionale
"blindava" la piazza dell'Unità (dove si sarebbe dovuta svolgere
una delle inziative); il sindaco di Malalbergo "denunciava"
irregolarità ed omissioni da parte della casa del popolo circa i
permessi per il campo e la festa (tale sindaco si è poi dovuto
rimangiare tutto, con nota pubblicata dal Carlino, ma ormai il danno
era fatto); il presidente del quartiere paventava un rave-parade.
Nonostante l'imponente schieramento di forze del (dis)ordine nelle
varie piazze e la provocazione di AN, ridottasi alla presenza di piazza
di tre nerboruti camerati ben circondati a difesa da CC e PS, le
manifestazioni si sono tutte svolte regolarmente e con una buona
partecipazione di compagne e compagni.
Ma cos'è e cos'è stata Christiania?
Christiania nasce come "libera città" nel 1972, come assemblea
degli occupanti degli spazi abitativi del forte di Cristiania
abbandonato dall'esercito nel 1960. I 34 ettari del forte erano
già in uso "pubblico" (non regolamentato ma spontaneamente
goduto) della città come parco. L'assemblea di Christiania si
connota per la partecipazione, l'orizzontalità, la ricerca
dell'unanimità. Nel corso di questi 35 anni supera i 1000
abitanti; oggi sono circa 800, 400 dei quali vivono lì da oltre
30 anni.
Le case sono di proprietà collettiva, così come il verde
pubblico ed una serie di "servizi sociali" (i nidi, gli asili, i dopo
scuola, un presidio medico); gli abitanti di Christiania hanno voluto
che i ragazzi frequentassero la scuola pubblica per evitare la logica
del ghetto. Ogni abitante contribuisce con una quota di circa 200 euro
mensili per godere di tutti i beni ed i servizi collettivi. Degli
abitanti di Christiania, circa l'80% lavora per il "mercato esterno"
mentre gli altri sono occupati in attività "interne": dai
servizi collettivi ai negozi di alimentari, vestiti, etc, fino al
magazzino dei materiali edili e all'ufficio tecnico, una specie di
squadra di architetti, geometri ed ingegneri, muratori, etc. che si
occupano di ristrutturazioni, manutenzioni, smaltimento rifiuti,
gestione del verde, etc.
Il "governo" del villaggio è affidato all'assemblea generale
degli abitanti: per facilitare la partecipazione, la discussione ed una
presa delle decisioni la più orizzontale possibile, l'assemblea
generale si suddivide in 16 "quartieri" che discutono di ogni problema
e le decisioni di ogni "quartiere" vengono portate poi (già
elaborate e sintetizzate) all'assemblea generale. Per noi anarchici,
questa pratica organizzativa, è "da manuale".
Negli anni '70 e nei primi anni '80, il governo socialdemocratico ha
tollerato Christiania etichettandola come "esperimento sociale". Poi
sono cominciati i problemi: soprattutto a causa dell'atteggiamento
rigorosamente antiproibizionista, Christiania si è vista oggetto
di pesanti campagne di stampa e di reiterati attacchi da parte della
polizia. Un problema circa l'uso delle sostanze stupefacenti c'era ed
era reale: approfittando del clima libertario presente nel villaggio,
speculatori e spacciatori senza scrupoli volevano fare di questo spazio
un loro territorio. È iniziata una dura lotta contro lo spaccio,
l'eroina e la cocaina che ha portato alla liberazione di Christiania
dallo spaccio di droghe pesanti. Il governo di centro-destra non si
è accontentato di questo risultato (per altro voluto
dall'assemblea di Christiania) ed oggi preme contro la comunità
per reprimere anche il consumo di hascish e marijuana.
Oltre alle politiche proibizioniste, il governo contesta la
proprietà collettiva (considerandola illegale) e vuole
introdurre il catasto ed il censimento dello spazio abitativo di
Christiania, primo passo verso la privatizzazione e, quindi, l'apertura
al mercato immobiliare a cui i 34 ettari nel centro di Copenaghen fanno
una certa gola.
Ma Christiania intende resistere. Oggi aprendo una trattativa con il
governo sostenuta da manifestazioni (anche recentemente 20 mila persone
a Coopenagen hanno manifestato contro il governo e le sue imposizioni
ed a sostegno delle posizioni di Christiania). Qualora il governo non
accogliesse le "ragionevoli e pacifiche" proposte dell'assemblea
generale di Christiania i compagni e le compagne si vedrebbero
costretti a forme di lotta più incisive.
Liberamente tratto da una lunga e circostanziata cronaca di redb