Umanità Nova, n 30 del 1 ottobre 2006, anno 86

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La truffa nel contratto dei chimici

Il contratto dei chimici si è concluso con aumenti salariali ridicoli, con prospettive di ulteriore peggioramento e, ciliegina sulla torta già amara, lo scippo di 17 euro a tutti i lavoratori che non hanno in tasca la tessera dei sindacati di Stato; Cgil, Cisl, Uil.
Di seguito un pezzo scritto da un lavoratore del settore impegnato nel sindacalismo di base.
Di perdita in perdita: l'aumento dei salari previsto dal rinnovo contrattuale lascia alle imprese gli alti profitti realizzati a scapito delle retribuzioni e neanche ripristina il potere di acquisto perso negli ultimi 10 anni destinato a peggiorare per l'ulteriore aumento dei prezzi che ci sarà nei prossimi 2 anni.
Deroghe in peggio rispetto al CCNL: a rischio di peggioramento a livello aziendale le indennità turni, premi di risultato, di presenza, quattordicesima mensilità, indennità di trasferta e orario di lavoro con l'introduzione della possibilità di deroghe ai trattamenti previsti dal contratto nazionale le aziende in accordo con cgil-cisl-uil potranno peggiorare i trattamenti oggi previsti.
Diritto di sciopero: viene introdotta una procedura per tentare di scongiurare il ricorso tempestivo da parte dei lavoratori allo sciopero.
Contratti a termine e interinali: nessun impegno per eliminare il lavoro precario e rendere stabili a tempo indeterminato i rapporti di lavoro in essere.
Fondi integrativi di categoria: cgil-cisl-uil e le aziende continuano nella politica di costituzione di fondi pensione e sanitari di categoria che, di fatto, mettono in discussione l'universalità del diritto alla salute e a pensioni dignitose per tutti.
E per compensare le perdite di consensi e iscritti: vogliono scippare ai lavoratori e alle lavoratrici non iscritti/e a cgil-cisl-uil 17 euro col solito "metodo truffaldino" del silenzio assenso.
Scopriamo, infatti, che, in base a quanto concordato con Federchimica, Femca Cisl, Filcem Cgil, Uilcem Uil, hanno chiesto un contribuzione straordinaria di 17 euro ai lavoratori non iscritti alle suddette organizzazioni da trattenere sulle competenze a saldo del mese ottobre 2006.
Nel testo esposto nei luoghi di lavoro si informa che i lavoratori dissidenti potranno evitare la trattenuta solo inviando un'apposita lettera agli uffici dell'azienda entro il 30 settembre 2006.
Si tratta all'evidenza di uno stravolgimento delle più elementari regole di funzionamento di un sindacato che risponda ai lavoratori ed alle lavoratrici e non alle aziende.
Infatti, per la trattenuta sindacale, deve essere fornito apposito consenso scritto da parte del singolo lavoratore. In questo caso invece il consenso viene presunto e solo la manifestazione del dissenso vale a impedire la trattenuta.
Il sindacato di base sta organizzando una campagna contro questo vero e proprio scippo in tutte le aziende nelle quali organizza gruppi di lavoratori ed in quelle che riesce a raggiungere.
Giovanni Cippo

Bussoleno: Assemblea popolare No Tav

Il 12 settembre si è svolta a Bussoleno un'assemblea popolare autoconvocata cui hanno preso parte centinaia di persone.
Numerose la questioni sul tappeto: dalla questione Tav a quella del raddoppio del tunnel autostradale del Frejus per arrivare al grave inquinamento dell'acciaieria Beltrame.
L'estate è stata caratterizzata dalle manifestazioni contro la seconda canna a Bardonecchia e dalla decisione della Provincia di Torino di concedere l'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) all'acciaieria Beltrame, così libera, dopo aver allargato un po' il camino, di spargere diossina per la regione. Sul fronte Tav il 29 settembre è prevista la conferenza dei servizi nella quale i comuni sono chiamati a pronunciarsi sui progetti definitivi della Torino Lione. I sindaci della Valle e quelli della Gronda hanno già annunciato che respingeranno le bozze progettuali presentate da LTF (general contractor per la tratta internazionale della Torino Lyon) e FSI (general contractor per quella nazionale).
Dopo un approfondito dibattito, articolatosi intorno all'analisi della situazione e dei possibili scenari futuri, l'assemblea ha approvato per acclamazione il seguente documento:
"Visto che già oggi il 35% delle merci dirette al di là delle Alpi passa dalla Val Susa su gomma o su rotaia. Ne consegue che già oggi il territorio della Val Susa e della Gronda Ovest di Torino supporta e sopporta un traffico il cui impatto sulla vita e sulla salute degli abitanti è troppo pesante.
Pertanto anche in vista della prossima conferenza dei servizi del 29 settembre ribadisce la ferma opposizione alla linea ferroviaria ad Alta Velocità tra Torino e Lione perché inutile, economicamente insostenibile e ambientalmente devastante, pertanto rigetta qualsiasi tentativo di discutere il 'come' di un'opera inutile, dannosa, distruttiva, rifiutando di entrare nel dettaglio dei progetti presentati.
Per gli stessi motivi si oppone al raddoppio del tunnel autostradale del Frejus, oggi maldestramente celato dietro al progetto di galleria di sicurezza, e chiede che il numero dei passaggi giornalieri dei TIR in valle venga fissato in massimo 1.500, entro il 31/12/2006, perché la salute e la qualità della vita dei valsusini valgono quanto la salute e la qualità della vita degli abitanti delle altre vallate alpine.
A chi propone la nuova linea AV-AC Torino/Lyon, a chi propone il potenziamento e il raddoppio della linea storica rispondiamo che la Valle di Susa e la Cintura Ovest di Torino rifiutano il ruolo di corridoio multimodale di traffico, perché nei corridoi non si può vivere, rivendicano il diritto ad un modo di vivere sano, che valorizzi le specificità ambientali, storiche, naturalistiche, architettoniche e turistiche, a modello d'uomo nel rispetto della natura e dell'ambiente. L'assemblea popolare NO TAV pretende una ridistribuzione del traffico merci sull'intero arco alpino che non penalizzi alcune vallate ma rispetti l'ambiente e la vivibilità di tutte nella prospettiva di una graduale riduzione del traffico pesante.
Quella che ci troviamo oggi ad affrontare è una battaglia di civiltà. Da un lato c'è chi vuole sempre più scambi, sempre più merci dall'altro chi ritiene che questa concezione dello sviluppo sia foriera di infiniti danni sociali, ambientali, sanitari. La smania di velocità assorbe risorse non rinnovabili mettendo a repentaglio la salute ed il futuro di tutti.
Su questo terreno non sono possibili mediazioni: non ci sono soluzioni 'tecniche' perché il problema non è tecnico ma politico. Da un lato chi sostiene il bene di tutti e dall'altra l'interesse della lobby del cemento e del tondino. Una lobby, che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, ha potenti supporter sia al governo che all'opposizione: oggi come un anno fa.
Ribadiamo pertanto che ogni tentativo di avviare sondaggi, installare cantieri, dare il via a nuovi progetti ritroverà l'opposizione ferma, decisa, fortissima di tutto il popolo No Tav.
Ma la salvaguardia della salute, la qualità della vita, la vivibilità dell'ambiente non possono limitarsi all'opposizione a opere infrastrutturali quali il Tav e la seconda canna del Frejus.
Il grave inquinamento prodotto dalle acciaierie Beltrame richiede risposte rapide e radicali che non sono quelle indicate dall'A.I.A. (autorizzazione integrata ambientale) concessa dai funzionari della Provincia: aumentare la potenza e le dimensioni del camino per disperdere i veleni su una superficie più ampia minacciando la salute di un maggior numero di persone non è una soluzione accettabile. Servono progetti di riconversione produttiva che salvaguardino l'occupazione e mettano fine ad un rischio grave per un territorio densamente popolato.
Quella che è in gioco è la definizione stessa di "bene comune", una definizione che non può coincidere con quella di profitto, ma si articola intorno ai nodi della decisionalità, della partecipazione, della libertà di progettare un futuro in cui la 'crescita' si misuri su parametri condivisi.
Sosteniamo e ci faremo tutti parte attiva per la mobilitazione continua contro qualunque azione di aggressione al territorio, a partire dalla tre giorni contro il Tav organizzata a S. Gillio (Lago Borgarino) il 15 16 17 settembre ritenendo di fondamentale importanza la riuscita del corteo No Tav di domenica 17 alle ore 15.'"
NoTav Info
Per contatti: notav_autogestione@yahoo.it

S. Gillio: tre giorni contro il Tav

Dovevano essere tre giorni di campeggio al Lago Borgarino nel comune di S. Gillio, ai piedi del Musiné, la montagna che il TAV, dovrebbe percorrere in una galleria di 12 KM da costruire in una zona ricca di amianto. Le piogge torrenziali che hanno segnato la metà di settembre hanno obbligato gli organizzatori - comitati No Tav della Gronda e di Torino – a spostare buona parte delle iniziative al chiuso. Nonostante le numerose difficoltà pratiche dovute al repentino cambio di programma, la tre giorni "Resistenza sotto il Musinè" è stata un successo di partecipazione e un'importante occasione di confronto tra quanti, anche a Torino e nella Gronda Ovest, si battono contro un'opera inutile, dannosa, costosa.
Nel corso dell'estate l'ineffabile presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, aveva esternato ai giornali la volontà di cominciare i lavori della Torino – Lyon proprio in Gronda, dove era sua convinzione, l'opposizione era meno forte e determinata.
Un movimento composito multiforme, animato da diverse culture politiche, si è raccolto venerdì 15 al Mazcal Squat, dove si è svolta la serata di apertura, che si è snodata tra cena organizzata senza soldi all'insegna del dono e della condivisione e musiche e balli della tradizione occitana mescolati a tarantella e pizzica.
Sabato 16 in mattinata al centro sportivo di Brione ci sono state presentazioni di libri No Tav cui, nel pomeriggio, dopo il pranzo collettivo, è seguita un'affollata assemblea popolare dove sono intervenuti, oltre agli organizzatori e ad esponenti del movimento in valle, anche alcuni amministratori locali la cui posizione, sotto pressione popolare, sta virando decisamente verso il No Tav. Il teatro di "Estraordinaire Compagnie" ha concluso degnamente la giornata.
Tre giorni di assemblee, concerti, presentazioni di libri, teatro culminati domenica 17 settembre in un corteo partito dal Lago Borgarino e conclusosi a Brione, nel comune di Valdellatorre, dopo una marcia di alcuni chilometri in zone agricole destinate alla devastazione dove tutte le cascine esibivano le bandiere No Tav, hanno dimostrato che anche da queste parti, per i signori del cemento e del tondino sarà molto dura passare. Nei comizi finali si è ribadito che sulla "vita e la libertà non si tratta: fermare il tav è possibile attraverso l'azione diretta popolare".
NoTav Info
Per contatti: notav_autogestione@yahoo.it

Christiania in Italia

Si è concluso il viaggio in Italia di una delegazione della "libera città di Christiania" di Copenaghen in Danimarca.
Dal 8 al 18 settembre una quarantina di christianiti sono stati in Italia ospiti della nuova casa del popolo di Ponticelli di Malalbergo. In questo periodo si sono svolte tra Bologna, Modena, Ponticelli e Carpi numerose iniziative volte a far conoscere un'esperienza ultratrentennale di autogestione, che oggi rischia di essere spazzata via dai tentativi di privatizzazione delle case occupate oltre tre decenni orsono su un'area militare abbandonata nel centro della capitale danese.
Vi sono stati cortei, performance, serate informative e cene sociali nelle varie località.
Dopo 35 anni di autogestione e di vita comunitaria, le politiche governative da una parte e le mire speculative dall'altra stanno strangolando Christiania.
Le varie iniziative in solidarietà a Cristiania, organizzate da realtà territoriali come Libera di Modena, il Circolo Berneri, l'XM24 e il Lazzaretto di Bologna, L'Ekidna di Carpi e la Casa del popolo di Ponticelli sono state all'insegna della solidarietà contro gli sgomberi e per la diffusione di pratiche di autogestione. Il che non ha mancato di mettere in moto una certa canea reazionaria che ha visto l'azione combinata di Questura-Resto del Carlino-Alleanza Nazionale-sindaco di Malalbergo-presidente del quartiere Bolognina, che hanno cercato, senza successo di bloccare l'iniziativa.
Il Resto del Carlino (quotidiano nazionale) lanciava una campagna stampa contro gli appuntamenti annunciati; Alleanza Nazionale "blindava" la piazza dell'Unità (dove si sarebbe dovuta svolgere una delle inziative); il sindaco di Malalbergo "denunciava" irregolarità ed omissioni da parte della casa del popolo circa i permessi per il campo e la festa (tale sindaco si è poi dovuto rimangiare tutto, con nota pubblicata dal Carlino, ma ormai il danno era fatto); il presidente del quartiere paventava un rave-parade.
Nonostante l'imponente schieramento di forze del (dis)ordine nelle varie piazze e la provocazione di AN, ridottasi alla presenza di piazza di tre nerboruti camerati ben circondati a difesa da CC e PS, le manifestazioni si sono tutte svolte regolarmente e con una buona partecipazione di compagne e compagni.

Ma cos'è e cos'è stata Christiania?
Christiania nasce come "libera città" nel 1972, come assemblea degli occupanti degli spazi abitativi del forte di Cristiania abbandonato dall'esercito nel 1960. I 34 ettari del forte erano già in uso "pubblico" (non regolamentato ma spontaneamente goduto) della città come parco. L'assemblea di Christiania si connota per la partecipazione, l'orizzontalità, la ricerca dell'unanimità. Nel corso di questi 35 anni supera i 1000 abitanti; oggi sono circa 800, 400 dei quali vivono lì da oltre 30 anni.
Le case sono di proprietà collettiva, così come il verde pubblico ed una serie di "servizi sociali" (i nidi, gli asili, i dopo scuola, un presidio medico); gli abitanti di Christiania hanno voluto che i ragazzi frequentassero la scuola pubblica per evitare la logica del ghetto. Ogni abitante contribuisce con una quota di circa 200 euro mensili per godere di tutti i beni ed i servizi collettivi. Degli abitanti di Christiania, circa l'80% lavora per il "mercato esterno" mentre gli altri sono occupati in attività "interne": dai servizi collettivi ai negozi di alimentari, vestiti, etc, fino al magazzino dei materiali edili e all'ufficio tecnico, una specie di squadra di architetti, geometri ed ingegneri, muratori, etc. che si occupano di ristrutturazioni, manutenzioni, smaltimento rifiuti, gestione del verde, etc.
Il "governo" del villaggio è affidato all'assemblea generale degli abitanti: per facilitare la partecipazione, la discussione ed una presa delle decisioni la più orizzontale possibile, l'assemblea generale si suddivide in 16 "quartieri" che discutono di ogni problema e le decisioni di ogni "quartiere" vengono portate poi (già elaborate e sintetizzate) all'assemblea generale. Per noi anarchici, questa pratica organizzativa, è "da manuale".
Negli anni '70 e nei primi anni '80, il governo socialdemocratico ha tollerato Christiania etichettandola come "esperimento sociale". Poi sono cominciati i problemi: soprattutto a causa dell'atteggiamento rigorosamente antiproibizionista, Christiania si è vista oggetto di pesanti campagne di stampa e di reiterati attacchi da parte della polizia. Un problema circa l'uso delle sostanze stupefacenti c'era ed era reale: approfittando del clima libertario presente nel villaggio, speculatori e spacciatori senza scrupoli volevano fare di questo spazio un loro territorio. È iniziata una dura lotta contro lo spaccio, l'eroina e la cocaina che ha portato alla liberazione di Christiania dallo spaccio di droghe pesanti. Il governo di centro-destra non si è accontentato di questo risultato (per altro voluto dall'assemblea di Christiania) ed oggi preme contro la comunità per reprimere anche il consumo di hascish e marijuana.
Oltre alle politiche proibizioniste, il governo contesta la proprietà collettiva (considerandola illegale) e vuole introdurre il catasto ed il censimento dello spazio abitativo di Christiania, primo passo verso la privatizzazione e, quindi, l'apertura al mercato immobiliare a cui i 34 ettari nel centro di Copenaghen fanno una certa gola.
Ma Christiania intende resistere. Oggi aprendo una trattativa con il governo sostenuta da manifestazioni (anche recentemente 20 mila persone a Coopenagen hanno manifestato contro il governo e le sue imposizioni ed a sostegno delle posizioni di Christiania). Qualora il governo non accogliesse le "ragionevoli e pacifiche" proposte dell'assemblea generale di Christiania i compagni e le compagne si vedrebbero costretti a forme di lotta più incisive.
Liberamente tratto da una lunga e circostanziata cronaca di redb

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