Umanità Nova, n 31 dell'8 ottobre 2006, anno 86

Afganistan/2
Giochi d'azzardo a Portoroz

Portoroz è una località costiera slovena, nota anche come Portorose, dove si va a giocare al casinò; ma lo scorso 28 settembre altri giochi vi sono stati compiuti.
I ministri della difesa dei vari stati aderenti alla Nato hanno approvato l'estensione della missione Isaf a tutto il territorio dell'Afganistan, comprese le province meridionali, così che i circa 12 mila militari - per lo più statunitensi - operanti nel quadrante sudest passeranno "entro alcune settimane" sotto diretto comando Nato.
In questo modo gli Stati Uniti diventeranno così la potenza che contribuirà con il più alto numero di soldati alla forza Nato in Afganistan, mettendo a disposizione 14.000 militari su un totale di 32.000. Di conseguenza, Washington ha ottenuto il suo turno di comando anche delle forze Isaf-Nato, cosa questa che nei mesi scorsi era stata in qualche modo messa in discussione dagli alleati europei: dal febbraio 2007 il generale dell'Usarmy, Dan Mcneil subentrerà quindi al generale britannico David Richards attualmente alla guida dell'Isaf.
Sino ad oggi, infatti, erano le nazioni europee a rappresentare il grosso dell'Isaf, che vede impegnati circa 20.000 militari di 37 diverse nazionalità, dislocati nella capitale Kabul, nel nord, ovest e sud del paese.
Da parte sua la coalizione dell'operazione a guida Usa, denominata Enduring Freedom (Oef), annovera un numero simile di truppe.
Una parte delle forze Usa, circa 10 mila unità, rimarranno comunque svincolate dal comando Nato, per occuparsi di missioni speciali antiterrorismo.
Se, inizialmente, era stato ipotizzato che tale cambio di comando potesse avvenire verso la fine dell'anno; ma i funzionari dell'Alleanza Atlantica hanno comunicato che la situazione militare ormai critica nel sud ha imposto la necessità di schierare quanto prima soldati inglesi, olandesi e canadesi sotto il comando Nato, assieme a forze separate Usa.
La guerra, è ormai evidente, non solo sta mostrando l'impossibilità di una vittoria "occidentale", ma registra ogni giorno perdite sempre più significative (ufficialmente circa 150, dal gennaio scorso ad oggi, soprattutto statunitensi, britannici e canadesi).
Gli attacchi sempre più frequenti, con vittime, anche ai danni del contingente italiano s'inseriscono perfettamente in tale contesto che vede le forze guerrigliere -sbrigativamente omologate tutte come talebane- aumentare capacità offensiva ed estensione; anche se in un'intervista il generale Giuseppe Gay, vice comandante dell'Isaf, sostiene pateticamente che "la vera guerra, quella per il controllo dell'Afganistan, i terroristi, gli insurgents, come noi li chiamiamo, l'hanno persa" (Corriere della Sera, 28 settembre 2006).
Tra l'altro, l'attentato del 27 settembre contro un convoglio italiano nei pressi di Shindand, a circa 90 km a sud di Herat, sede del comando a guida italiana del settore ovest, ha evidenziato una volta di più l'ambiguità e l'avventurismo connesso alla commistione di realtà militari e civili, Ong incluse, all'interno dei Prt, (Provincial reconstruction team): infatti, i tre alpini rimasti feriti erano a bordo di un mezzo della cooperazione italiana.
Un'ulteriore circostanza che dovrebbe far aprire gli occhi sull'immutata politica interventista del governo italiano.

U.F.

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