Si è costituita con un'assemblea presso la multisala del
centro civico Zonarelli, a Bologna, il 22 settembre 2006,
l'Associazione di Mutuo Soccorso per il diritto di espressione.
Questo "esperimento" di una rete di solidarietà che sappia
contrastare le politiche repressive in atto ha un carattere
squisitamente locale. Per il momento si è pensato di operare nel
territorio della provincia di Bologna. Se l'esperimento
funzionerà, se in altri territori si formeranno gruppi di
compagne e compagni che sentono gli stessi bisogni, potrà
realizzarsi un processo federativo, sempre dal basso. Dal basso
è lo stile della proposta che ha visto un centinaio di compagne
e compagni lavorare per circa un anno ad una discussione e ad un testo
che fosse ampiamente condiviso e sufficientemente "digerito". Queste
compagne e compagni non sono certo "ufo"; partecipano in vario modo
alle esperienze del movimento ma esprimono la caratteristica della
distinzione e della distanza dalla politica-politicante, dell'autonomia
intesa nella pienezza del termine e non già come etichetta
para-partitica.
Dal circolo anarchico "Berneri", dai gruppi anarchici imolesi, dal
centro sociale XM24, dal laboratorio teatrale Lazzaretto, dal circolo
Iqbal Masik, dal sindacalismo di base (USI, Cobas, CUB), dalla Val
Samoggia contro la guerra, dall'associazione "Primo Moroni" a tanti e
tante che vengono normalmente etichettate come "cani sciolti". Ed
è principalmente per la solidarietà e la tutela dei "cani
sciolti" che si è dato vita a questa associazione, un "soccorso
rosso" para-sindacale che vuole arginare le decine di processi, le
centinaia di denunce, gli arresti che si sono succeduti da Napoli 2001
in poi e che ha lasciato tanti "orfani" del "movimento dei movimenti" a
gestirsi "in proprio" il confronto con l'apparato giuridico-militare
dello stato.
L'adesione è individuale, la pratica organizzativa è
assembleare, si ricerca la sintesi delle decisioni, la rotazione degli
incarichi. All'associazione aderiscono anche avvocati che ne
condividono i mezzi ed i fini ma – al di là dell'auspicio
per il formarsi di un collettivo politico-giuridico –
l'associazione sosterrà le cause nel più completo
rispetto delle indicazioni degli accusati, compreso anche il diritto a
rifiutare il processo.
In una prossima assemblea che verrà convocata entro la fine di
ottobre si stabiliranno le cariche e si definirà a sede legale
ed i recapiti pubblici.
Redb
Una trentina di persone hanno partecipato a un presidio antirazzista
in località Torre di Gaffe, vicino Licata, sul luogo in cui
è morto l'operaio edile Mircea Spiridon originario della
Romania, sepolto dalle macerie della palazzina al cui restauro stava
lavorando e lasciato agonizzare per più di ventiquattro ore
perché il datore di lavoro (che aveva assunto Spiridon in nero)
aveva assicurato ai soccorritori che al momento del crollo non c'era
nessuno.
È stata apposta una targa sulla via adiacente al punto in cui si
è verificata la tragedia sulla quale campeggia la scritta "A
Mircea Spiridon, morto sul lavoro". La vicenda è esemplare del
nesso tra lavoro nero, precarietà e sfruttamento della
manodopera immigrata sul quale il dominio mafioso specula
abbondantemente in un territorio caratterizzato dalla forte presenza
della mafia. Va sottolineato che in provincia di Licata la piaga del
lavoro nero è piuttosto diffusa e altri incidenti hanno
coinvolto nel recente passato lavoratori anche italiani. Non è
un caso che a controllare il mercato del lavoro edile di quelle zone
siano molte ditte di Palma di Montechiaro, città in cui si
registra da sempre un'altissima concentrazione mafiosa e in cui, da
qualche anno, si è innestata una folta comunità di
immigrati provenienti dall'est europeo costantemente ricattati dal
caporalato locale. Durante il presidio la presenza anarchica si
è distinta per un massiccio volantinaggio.
Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana