Forse molti e molte di voi conoscono l'esimio professor Emanuele Severino, già docente di Filosofia Teoretica a Venezia.
Ma forse vi è sfuggito un suo articolo, in data 11 settembre,
sul Corriere della Sera dal titolo "Gentile. Un filosofo antifascista
per il regime di Mussolini".
Da tempo sono note le lacrime e i singhiozzi di molti filosofi
sedicenti democratici circa "la tragica uccisione" del povero Gentile,
filosofo di spessore, padre della corrente teorica dell'Attualismo,
autore di saggi e testi filosofici che han fatto la storia d'Italia.
Dell'Italia fascista direte voi: Giovanni Gentile è stato
ministro in camicia nera durante la dittatura mussoliniana, mica
possiamo dimenticarcelo... Talmente zelante da aver redatto una riforma
scolastica che porta il suo nome.
Ed è qui che vi aspettava Severino, quando afferma commosso che
"va sfatato un pregiudizio carico di conseguenze: che di Gentile
possano interessare oggi i rapporti col fascismo (...) ma non la sua
filosofia, acqua passata che avrebbe poco da dirci".
Ecco il primo problema: a qualcuno di voi risulta che gli scritti di
Gentile siano attualmente censurati dalle case editrici per editto
statale? Sappiamo che questo era solito avvenire proprio durante quel
regime di cui Gentile fu generoso Ministro (e certamente non per i suoi
libri...).
Ma no, quello che intende dire Severino è che dobbiamo ben
distinguere l'intellettuale dall'uomo, la sua opera dalle sue azioni.
Mi pare che possiamo convenire sul fatto che l'opera filosofica di
Gentile debba esser conosciuta, letta, indagata storicamente al pari
delle altre: al contempo, non possiamo – credo – convenire
sul fatto che l'opera di Gentile sia poco indagata e studiata a causa
di un "pregiudizio".
Il "pregiudizio", sostiene il professore, è dato dai suoi rapporti col Fascismo.
Per questo, immaginate il povero Severino a vagare avanti e indietro
con il pc acceso in cerca di un'idea per cancellare quel fastidioso
"pregiudizio".
Finché, ecco la trovata degna di Archimede: dimostrare che,
seppur fascista fino alla punta dei capelli, egli aveva creato un
sistema filosofico assolutamente antifascista!
Anzi, pensa forse Severino, dato che il "pregiudizio" è forte e
di lunga data, occorre stra-parlare... ed eccolo, dunque, affermare
perentoriamente:
"nessun antifascismo è più antifascista della filosofia gentiliana".
Nessuna paura: la spiegazione c'è ed è pure logica.
Innanzitutto, "nessun dubbio che Gentile si presenti come un liberale".
Un liberale un po' strano... di quelli che difendono le libertà
di una razza contro le altre, di quelli che sostengono l'esistenza di
uomini biologicamente superiori ad altri: ricorderete tutti che
Giovanni Gentile fu uno dei firmatari del "Manifesto della Razza" detto
anche "Manifesto degli scienziati razzisti".
Un tipico testo annoverato tra i classici del liberalismo moderno, non c'è che dire...
Ma Severino se ne frega, lui è superiore a certe
puntualizzazioni da scolaretti, e ribadisce che il buon Gentile "prima
che liberale, è filosofo": da filosofo, infatti, sosteneva che
"quelli del fascismo sono solo esperimenti costituzionali (...) viziati
nelle forme provvisorie di applicazione dalle necessità
transitorie del momento politico" (!).
Deduciamo, quindi, che nessun antifascismo è più
antifascista che fare il Ministro di Mussolini e firmare il manifesto
della razza: basta scrivere che la Storia non si cambia, si può
solo aspettare che passi.
E che Severino passi, è fuori dubbio... che torni ad occuparsi
di "Ontologia fondamentale" a Milano è il nostro auspicio,
giacché di storia, l'esimio filosofo, non ne capisce
granché, o forse crede che sia sufficiente un simile articolo
per un'operazione di revisionismo di bassa lega?
Che Gentile fosse fascista fino al midollo e che la sua uccisione sia
stato un atto di giustizia è l'unica storia che conosciamo.
Tra l'altro - lo diceva Carmelo Bene? - l'ontologia non esiste: povero Severino, di nulla... in nulla!
Magù