Umanità Nova, n 31 dell'8 ottobre 2006, anno 86

"L'antifascismo" di Gentile e il prof. Severino
Miseria della filosofia

Forse molti e molte di voi conoscono l'esimio professor Emanuele Severino, già docente di Filosofia Teoretica a Venezia.
Ma forse vi è sfuggito un suo articolo, in data 11 settembre, sul Corriere della Sera dal titolo "Gentile. Un filosofo antifascista per il regime di Mussolini".
Da tempo sono note le lacrime e i singhiozzi di molti filosofi sedicenti democratici circa "la tragica uccisione" del povero Gentile, filosofo di spessore, padre della corrente teorica dell'Attualismo, autore di saggi e testi filosofici che han fatto la storia d'Italia.
Dell'Italia fascista direte voi: Giovanni Gentile è stato ministro in camicia nera durante la dittatura mussoliniana, mica possiamo dimenticarcelo... Talmente zelante da aver redatto una riforma scolastica che porta il suo nome.
Ed è qui che vi aspettava Severino, quando afferma commosso che "va sfatato un pregiudizio carico di conseguenze: che di Gentile possano interessare oggi i rapporti col fascismo (...) ma non la sua filosofia, acqua passata che avrebbe poco da dirci".
Ecco il primo problema: a qualcuno di voi risulta che gli scritti di Gentile siano attualmente censurati dalle case editrici per editto statale? Sappiamo che questo era solito avvenire proprio durante quel regime di cui Gentile fu generoso Ministro (e certamente non per i suoi libri...).
Ma no, quello che intende dire Severino è che dobbiamo ben distinguere l'intellettuale dall'uomo, la sua opera dalle sue azioni.
Mi pare che possiamo convenire sul fatto che l'opera filosofica di Gentile debba esser conosciuta, letta, indagata storicamente al pari delle altre: al contempo, non possiamo – credo – convenire sul fatto che l'opera di Gentile sia poco indagata e studiata a causa di un "pregiudizio".
Il "pregiudizio", sostiene il professore, è dato dai suoi rapporti col Fascismo.
Per questo, immaginate il povero Severino a vagare avanti e indietro con il pc acceso in cerca di un'idea per cancellare quel fastidioso "pregiudizio".
Finché, ecco la trovata degna di Archimede: dimostrare che, seppur fascista fino alla punta dei capelli, egli aveva creato un sistema filosofico assolutamente antifascista!
Anzi, pensa forse Severino, dato che il "pregiudizio" è forte e di lunga data, occorre stra-parlare... ed eccolo, dunque, affermare perentoriamente:
"nessun antifascismo è più antifascista della filosofia gentiliana".
Nessuna paura: la spiegazione c'è ed è pure logica.
Innanzitutto, "nessun dubbio che Gentile si presenti come un liberale".
Un liberale un po' strano... di quelli che difendono le libertà di una razza contro le altre, di quelli che sostengono l'esistenza di uomini biologicamente superiori ad altri: ricorderete tutti che Giovanni Gentile fu uno dei firmatari del "Manifesto della Razza" detto anche "Manifesto degli scienziati razzisti".
Un tipico testo annoverato tra i classici del liberalismo moderno, non c'è che dire...
Ma Severino se ne frega, lui è superiore a certe puntualizzazioni da scolaretti, e ribadisce che il buon Gentile "prima che liberale, è filosofo": da filosofo, infatti, sosteneva che "quelli del fascismo sono solo esperimenti costituzionali (...) viziati nelle forme provvisorie di applicazione dalle necessità transitorie del momento politico" (!).
Deduciamo, quindi, che nessun antifascismo è più antifascista che fare il Ministro di Mussolini e firmare il manifesto della razza: basta scrivere che la Storia non si cambia, si può solo aspettare che passi.
E che Severino passi, è fuori dubbio... che torni ad occuparsi di "Ontologia fondamentale" a Milano è il nostro auspicio, giacché di storia, l'esimio filosofo, non ne capisce granché, o forse crede che sia sufficiente un simile articolo per un'operazione di revisionismo di bassa lega?
Che Gentile fosse fascista fino al midollo e che la sua uccisione sia stato un atto di giustizia è l'unica storia che conosciamo.
Tra l'altro - lo diceva Carmelo Bene? - l'ontologia non esiste: povero Severino, di nulla... in nulla!

Magù

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