È morto a Carrara il 19 settembre, in seguito all'aggravarsi
di una malattia che non lascia tante speranze, Carlo Alberto Vanelli
meglio conosciuto come Bettino. Aveva 68 anni.
Bettino era popolare a Carrara per le sue abili doti di artigiano del
marmo, mestiere che ha svolto per 54 anni, per la sua cordialità
e la sua stravaganza. Non ha mai fatto parte di nessun gruppo anarchico
ma era un bravissimo compagno, sempre presente alle iniziative, sempre
solidale e disponibile nei confronti degli anarchici nel quale pensiero
si riconosceva.
Proveniva da una famiglia dalle lontane tradizioni antifasciste,
anticlericali e libertarie. Il padre Carlo, anarchico, morto 10 anni
orsono, ha trascorso sette anni della sua vita prigioniero nel campo di
lavoro di Buchenwald, dal quale una volta liberato nel 1946 ha fatto
ritorno a Carrara a piedi in condizioni facilmente immaginabili.
Il funerale, con le bandiere anarchiche al seguito è partito
dall'obitorio mercoledì 20 settembre e dopo aver attraversato il
centro di Carrara è sceso in via san Piero, per un'ultima
bicchierata davanti alla tipografia, luogo dove i familiari hanno
particolarmente tenuto che si facesse una sosta.
Dopo il brindisi, un breve ricordo, il figlio Nicola ha letto alcune
righe scritte da Bettino un mese fa, quando dal letto dell'ospedale
aveva capito che non ce l'avrebbe fatta: "Se il passaggio tra la vita e
la morte è così breve, non bruciare la speranza, gli
attimi restanti con l'illusione dell'eternità. Se un uomo ha
vissuto da uomo presentarsi deve orgoglioso alla biforcazione della
vita senza nessun rimpianto".
Con le note di "figli dell'officina" intonato spontaneamente dai
presenti si è concluso il saluto al nostro compagno che è
stato trasportato al cimitero di Mirteto per la cremazione.
Alla sua compagna di vita Lucia e ai suoi cinque figli, Giancarlo,
Nicola, Flavia, Debora e Manolito va tutto il nostro affetto e il
nostro cordoglio.
Ciao Bettì.
I compagni della tipografia