Umanità Nova, n 32 del 15 ottobre 2006, anno 86

La rivolta dei precari
Fuori dal ghetto: scioperi e manifestazioni



Quasi in 500 mila, tra LSULPU, Cantieristi, Tempo determinato, C.f.l. (contratti formazione lavoro), Co.Co.Co., Contratto a progetto, Partita Iva, Interinali, Lavoratori precari della scuola e supplenti scuole e asili nido comunali, Titolari di assegni di ricerca o similari alle dipendenze delle Università o degli Enti pubblici di ricerca e altrettanti Dipendenti di ditte e coop. poiché molti sono stati i servizi esternalizzati (con profitti enormi per le aziende appaltatrici e un forte spreco di risorse pubbliche), possono essere contabilizzati i precari della Pubblica Amministrazione, soltanto della Pubblica Amministrazione.
Il 6 ottobre scorso sono stati chiamati a manifestare a Roma dalla RdB-CUB ed hanno risposto in massa, con oltre 35.000 adesioni, cifra che supera di gran lunga le speranze degli organizzatori che se ne aspettavano circa 15.000. Questo a significare soprattutto due cose: la prima è la richiesta di coordinamento tra lavoratrici e lavoratori precari appartenenti ad enti e situazioni diversificate sia sotto il profilo lavorativo che contrattuale. La seconda è la volontà più che palese di uscire dal ghetto del silenzio entro il quale i precari sono stati tenuti non solo dalle paure, legittime, di esternare la propria condizione di lavoro ricattabile, ma anche dagli apparati di partito e del sindacalismo istituzionale, che li ha sempre visti come potenziale incontrollabile da gestire per conto e delle istituzioni e del padronato.
La mobilitazione del 6 ottobre ha seguito quella indetta dai precari dei call center, capofila Atesia, dove il collettivo interno fa riferimento quasi esclusivamente alla Confederazione Cobas, che hanno sfilato a Roma, il 29 settembre e precede quella del precariato indetto da diverse sigle del sindacalismo autogestionario ed istituzionale, nonché dal centri sociali, collettivi e partiti vari, che si terrà a Roma il 4 novembre in occasione, tradotto contro, della festa delle forze armate.
Alcuni nodi che stanno velocemente venendo al pettine riguardano almeno due questioni:
- La frammentazione delle mobilitazioni, le quali si caratterizzano spesso come iniziative di sigle singole o prevalentemente singole, favorendo così logiche molto più interne ai rapporti di varia natura tra organizzazioni sindacali che ai reali interessi dei lavoratori.
- I rapporti con le Istituzioni, con i partiti istituzionali e con le componenti sindacali afferenti al sindacalismo concertativo (CGIL in primis): questo è un problema prettamente politico, ma logica coerente vorrebbe che si arrivasse a definire in maniera chiara la posizione entro la quale coloro che sono corresponsabili dei processi di precarizzazione debbano scegliere, senza equivoci, da che parte stare. Tenere i piedi in molte scarpe avvantaggia burocrati e politicanti di ogni sorta e specie e nuoce gravemente alla salute ed alle tasche dei precari.

Pietro Stara

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti