Le istituzioni governative messicane non riescono a venire
politicamente a capo della resistenza popolare nella città di
Oaxaca e nelle regioni dell'omonimo stato. Per questo motivo, nelle
ultime settimane le autorità hanno militarizzato massicciamente
la zona, dislocando contingenti dell'Esercito e della Policía
Federal Preventiva che assediano la capitale oaxaqueña, pronti
ad intervenire con mezzi di terra e di aria e diverse migliaia di
militari. Come ha affermato Hermann Bellinghausen, giornalista de "La
Jornada", si tratta della «più grande operazione militare
nel paese dalla mobilitazione zapatista in Chiapas nel 1994».
Secondo lo stesso giornalista sarebbero già più di 20.000
le unità militari mobilitate. La APPO (Asamblea Popular del
Pueblo de Oaxaca, che riunisce 360 organizzazioni) e la Sección
22 del Sindicato Nacional de Trabjadores de la Enseñanza
(Sezione 22 del Sindacato Nazionale degli Insegnanti) si rifiutano di
sedersi al tavolo delle trattative con le autorità statali e
federali, le quali negano la destituzione del governatore Ulises Ruiz
Ortiz del PRI (Partido Revolucionario Insitucional) e mirano a
ripristinare la governabilità chiedendo la "restituzione" della
città gestita dalle organizzazioni della resistenza popolare.
Il primo negoziato si sarebbe dovuto svolgere la scorsa settimana: alle
trattative avrebbero dovuto prendere parte, tra gli altri, anche
«i grandi imprenditori e le alte gerarchie ecclesiastiche, ma ci
si era "dimenticati" di convocare i rappresentanti dei 16 popoli
indigeni (più della metà della popolazione)». Per
gli oaxaqueños, la destituzione del governatore rimane sempre un
obiettivo non negoziabile. Nel frattempo, migliaia di insegnati
proseguono lo sciopero che dura ormai da maggio e si sono rifiutati di
cedere alle intimidazioni di Ruiz Ortiz che aveva ordinato il rientro
nelle aule, dando come ultimatum il 25 di settembre, provvedendo alla
cancellazione dei salari, minacciando inoltre licenziamenti e
assunzioni tra insegnanti in pensione e militari allo scopo di
riprendere l'attività scolastica.
Sono migliaia le barricate che vengono erette dalla popolazione nella
città che si trova in stato di allerta rossa a causa di una
probabile imminente aggressione militare.
La mattina del 2 ottobre, tre esplosioni sono avvenute all'interno di
altrettante succursali di istituti bancari, e una quarta ha colpito una
concessionaria della Volkswagen. Questi attacchi, accompagnati da
scritte in supporto alla APPO, sono stati rivendicati con un comunicato
firmato "Organizacion Revolucionaria Armada del Pueblo de Oaxaca"
(ORAPO), in cui si dichiara guerra al governo statale e federale. La
APPO ha subito dichiarato che chi ha compiuto gli attacchi lo ha fatto
con l'intendo di dare una giustificazione al probabile intervento
militare da parte delle autorità.
Intanto, proseguono le spedizioni punitive di poliziotti in borghese,
pistoleros e paramilitari, soprattutto contro i militanti più in
vista delle organizzazioni popolari. Gli agguati, le sparatorie, gli
omicidi, i sequestri e le torture rientrano nella "normalità"
quotidiana di questa città sotto assedio.
Sempre la scorsa settimana, la APPO ha fatto sapere di essere entrata
in possesso di un documento denominato «Plan Hierro»,
preparato dalla "Dirección General de Seguridad Pública
del Estrado", che prevederebbe l'intervento di forze di polizia (con
oltre 2.000 unità) per prendere possesso di alcune strutture
strategiche (tra cui televisioni e radio) occupate dai resistenti. Tale
piano, elaborato sotto il controllo dell'esecutivo di Ruiz Ortiz,
dovrebbe essere messo in atto nel caso in si decidesse di non far
intervenire l'Esercito e Polizia Federale, e verrebbe messo da parte
qualora si raggiungessero degli accordi per una soluzione che faccia
rientrare la situazione in un quadro di compatibilità
istituzionale e governativa.
Intanto, sono ormai giunte a Città del Messico, capitale
federale, le migliaia di oaxaqueños che hanno partecipato alla
"Marcha caminata por la Dignidad de los Pueblos de Oaxaca" iniziata il
21 settembre.
Silvestro